A Galleria Doria Pamphilj è custodito un capolavoro assoluto della ritrattistica del XVII secolo, certamente tra i pezzi più importanti della ricca collezione esposta: il “Ritratto di Innocenzo X” realizzato da Diego Velázquez.

La committenza

Il celebre pittore della corte spagnola, eseguì il ritratto del pontefice probabilmente fra la fine del 1649 e il gennaio del 1650, durante il suo secondo soggiorno romano, in un periodo di grandi cambiamenti politici internazionali, quando, dopo la pace di Vestfalia del 1648, il papato si riavvicinò alla Spagna asburgica, abbandonando la linea filofrancese.

Curioso l’aneddoto secondo cui il papa avrebbe chiesto all’artista, a lui allora sconosciuto, di mostrargli qualche lavoro prima di affidargli la committenza. In realtà è assai più probabile che la richiesta sia arrivata dopo che Innocenzo X, rimasto particolarmente colpito da alcuni ritratti eseguiti da Velázquez di alcuni dignitari della corte pontificia, abbia deciso di convocare lui stesso proprio questo artista.

 

Velázquez_autoritratto_lasinodoro

Innocenzo X: chi era

Il papa, al secolo Giovanni Battista Pamphilj, era un considerato un uomo dal carattere difficile, un po’ burbero, svelto all’ira e lento al perdono, un uomo che si fece molto influenzare dalla cognata Donna Olimpia Maidalchini, grande protagonista delle vicende romane nel corso della metà del Seicento a Roma.

 

Donna Olimpia Maidalchini_lasinodoro

 

Un papa che, però, sapeva leggerti dentro, sapeva essere magnanimo, ma anche duro, e per questo Velázquez cercò di rendere sulla tela la psicologia del personaggio, realizzando quindi qualcosa in più di un semplice ritratto.

 

Descrizione dell’opera

Il pontefice, seduto sulla preziosa poltrona pontificia dall’ampio schienale imbottito di colore rosso e decorata con due grossi pomelli scolpiti e dorati, poggia le mani sui braccioli. La destra è elegantemente abbandonata, mentre nella sinistra stringe un foglio su cui si legge: “alla Santà di N.ro Sign.re / Innocentiox/ per Diego de Silva / Velàzsquez de la Camera di S. M.tà Catt.ca”.

La postura indica quindi grande disinvoltura e padronanza di sé. Il papa indossa sulle spalle la tipica mantellina indossata da papi e cardinali, la mozzetta rossa, chiusa in alto da un ampio colletto bianco, mentre l’abito in lino gli copre completamente le gambe.

Con lo sguardo scruta dritto l’osservatore, anche se il volto è girato verso destra. Gli occhi hanno un’espressione decisa ed intensa, sottolineata dal corrugarsi delle sopracciglia, proprio al centro della fronte; le labbra invece sono serrate con fermezza. Velázquez dunque decise di ritrarre il papa con assoluto realismo e senza nascondere quella sua “bruttezza” che faceva sospettare ai contemporanei – e soprattutto ai nemici del pontefice – tutto il suo “spirito contumace”.

 

Velázquez_ritratto di Innocenzo X_lasinodoro

 

Il successo del ritratto

Il dipinto però piacque tantissimo a Innocenzo X, tanto che si racconta che, dopo averlo visto una volta terminato, abbia esclamato: “Troppo vero!”, riconoscendone subito la grandissima qualità di realizzazione e decidendo di esporlo proprio nel palazzo di famiglia su via del Corso.

Piacque però molto anche ai contemporanei come provano le molte copie antiche del capolavoro, la cui notevolissima potenza espressiva ha colpito molti artisti di tutti i tempi. E tra i più grandi estimatori del ritratto vi furono certamente il pittore Sir Joshua Reynolds che lo definì “il miglior quadro di Roma” e lo storico francese Hippolyte Taine che lo considerò “il capolavoro tra tutti i ritratti”, aggiungendo che “una volta visto, è impossibile dimenticarlo”.

Dato la particolare attenzione che l’opera sempre riscosse, intorno alla metà dell’Ottocento, Filippo Andrea V Doria Pamphilj volle isolarlo dagli altri in collezione, facendo realizzare appositamente per esso uno speciale Camerino a un’estremità del primo braccio della Galleria dall’architetto Andrea Busiri Vici.

 

Velázquez pittore

Ma come mai tutto questo successo intorno a quest’opera? Certamente, oltre che per il raffinato realismo, per la tecnica di esecuzione. Velázquez infatti dipinse la tela richiamandosi a Tiziano: pennellate veloci e grasse per rendere alla perfezione i riflessi bianchi sulla mozzetta rossa, dipinta invece con un colore molto carico e non sfumato.

Interessante vedere come il colore che domina l’intera opera sia proprio il rosso declinato in ogni sua sfumatura: scuro e opaco lo sfondo, leggermente più chiaro lo schienale, la papalina illuminata con deboli riflessi, tutto per esaltare al massimo la superficie lucida della mozzetta, animata da potenti riflessi quasi cangianti!

Il successo dell’opera continuò anche in epoca moderna, come ben dimostra l’interesse dell’artista di origini irlandesi Francis Bacon che, a partire dal 1950, realizzò la serie Screaming Pope. Di cosa si tratta? Di un gruppo di ritratti – ben 45 versioni – che Bacon eseguì come ricerca mirata a rielaborare proprio il Ritratto di Innocenzo X di Velázquez da lui stesso considerato “uno dei maggiori dipinti del mondo”. E possiamo forse noi contraddirlo?