Nel cuore pulsante del Campo Marzio, impossibile è non visitare la straordinaria Basilica di Sant’Agostino, tra le prime chiese del Rinascimento romano.

 

La storia della Basilica

Fu realizzata nel XIV secolo quando gli Agostiniani, che già officiavano la Chiesa di San Trifone in Posterula presso via della Scrofa (poi demolita), decisero di costruire una nuova struttura che ospitasse anche il loro convento e di dedicarla al santo ispiratore dell’ordine.

I lavori, ultimati nel 1420, non furono però soddisfacenti: la chiesa infatti risultava troppo piccola e troppo poco protetta dalle piene del Tevere.

Fu così che si procedette ad un nuovo intervento voluto dal cardinale Guillaume d’Estouteville che portò ad una ricostruzione della chiesa, tra il 1479 e il 1483, che fu posta in una posizione sopraelevata grazie ad una imponente scalinata d’accesso opera di Giacomo da Pietrasanta e Sebastiano da Firenze.

 

La facciata della Basilica

La facciata, ispirata alla Chiesa di Santa Maria Novella di Firenze, è stata da alcuni attribuita a Leon Battista Alberti, ma in realtà venne costruita nel 1483 da Jacopo da Pietrasanta utilizzando – sembra – il travertino proveniente dal Colosseo! Le due volute laterali, invece, sono state aggiunte da Luigi Vanvitelli, che tra il 1746 e il 1750 eresse anche il nuovo convento e il chiostro.

 

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I capolavori: da Raffaello a Caravaggio

Ma è al suo interno che la meraviglia prende il sopravvento perché è un vero e proprio scrigno di gioielli artistici.

Appena superato l’ingresso, accoglie fedeli e visitatori la Madonna del Parto capolavoro rinascimentale di Jacopo Sansovino, commissionata intorno al 1520 dalla famiglia Martelli e nei secoli, soprattutto a partire dall’Ottocento, divenuta oggetto devozionale per donne, mamme e giovani in cerca di un figlio.

 

Basilica Sant'Agostino_Madonna del parto_Jacopo Sansovino_lasinodoro

 

 

Poco più avanti, nella prima cappella della navata sinistra, uno dei capolavori di Caravaggio, la Madonna di Loreto o dei Pellegrini donata agli Agostiniani dall’artista come ringraziamento per l’asilo concesso quando vi si rifugiò per sfuggire all’arresto dopo aver ferito, nella vicina Piazza Navona, per vicende amorose un notaio! La donna in questione era Lena, colei che diede il proprio volto alla Madonna qui ritratta mentre si affaccia sulla soglia di casa e riceve due anziani dai piedi sporchi e gonfi per il viaggio che all’epoca tanto scalpore suscitarono.

 

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Maddalena Antognetti nella “Madonna dei Pellegrini” di Caravaggio

 

 

Spostandosi nella navata centrale, ci accoglie il gruppo marmoreo di Sant’Anna che riunisce in un unico abbraccio la Vergine Maria ed il Bambino realizzato da Andrea Sansovino e l’affresco del Profeta Isaia realizzato da Raffaello, databile al 1511-1512, poco dopo il termine degli affreschi di Michelangelo nella volta della Cappella Sistina. Raffaello rifece i propri studi proprio per cercare di emulare il vigore dei Profeti michelangioleschi.

 

 

 

L’altare maggiore, progettato dal Bernini nel 1627 e realizzato da Orazio Torriani, fu inaugurato nel 1628 e nel centro presenta una preziosa icona bizantina raffigurante la Vergine con Bambino proveniente dalla Chiesa di Santa Sofia a Costantinopoli.

 

 

 

Accanto all’altare, vi sono le cappelle di Santa Monica, dove riposa la madre di Sant’Agostino e quella dedicata ai Santi Agostino e Guglielmo, con uno dei massimi capolavori del Lanfranco, il ciclo pittorico con San Guglielmo curato dalla Vergine, Sant’Agostino medita sulla Santa Trinità e, sull’altare, l’Incoronazione della Vergine con i Santi Agostino e Guglielmo.

 

 

 

 

Nel transetto, a destra, vi è la Cappella di Sant’Agostino che ospita l’opera del Guercino Sant’Agostino tra San Giovanni Battista e San Paolo Eremita e, ai lati, due opere di Giovanni Lanfranco in cui si riconosce il santo che lava i piedi al Redentore e mentre sconfigge le eresie.

 

 

 

Ma l’importanza della Basilica attraverso il corso dei secoli è testimoniato anche da uno degli ultimi celebri interventi: il ciclo di affreschi realizzato fra il 1858 ed il 1868 da Pietro Gagliardi sulle pareti e sulla volta della navata centrale con dodici Storie della Vita della Vergine, sei celebri eroine del Vecchio Testamento (Rebecca, Ruth, Giaele, Giuditta, Abgail ed Ester), angeli con cartigli, le figure di David e Abramo, diversi motivi ornamentali e un ciclo di Storie del Vecchio Testamento a monocromo.

 

Basilica Sant'Agostino_Storie della Vita della Vergine_lasinodoro

Una curiosità

In passato la Basilica era nota per ammettere al proprio interno le cortigiane, alle quali erano riservati i primi banchi, per metterle al riparo dalla vista del popolino e evitare quindi distrazioni tra i fedeli! Ma vi è di più. Alcune di loro furono inoltre qui sepolte e tra queste si ricordano le tombe di Fiammetta Michaelis, amante di Cesare Borgia, di Giulia Campana con le sue figlie, di Penelope e della poetessa e letterata Tullia d’Aragona.

 

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Tullia d’Aragona in “Salomé” di Moretto da Brescia

 

 

Non resta quindi che controllare il programma mensile per vedere quando è prevista la prossima visita guidata alla Basilica di Sant’Agostino!