Quanto Roma sia cambiata negli anni che vanno dal 1870 al 1950 è fatto certamente assai noto. Ma alcune trasformazioni, hanno di fatto mutato ben più di altre, l’aspetto attuale della città. Uno di questi interventi, un vero e proprio sventramento, fu quello intrapreso in epoca fascista nel rione Borgo. Dal 1936, sulla base del progetto sviluppato dagli architetti Piacentini e Spaccarelli, iniziò infatti la demolizione della cosiddetta Spina di Borgo – un nucleo urbano altamente popolato posto tra le due strade parallele di Borgo Vecchio e di Borgo Nuovo – che in meno di dodici mesi rese completamente libera la linea visiva che collegava Castel Sant’Angelo a piazza San Pietro.
Lo sventramento della Spina di Borgo
Il via ai lavori fu approvato sia dallo Stato che dalla Chiesa e il 29 Ottobre del 1936 Mussolini stesso, in piedi su un tetto della spina, diede il primo colpo di piccone. A causa dello scoppio della guerra, i lavori furono sospesi e di fatto il completamento del progetto si ebbe solo negli ’50 del secolo scorso, come da nuovi accordi tra lo Stato Italiano e la Santa Sede, creando così la nuova via della Conciliazione, la cui etimologia derivava appunto dagli accordi sottoscritti con i Patti Lateranensi nel 1929.
Due propilei furono così costruiti di fronte a piazza San Pietro ed in quello meridionale fu incastonata l’antica chiesa di San Lorenzo in Piscibus; due edifici monumentali furono invece eretti all’inizio della via sul lato opposto, verso Castel Sant’Angelo e lungo la strada furono innalzate due file di obelischi, che i romani battezzarono prontamente “le supposte”!
Gli edifici della Spina di Borgo
Cosa abbiamo perso invece? Praticamente un intero quartiere, tra i più antichi della Roma medioevale e rinascimentale, popolatissimo e gli sfollati, molto numerosi, furono tutti dislocati nella prima periferia di Roma.
Ciò accadde fra l’altro perché i nuovi edifici eretti ai lati della strada, non avevano funzione abitativa, ma ospitavano uffici, alcuni dei quali usati dal Vaticano. A livello artistico invece, con l’apertura di via della Conciliazione, si è decretata la perdita dell’idea prospettica che il Bernini voleva dare al visitatore, regalando la sorpresa di uscire dalla Spina di Borgo – una zona costituita da piccole vie e una serie di palazzi incastonati l’uno con l’altro – per giungere alla meraviglia dell’enorme piazza con il colonnato davanti alla Basilica!
Degli edifici che qui erano presenti, la maggior parte fu completamente distrutta. Pochi furono quelli ad essere risparmiati, come per esempio la Chiesa di Santa Maria in Traspontina, Palazzo Torlonia e Palazzo dei Penitenzieri, ma solo perché si trovavano più o meno in asse con la nuova strada; e ancora meno quelli che furono spostati e ricostruiti, come per esempio Palazzo dei Convertendi.
La scomparsa di piazza Scossacavalli
Ciò che poi scomparve completamente fu anche piazza Scossacavalli, forse la più importante del rione su cui si affacciavano Palazzo dei Penitenzieri e la Chiesa di San Giacomo e che aveva nel suo centro la fontana opera di Carlo Maderno, risparmiata dalle distruzioni del secolo scorso e che oggi possiamo ammirare di fronte a Sant’Andrea della Valle.
La piazza si trovava esattamente a metà della Spina di Borgo: nel 1500 papa Alessandro VI Borgia, per risolvere il problema del traffico per il Giubileo imminente, fece costruire una nuova strada, la Via Alexandrina o Recta, quella che poi venne detta Borgo Nuovo. Non sono molte di più le informazioni di cui disponiamo perché in realtà non fu effettuato alcun rilievo dell’antico quartiere prima della sua distruzione. Ciò che resta oggi sono infatti solo alcuni disegni e stampe grazie ai quali però è comunque possibile riscoprire, anche se solo in parte, questo prezioso angolo della Roma che fu!
Gli sfollati dove li hanno risistamati ?
esattamente?
Gli sfollati furono indirizzati a Primavalle tra le vie Trionfale e Boccea.