Tra le imponenti vestigia del Portico d’Ottavia, è impossibile non notare la piccola e curiosa Chiesa di Sant’Angelo in Pescheria. Ma andiamo con ordine.

 

Il Portico d’Ottavia

Prospiciente sul Circo Flaminio (area che corrisponde all’antico ghetto), il portico fu costruito da Augusto, al posto del più antico portico di Metello, tra il 27 ed il 23 a.C. e dedicato all’amata sorella Ottavia. Successivamente fu restaurato e parzialmente ricostruito nel 203 d.C. da Settimio Severo dopo le distruzioni dovute a un incendio del 191 d.C. e a questo periodo appartengono per la maggior parte i resti attualmente visibili.

Si trattava di un quadriportico di 119 x 132 metri, a una navata sulla fronte, a due sui fianchi, che includeva i templi di Giunone Regina e Giove Statore, due biblioteche (una greca e una latina) e un grande ambiente per pubbliche riunioni, la Curia Octaviae. Il suo interno si configurava come una sorta di museo all’aperto poiché ospitava una grande quantità di opere d’arte, tra cui spiccava la turma Alexandri, un gruppo di  bronzo che raffigurava Alessandro Magno e i suoi cavalieri, opera di Lisippo.

 

 

Di tutto questo imponente complesso, oggi rimane visibile solo il vestibolo, un ingresso monumentale con prospetto su quattro colonne di ordine corinzio tra pilastri.

Il mercato del pesce e Sant’Angelo in Pescheria

In età tardoantica e medievale, gli spazi porticati del monumento vengono utilizzati per la vendita del pesce, caratterizzando questa zona come la Pescheria, il principale mercato cittadino per la vendita del pesce che rimarrà attivo fino alla fine dell’800.

 

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Ettore Roesler Franz, “I venditori del pesce al Portico d’Ottavia”, 1880

 

Nell’ultimo quarto dell’VIII secolo invece, sulle strutture del portico e dei monumenti adiacenti, furono ricavati gli ambienti della diaconia di Sant’Angelo in Pescheria, che inglobano una delle colonne posteriori e parte del timpano, ancora visibile all’interno della chiesa.

La chiesa fu consacrata da papa Stefano II che qui traslò nel 752 le reliquie di Santa Sinforosa e San Getulio, martiri insieme ai loro sette figli, i cui resti furono rinvenuti in un sarcofago nel 1610. La chiesa non ha una facciata vera e propria, essa si limita infatti ad un muro in mattoncini con al centro il portale in cui sono inglobate tre colonne del Portico d’Ottavia.

 

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La chiesa all’interno

L’interno è invece diviso in tre navate: la centrale più alta e larga delle due laterali, è l’unica ad essere dotata di finestre. A ridosso della controfacciata, decorata con dipinti a finto marmo, vi è la cantoria che ospita l’organo a canne costruito da Pietro Pantanella nel 1877.

 

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Tra le opere pregevoli meritano una particolare menzione l’altare di San Giuseppe, originariamente dedicato alla S.S. Trinità con un finissimo paliotto in marmi policromi; l’altare del Crocifisso, costituito da un tabernacolo barocco in stucco con dipinti a finto marmo negli scomparti laterali e di angeli sulle lesene, con ai lati due statue settecentesche in gesso dipinto della Madonna e di San Giovanni Evangelista; l’altare realizzato da Giacomo Della Porta e dedicato a San Francesco Caracciolo; e infine il bellissimo affresco quattrocentesco della Madonna col Bambino e Angeli, opera del pittore Benozzo Gozzoli. Il prezioso dipinto anticamente si trovava sulla parete esterna della canonica, ma solo da qualche anno è stato spostato all’interno della chiesa per motivi di conservazione.

 

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Straordinaria è invece la Cappella di Sant’Andrea eretta come sede della Compagnia dei Pescivendoli nel 1571 e restaurata nel 1618 dall’Università dei Pescivendoli. Al centro del pavimento di marmo un grande opus sectile rappresenta lo stemma dell’Università: alla raffigurazione del pesce nell’acqua, si accompagna quella di un cervo (simbolo di antica nobiltà) e di due oche (simbolo di fedeltà, per via delle Oche capitoline). La volta della cappella è affrescata con le storie di Sant’Andrea realizzate da Innocenzo Tacconi sicuramente dopo il 1598, anno in cui lui arrivò a Roma. Sull’altare è possibile invece ammirare il dipinto di Giorgio Vasari che raffigura Sant’Andrea mentre porta la sua croce; completa la decorazione della cappella il dipinto di Bernardino Cesari (fratello del Cavalier d’Arpino) con La vocazione di Sant’Andrea, che raffigura il santo in mezzo al mare mentre sta per raggiungere Gesù che è sulla riva.

 

 

Curiosità

Non solo arte. La chiesa deve infatti la sua fama anche ad un evento storico. Siamo nel 1347, la notte di Pentecoste e da qui mosse Cola di Rienzo per andare ad occupare il Campidoglio e ristabilire la Repubblica Romana, sogno di una città comunale, fino ad allora dominata da antiche famiglie di alta nobiltà.

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