Il rapporto tra Roma e i suoi luoghi di sepoltura è lungo ed articolato: dalle antiche necropoli di epoca romana, alle vaste catacombe cristiane fino ai grandiosi monumenti funerari presenti in chiese e basiliche. E in città vi è un luogo che in linea di massima può riassumere parte di tutta questa lunga e interessante storia: il cimitero del Verano.
La nascita del “campo dei Verani”
Accanto all’antica Basilica di San Lorenzo fuori le Mura, eretta nel IV secolo d.C. dall’imperatore Costantino al di sopra delle catacombe di Santa Ciriaca – dove fu sepolto anche il martire Lorenzo – vi è quell’area che già in antico i Romani indicavano come un “campo” appartenuto ai Verani, una ricca famiglia di gens senatoria ai tempi della Repubblica.
Il cimitero attuale fu però fondato lungo la via Tiburtina durante il regno napoleonico nei primi anni dell’Ottocento, in seguito all’editto di Saint Cloud del 1804 che imponeva di disporre le sepolture al di fuori delle mura cittadine.
Il progetto di costruzione fu affidato nel 1807 a Giuseppe Valadier, ma i lavori si interruppero pochi anni dopo (nel 1814), nel periodo della Restaurazione, quando cioè tornò a prevalere l’uso di seppellire i defunti nelle chiese. I lavori però ripresero durante il pontificato di Gregorio XVI quando, per volere del cardinal vicario Carlo Odescalchi, furono redatte le nuove normative cimiteriali e il Verano fu così consacrato nel 1835. Ma la sua storia non finisce qui.
Il Verano nell’Ottocento – Pio IX
Nel 1837 infatti, un nuovo impulso ai lavori si rese necessario a causa di un’epidemia di colera asiatico, che imperversa sulla città, provocando oltre 13.000 morti! Quando infatti Pio IX salì al soglio pontificio nel 1846, il campo Verano si presenta ormai come un enorme insieme di terreni parzialmente recintati, con una serie di tombe a pozzo e una cappella lignea.
Tra i progetti del nuovo pontefice, deciso a imprimere un volto nuovo e più moderno alla città attraverso la realizzazione di grandiose opere pubbliche, rientrò anche la sistemazione risolutiva del Cimitero del Verano, che venne affidata al suo architetto di fiducia, Virginio Vespignani. Tra gli interventi, vi furono la sostituzione dell’antica cappella lignea con la Chiesa di Santa Maria della Misericordia, consacrata nel 1860; la realizzazione del Quadriportico e dell’ingresso monumentale; e l’avvio della sistemazione del Pincetto e della Rupe Caracciolo.
La sua rilevanza, per la capitale e la vita dei suoi abitanti, è provata dal fatto che già dal 1 Novembre 1879, era stata inaugurata una tranvia che collegava il cimitero alla stazione Termini!
Il Verano verso il 1900
Il cimitero venne poi progressivamente ampliato con l’acquisto di terreni limitrofi e nuovi lavori anche dopo l’avvento di Roma Capitale: tra il 1880 e il 1906, furono infatti aperti i reparti israelitico e acattolico e vennero realizzati il forno crematorio, l’edificio per le autopsie e il serbatoio idrico dell’Acqua Marcia.
Nel 1928 fu invece inaugurato l’Ossario per i Caduti Romani della Prima Guerra Mondiale progettato da Raffaele De Vico, vincitore del concorso bandito sei anni prima.
Ed è in epoca moderna che il Verano diviene protagonista nelle cronache cittadine poiché, il 19 luglio 1943, fu pesantemente colpito dai bombardamenti che coinvolsero l’intero quartiere di San Lorenzo, riportando notevoli danni nei vari reparti e in maniera più consistente nel Quadriportico.
Il Verano dal dopoguerra ad oggi
Dal dopoguerra e fino agli anni Sessanta del secolo scorso (quando entrò in funzione l’altro grande cimitero cittadino, il Flaminio), continuarono i lavori di costruzione degli edifici nell’area dell’Ampliamento: il cimitero raggiunse così la sua configurazione definitiva.
E al suo interno, oggi, nel vasto giardino caratterizzato da tratti collinari alternati ad altri pianeggianti, si susseguono una serie di significativi monumenti sepolcrali di artisti, poeti, scrittori, statisti, intellettuali e attori del cinema, realizzati in forme, tecniche e stili assai diversi tra loro, eseguiti dagli artisti più rappresentativi dell’ambiente romano della seconda metà dell’Ottocento e del Novecento.
Qualche nome? Meritano certamente una particolare menzione le sepolture di Maria Montessori, Alberto Moravia, Natalia Ginzburg, Sibilla Aleramo, Giuseppe Ungaretti, Vittorio De Sica, Aldo Fabrizi, Vittorio Gassman, Roberto Rossellini, Alberto Sordi, Nilde Iotti, Palmiro Togliatti, Goffredo Mameli, Ettore Petrolini e Trilussa!
Ed è proprio per la sua interessante storia che il Verano, insieme al suo prezioso patrimonio di opere d’arte, costituisce oggi una sorta di museo all’aperto di inestimabile valore sotto il profilo storico-artistico e culturale.
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