Molte sono le informazioni sulle residenze imperiali, sulle ville e le dimore abitate dai potenti imperatori. Ma c’è un luogo sicuramente meno noto e visitato, che merita una particolare menzione: la villa detta “ad gallinas albas” appartenuta a Livia Drusilla, moglie dell’imperatore Augusto.

 

Ottaviano e Livia: romantica storia d’amore o pura alleanza politica?

Nel 38 a.C. infatti Livia sposò in seconde nozze Ottaviano che, secondo la tradizione, si era follemente innamorato di lei, tanto da divorziare dalla precedente moglie Scribonia, in attesa della sua unica figlia, Giulia. In realtà il matrimonio assicurò un’alleanza familiare alquanto strategica, che vedeva l’unione di due delle gens più potenti dell’epoca, la Giulia di Augusto e la Claudia di Livia.

 

L’Augusto Loricato della Villa di Livia

La coppia abitò principalmente nella “modesta” casa sul Palatino. Nel 1863, nella zona di Prima Porta, fu però scoperta la stupenda residenza extraurbana della matrona romana. E fu subito scalpore visto il rinvenimento della celebre statua di Augusto Loricato (oggi ai Musei Vaticani) e soprattutto degli eleganti e raffinati affreschi che decoravano le stanze della residenza.

 

 

La struttura della Villa di Livia

La villa infatti, costituisce un classico esempio di abitazione extra-urbana, concepita come proprietà terriera destinata ad attività produttive ed a residenza di riposo e otium, inteso alla maniera degli antichi: un allontanamento cioè dalle frenetiche attività cittadine, unito al desiderio di coltivare studi ed interessi.

Come la maggior parte delle residenze dell’antica Roma, anche la villa di Livia si articola in aree distinte. Un settore privato, uno di rappresentanza con ambienti disposti intorno al peristilio e uno dedicato agli ospiti, che ruotava intorno ad una grande aula, edificata proprio al di sopra del triclinio estivo con lo stupefacente affresco a giardino.

 

 

Gli affreschi della Villa: giardini straordinari

Le pitture, per essere meglio conservate, furono staccate nel 1951 per essere poi trasferite nel Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo alla Terme, dove ancora oggi si trovano. Proprio la decorazione di questo vano sotterraneo, realizzato con pitture con il tema del giardino, valgono alla villa un primato assoluto: sono infatti le pitture romane di giardino più antiche, essendo databili tra il 40 e il 20 a.C. (a cui poi si rifanno quelle dell’Auditorium di Mecenate).

Si tratta di pitture di rara bellezza, dove uno sfondo infinitamente vago e verde, si incontra con il cielo turchese e molto minuziosa è la rappresentazione delle specie vegetali – se ne riconoscono più di 90 tipi differenti – e degli uccelli ritratti in volo o mentre beccano. Tra tutte le piante, ve ne è una che ricorre più delle altre, l’alloro. Una presenza che è sicuramente da mettere in relazione con la leggendaria fondazione della villa “ad gallinas albas”.

 

 

Perché la Villa è detta “ad gallinas albas”?

La  villa infatti viene così denominata da Plinio in ricordo di uno straordinario evento occorso a Livia mentre si recava nei suoi possedimenti: “… a Livia Drusilla … un’aquila lasciò cadere dall’alto in grembo … una gallina di straordinario candore che teneva nel becco un ramo di alloro con le sue bacche. Gli aruspici ingiunsero di allevare il volatile e la sua prole, di piantare il ramo e custodirlo religiosamente. Questo fu fatto nella villa dei Cesari che domina il fiume Tevere presso il IX miglio della Via Flaminia, che perciò è chiamata alle Galline; e ne nacque prodigiosamente un boschetto.” Un luogo magico quindi già per gli antichi e che resta sostanzialmente immutato ancora oggi agli occhi del visitatore moderno! Provare per credere: ti aspettiamo alla prossima visita guidata in programma!