Riconoscibili al centro della piazza, svettano in tutta la loro imponenza i resti di un importante edificio di epoca romana, noto a tutti con il nome di Trofei di Mario.

 

La storia dei Trofei di Mario

Il curioso toponimo, dato al monumento durante il Medioevo, si riferisce a due trofei marmorei, posti nel 1590 sulla balaustra al termine della cordonata che sale al Campidoglio, erroneamente attribuiti a Caio Mario per le vittorie sui Cimbri e i Teutoni, due tribù germaniche sconfitte da Roma nel II secolo a.C. Le sculture sono invece oggi datate all’epoca domizianea e sarebbero da riferirsi quindi alle vittoriose campagne dell’89 d.C. contro i Catti (germani della Sassonia) e i Daci (attuale Romania e Moldavia).

 

 

Il monumento si trovava in origine alla confluenza della via Tiburtina con la via Labicana e fu proprio questa posizione a condizionarne la planimetria, di chiara forma trapezoidale.

 

La Fontana dei Trofei di Mario

L’edificio in realtà altro non era che una fontana monumentale con funzione di castello di distribuzione dell’acqua, voluta dall’imperatore Alessandro Severo nel 226 d.C. nel tratto finale della diramazione di un acquedotto che giungeva da Porta Tiburtina verso l’Esquilino, da identificarsi con l’acqua Claudia o con l’Anio Novus.

Quello che vediamo oggi è purtroppo solo lo scheletro della fontana, interamente realizzata in opera laterizia, che doveva però essere imponente (larga 25 metri ed alta almeno 20 metri) e molto ricca, perché completamente rivestita da lastre di marmo e decorata da numerose statue.

 

 

 

La monumentale struttura si articola su tre livelli con diversi ambienti e canalizzazioni ancora oggi visibili.  La parte superiore della fontana era caratterizzata da una grande nicchia centrale con le statue di Alessandro Severo e della madre Giulia Mamea; ai lati vi erano poi due archi aperti, decorati fino al 1590 dalle statue dei suddetti trofei oggi al Campidoglio. Il tutto era concluso in alto da un attico, decorato con una quadriga e altre statue e in basso da un bacino dominato al centro da una statua di Oceano sdraiato.

Da qui l’acqua, come una cascata, scendeva nel secondo livello, dove vi era una serie di nicchie rettangolari e semicircolari (forse decorate da statue), continuando a scendere ancora più in basso, fino al terzo livello, per essere poi definitivamente raccolta in una grande vasca semicircolare.

Conosciamo così bene la struttura perché la fontana è rappresentata su una moneta d’oro (aureo) di Alessandro Severo e in passato molti artisti hanno cercato di ricostruire il suo aspetto come fecero ad esempio Pirro Ligorio nel 1550 – quando i trofei erano ancora al loro posto – e Antoine-Martin Garnaud, borsista di Villa Medici, nel 1821.

 

I Trofei di Mario e la Porta Magica

Oggi gli imponenti resti svettano isolati al centro dei giardini, ma in passato si trovavano davanti a Villa Palombara – importante dimora barocca scomparsa alla fine del XIX secolo per la costruzione di Piazza Vittorio – di cui oggi resta come unica testimonianza la misteriosa Porta Magica

 

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