Nel rione Ludovisi e precisamente in via degli Artisti, a pochi metri di distanza dalla blasonata via Veneto, si presenta ai visitatori più curiosi l’imponente Chiesa di Sant’Isidoro degli Irlandesi: controlla il programma mensile per scoprire quando è possibile visitarla insieme a noi!
La storia della Chiesa e di Luca Wadding
La sua storia inizia nel 1621 quando un gruppo di frati francescani spagnoli (denominati Descalceati), in occasione della beatificazione di Isidoro, dottore della chiesa, decisero di realizzare a Roma un centro per la loro vita comunitaria, affidando i lavori all’architetto Antonio Felice Casoni. Pochi anni dopo però, la sua storia cambiò radicalmente con l’arrivo di Luca Wadding, frate francescano di origini irlandesi. Giunto a Roma come teologo scelto dal re di Spagna per la delegazione inviata ad incontrare Paolo V Borghese, ricevette l’incarico di occuparsi di una piccola chiesa – rimasta per lo più incompiuta – e dell’annesso convento dedicato a Sant’Isidoro. Il frate accettò di buon grado anche perché si accorse che a Roma poco si conosceva dell’Irlanda e delle dure persecuzioni subite dalla sua popolazione. Qui fondò uno studentato per i Francescani Irlandesi e grazie all’aiuto di generosi benefattori avviò i lavori di ampliamento e ricostruzione dell’intero complesso (chiesa e convento), fino ad ottenere il riconoscimento ufficiale con un’apposita bolla emessa nel 1625 da papa Urbano VIII Barberini. La chiesa fu così consacrata nel 1686 anche se la facciata, realizzata da Carlo Francesco Bizzaccheri, fu completata solo nel 1704 in perfetto stile rococò. Nel 1809, durante l’occupazione francese, una parte del convento venne requisita, mentre l’altra, rimasta a disposizione del rettore padre James MacCormick, fu affittata ad un gruppo di artisti tedeschi denominati “Nazareni”: fu proprio grazie a loro che la via sulla quale oggi è situata la chiesa è denominata via degli Artisti!
Le opere d’arte e la Cappella de Sylva del Bernini
L’interno della chiesa, opera di Antonio Casoni, si presenta a navata unica a croce latina, con volta a botte, nella quale è affrescata la settecentesca Gloria di Sant’Isidoro di Charles Van Loo. Capolavoro della chiesa è però la celebre Cappella de Sylva commissionata dal portoghese Rodrigo Lopez de Sylva, cavaliere dell’Ordine di San Giacomo, a Gian Lorenzo Bernini che però si occupò solo della progettazione lasciando l’esecuzione ai suoi più fidati allievi. Qui è inoltre possibile ammirare la raffinata pala d’altare dell’Immacolata Concezione realizzata da Carlo Maratta.
Un divertente aneddoto riguarda le due Virtù che ornano la parete sinistra della Cappella, la “Carità” e la “Verità”, progettate dal Bernini con i seni morbidi e gonfi, soprattutto la “Carità”, raffigurata proprio nell’atto di offrirli! Nel 1860, però, i sacerdoti della chiesa ritennero troppo scandalose le nudità e le posture delle due sculture e così fecero ricoprire i seni con camicie di bronzo, avvitate al marmo e dipinte talmente bene da sembrare originali. Con il restauro del 2002, le camicie sono state rimosse restituendo così al visitatore non soltanto i colori antichi ed originali del marmo, ma anche la nudità provocante delle due statue, così come le ideò il Bernini!
I due chiostri
Altra particolarità della chiesa è quella di custodire ben due chiostri: il più antico risale al 1622 e fu progettato sempre dal Casoni per la comunità spagnola, motivo per il quale è detto il “chiostro spagnolo”; il secondo, ben più grande, fu realizzato circa dieci anni dopo ed è denominato “waddinghiano” poiché fatto aggiungere da padre Luke Wadding per i francescani irlandesi. Il chiostro si presenta asimmetrico, ma è sontuosamente decorato dal ciclo di affreschi con le Storie della Vita di San Francesco dipinti nel 1701 dal frate Giovanni Antonio Sguary.