Il Parco Archeologico di Veio, situato oggi all’interno dell’area naturale protetta del Parco Regionale, si colloca ai confini settentrionali della città di Roma e la sua stessa posizione ci lascia facilmente intuire quanto importante sia stato il legame storico tra la grande città etrusca e l’Urbe.
Veio: antica città etrusca
Definita “città splendida” dallo storico Tito Livio, Veio era un’antica città etrusca che sorgeva su un altopiano di forma triangolare lambito dal Fosso della Mola e dal Cremera, un affluente del Tevere. Tra i più importanti centri politici e culturali dell’Italia antica, le sue rovine si trovano oggi nei pressi del Borgo Medievale di Isola Farnese.
Fondata intorno al IX secolo a.C., entrò in competizione con Roma già dall’VIII secolo. Il suo sviluppo economico dovuto al controllo del basso corso del Tevere e allo sfruttamento delle saline sulla riva destra del fiume, trasformò questo insediamento di capanne in un vero e proprio centro urbano con tanto di cinta muraria in tufo, bastioni di terra con fossato antistante e case costruite in muratura!
La nascita del Borgo di Isola Farnese
Conquistata definitivamente da Roma nel 396 a.C. grazie a Furio Camillo, Veio iniziò una lenta decadenza fino al suo completo e totale abbandono. La zona riprese lentamente a tornare alla vita in epoca medievale con la nascita del borgo di Isola Farnese, caratterizzato dalla presenza di un suggestivo e bellissimo castello. Nel 1003 le fonti attestano la proprietà del monumento al monastero romano dei Santi Cosma e Damiano, mentre dal 1286 risulta nell’elenco dei beni della famiglia Orsini per poi passare nel Cinquecento ai Farnese e, dopo varie vicende ereditarie, giungere agli attuali proprietari, i Ferraioli.
Il Santuario dell’Apollo o di Portonaccio
Tra le evidenze archeologiche che si riferiscono all’insediamento dell’antica Veio, merita una particolare menzione il santuario etrusco dell’Apollo o santuario di Portonaccio, dal nome della località in cui è posto. Tra i più monumentali e venerati d’Etruria, il santuario sorgeva subito al di fuori della città e conobbe una lunga fase di frequentazione, dalla metà del VII secolo a.C. fino alla piena età romana e quindi al II secolo a.C.
Indagato a partire dal 1916, il santuario si articola in due nuclei principali: a est vi è l’area con l’altare dedicato a Minerva, mentre a ovest si innalza il tempio a tre celle dalla ricchissima decorazione architettonica, oggi evocato dalla ricostruzione realizzata nei primi anni Novanta su progetto dell’architetto Ceschi.
La statua di Apollo
E proprio durante gli scavi, emerse anche la celebre statua di Apollo in terracotta, oggi al Museo Etrusco di Villa Giulia a Roma, che conserva ancora oggi l’originale colorazione. Raffigurato con quel particolare sorriso detto arcaico, che serve ad accentuare l’espressione del viso, il dio è rappresentato mentre incede deciso e minaccioso verso sinistra.
Per comprendere il suo atteggiamento bisogna mettere in relazione l’Apollo con la statua che gli è di fronte e cioè Eracle, che ha appena catturato la cerva dalle corna d’oro, sacra alla dea Artemide (una delle Dodici fatiche). Ecco spiegata la rabbia del dio Apollo che si appresta a lottare con Eracle per liberare la cerva, sacra a sua sorella.
Accanto a loro, dovevano trovar posto, come parte integrante della stessa scena mitologica, anche Artemide, la dea a cui era stata sottratta la cerva, e Mercurio, in veste di pacificatore, la cui testa è esposta sempre nel museo. Queste e altre statue, tra le quali spicca Latona con il piccolo Apollo in braccio, erano destinate a decorare la sommità del columen (tetto) del tempio di Veio, dedicato alla dea etrusca Menerva (la greca Atena) e datato alla fine del VI secolo a. C. La ricchezza e la qualità della decorazione figurata in terracotta di questo tempio costituisce un esempio unico nel mondo antico.
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