Tra gli immensi capolavori artistici esposti a Palazzo Altemps (una delle quattro sedi del Museo Nazionale Romano), merita una particolare menzione il Sarcofago Grande Ludovisi (datato al III secolo d.C.).
La scoperta del sarcofago
Rinvenuto a Roma nel 1621 presso la Porta Tiburtina a San Lorenzo e subito acquistato da un grande appassionato d’arte antica, il cardinale Ludovico Ludovisi, nipote di papa Gregorio XV. E’ uno dei sarcofagi romani più colossali al mondo dato che è alto 1,53 metri, largo 2,73 m e profondo 1,37 m, nonché uno degli esempi più eccezionali poiché ricavato da un unico blocco di marmo proconnesio che in origine era policromo, come indicano le tracce di colore e doratura ancora oggi ben visibili.
Il soggetto decorativo: la vittoria sui barbari
Il soggetto decorativo scelto, ad altorilievo, è la vittoria sui barbari, tema di fondamentale importanza nella decorazione dei sarcofagi tra la seconda metà del II e la prima metà del III secolo d.C.
Ad un primo sguardo, la scena di battaglia tra Romani e barbari (resi con caratteristiche diverse tra loro) raffigurata sul fronte appare particolarmente caotica, ma in realtà è governata da un sapiente equilibrio compositivo. I soldati romani infatti irrompono sulla scena da sinistra, dominando – come ovvio – dall’alto la maggior parte dei barbari, letteralmente calpestati dai vincitori.
Al centro della composizione nel registro superiore, si distingue la raffigurazione del defunto, un giovane uomo a cavallo, libero dalla mischia e con il braccio destro alzato in un gesto di comando, quasi un incitamento ai soldati, che lo identifica come un generale romano. Intorno a lui si dispongono cavalieri e fanti, mentre sui lati del sarcofago sono disposti, quasi a garanzia della vittoria, alcuni legionari di grandi dimensioni.
L’unica vera massa distorta sono i barbari, caduti, feriti, sconfitti o ancora in combattimento, e disposti seguendo una sorta di moto ondulatorio, nella parte sinistra connotati come orientali (sono infatti vestiti con tunica, mantello e pileo), a destra invece come settentrionali (a torso nudo e con le brachae, dei calzoni corti).
Ciò consente di interpretare la scena come una generica rappresentazione della vittoria sui barbari tutti, in Oriente e Occidente, e non quindi come una battaglia specifica. Le loro fisionomie sembrano quasi delle caricature, sono tutti barbati, con capelli scarmigliati e nasi schiacciati e la resa drammatica dei volti lascia facilmente intendere il loro destino: la tragica sconfitta inferta dal più che perfettamente organizzato esercito romano.
Più incerto il riconoscimento del coperchio del sarcofago in cui forse vi è da riconoscervi quello conservato a Magonza (Germania), in cui sono raffigurate scene di barbari sottomessi e una figura femminile in busto contro un parapetasma (un drappo o tendaggio annodato e disposto come fondale per scene o presentazione di personaggi defunti), da identificare forse come la madre del defunto.
Il defunto: chi era?
Ed è proprio il defunto la figura forse più enigmatica poiché presenta sulla fronte un sigillo in forma di croce (X) in cui è possibile riconoscere il simbolo di iniziazione mitraica, culto assai diffuso nella Roma dell’epoca, soprattutto in ambito militare.
Difficile stabilire con assoluta certezza se il giovane uomo ritratto possa essere un generale oppure un membro della famiglia imperiale, come lascerebbe intendere la presenza dei cavalieri, da identificarsi come protettori dell’imperatore, dei suonatori di flauto (o tibia) e dei portatori di insegne, segni certamente da collegarsi ad un personaggio d’alto rango. Ma quindi chi? Forse uno dei figli dell’imperatore Decio: Ostiliano (morto però di peste) o forse piuttosto Erennio Etrusco, deceduto insieme al padre nel 251 d.C. durante la battaglia di Abritto contro i Goti.
La tecnica esecutiva
Impressionante la tecnica esecutiva: una sapiente composizione che si avvale di linee orizzontali e verticali, che si intersecano su tutto il campo, senza “agglomerati” e zone vuote, quell’horror vacui (paura del vuoto), tanto sentito dai Romani, dove nulla doveva essere lasciato in preda al Vuoto, perché per la cosmogonia greco-romana equivaleva al Caos. Il rilievo delle figure crea inoltre un fittissimo chiaroscuro con variazioni di effetti a seconda dei materiali scolpiti che siano panneggi, capigliature, criniere, corazze o cotta di maglia come per il soldato all’estrema destra, con un frequente uso del trapano.
Insomma non resta che controllare il programma mensile per vedere quando è prevista la prossima visita guidata a Palazzo Altemps per poter ammirare dal vivo questo immenso capolavoro artistico!