La meraviglia del Gianicolo raccontata attraverso la storia di una delle sue più belle residenze: Villa Lante a Roma!
Giulio Romano, architetto
A Raffaello Sanzio dobbiamo senz’altro molto, perché la sua arte ci ha restituito dei capolavori senza precedenti. Ma suo grande merito fu anche la creazione di una fiorente bottega che formò alcuni dei migliori artisti del Rinascimento e tra questi il più eccelso è senza dubbio Giulio Romano. Nato a Roma nel 1499 circa, fu abile architetto e pittore, importante e versatile personalità del Rinascimento e del Manierismo. Attivo in molte regioni d’Italia, ha però forse lasciato a Roma uno dei suoi massimi capolavori: Villa Lante al Gianicolo, sede dal 1950 dell’Istituto di Studi Romani e dell’Ambasciata presso la Santa Sede della Finlandia.
La storia di Villa Lante al Gianicolo
Situata sulla sommità del Gianicolo, alle spalle di Trastevere, gode di una vista che è forse unica a Roma. Dalla sua terrazza infatti si scorge tutta l’immensa bellezza della Città Eterna e questo spiega anche la scritta qui posta nel Cinquecento che recita: HINC TOTAM LICET AESTIMARE ROMAM, e cioè da qui si può apprezzare tutta Roma!
Sorta sui resti di una precedente villa nobiliare romana – forse quella di Marziale – prende il nome dalla nobile famiglia che la acquistò nel 1551, ma la sua costruzione, avvenuta tra il 1518 e il 1531, si deve al toscano Baldassarre Turini, datario e segretario dei papi Leone X e Clemente VII della potente famiglia dei Medici.
Il progetto architettonico e l’apparato decorativo di Villa Lante
Il progetto architettonico, così come gli affreschi interni, sono di Giulio Romano, coadiuvato nelle decorazioni da Giovanni da Udine e Polidoro da Caravaggio, anch’essi allievi di Raffaello. Oltre alla bella facciata rinascimentale, sebbene con adattamenti successivi, di notevole pregio sono sicuramente il grande salone di ricevimento e la bella loggia affrescata, aperta sul panorama cittadino.
La storia di Villa Lante attraverso i secoli
La residenza, prima di essere acquistata dalla Finlandia, passò di proprietà ai Borghese, poi alle suore del Sacro Cuore e infine all’archeologo Wolfgang Helbig. All’Ottocento risalgono sia alcuni interventi di restauro ascrivibili al Valadier e al Canina, ma anche purtroppo danni irreparabili.
Gli affreschi del salone oggi a Palazzo Zuccari
Nel 1837 infatti le suore del Sacro Cuore strapparono gli affreschi della volta del salone, che trovarono una nuova collocazione nella collezione Hertz di Palazzo Zuccari. I quattro grandi affreschi del salone rappresentano episodi relativi alla storia dell’antico Ianiculum e quindi l’Incontro di Giano e Saturno, il Ritrovamento della tomba di Numa Pompilio, la Fuga di Clelia e la Liberazione di Clelia.
Curiosità
All’interno della Villa, è possibile ancora oggi leggere una particolarissima scritta: “a dì 6 maggio 1527 fo la presa di Roma”, testimonianza del Sacco di Roma da parte dei Lanzichenecchi!