Per secoli si è ritenuto che la Basilica di Santa Pudenziana, fosse la più antica chiesa cristiana di Roma. Si riteneva infatti fosse stata costruita sulla domus del senatore Pudente, posta oggi a ben nove metri di profondità sotto l’attuale basilica sita in via Urbana.
La casa di Pudente che ospitò San Pietro
Il senatore con le sue due figlie, Pudenziana e la più famosa Prassede, sarebbe stato convertito dall’apostolo Pietro che avrebbe dimorato sette anni nell’abitazione del caro amico. Non esistono però prove storiche che possano confermare con certezza questa antica tradizione, anche se gli scavi hanno effettivamente messo in luce nei sotterranei una domus datata al I-II secolo d.C., che potrebbe essere quindi riconducibile all’antico Titulus Pudentis risalente al 145 d.C. da collegare però alla figlia Pudenziana.
La Domus Ecclesiae e le Terme di Novato
Si trattava quindi di una domus ecclesiae, uno dei primi luoghi di riunione e di culto dei cristiani, con accanto un grande impianto termale che tradizionalmente si identificava con le Termae Novatii (Novato era anche lui figlio di Pudente). L’impianto comprendeva due sale: una rettangolare circondata interamente da un ambulacro (che corrisponde oggi alla navata centrale della basilica) e una seconda, più piccola, che costituiva l’ingresso (in corrispondenza oggi della Cappella Caetani); agli estremi delimitavano lo spazio due esedre, una delle quali è ancora presente e costituisce l’abside della basilica.
La traslazione delle reliquie voluta da Pasquale I
Nell’817 papa Pasquale I fece trasferire i corpi di 2.300 martiri dalle catacombe e cimiteri, all’interno della città, per preservarli dalle devastazioni e sacrilegi già verificatesi durante le invasioni dei Longobardi. Fu così che le reliquie iniziarono ad essere distribuite nelle varie chiese di Roma: quelle di Prassede giunsero così nella vicina chiesa a lei dedicata mentre quelle di santa Pudenziana – che subì il martirio a 16 anni, vendendo sepolta nel cimitero di Priscilla sulla via Salaria – giunsero nella chiesa di via Urbana dedicata al padre Pudente.
Il mosaico dell’abside
A livello artistico, tutta l’importanza della chiesa può riassumersi nello straordinario mosaico dell’abside a lungo datato al IX secolo e che invece oggi, grazie ai recenti restauri effettuati nel 2000, è possibile considerare un’opera realizzata fra il 410 e il 417 d.C. durante il pontificato di papa Innocenzo I, immediatamente dopo il sacco di Roma da parte dei vandali di Alarico.
Nel mosaico (che come vediamo oggi è frutto di una rimosaicazione fatta da Vincenzo Camuccini nell’Ottocento) è rappresentato Cristo in trono circondato dagli Apostoli (ne sono rimasti dieci, gli altri probabilmente sono scomparsi con le ristrutturazioni cinquecentesche) e da due donne che gli porgono una corona ciascuna, da identificarsi secondo alcuni con le sante Pudenziana e Prassede, mentre secondo altri potrebbero rappresenterebbero i templi dei cristiani (Chiesa) e degli ebrei (Sinagoga).
Le figure si stagliano davanti a una esedra porticata, dietro la quale si intravede il profilo di una città che potrebbe essere Gerusalemme; mentre al centro del mosaico, si staglia la croce gemmata su un monte che potrebbe essere il Calvario, con accanto i quattro Viventi dell’Apocalisse (l’angelo per San Matteo, il bue per San Luca, il leone per San Marco e l’aquila per San Giovanni). Interessante è anche il piccolo ma prezioso Oratorio Mariano posto alle spalle dell’abside e interamente decorato ad affresco con storie di San Paolo e del suo incontro con la famiglia di Pudente, opera realizzata probabilmente durante il pontificato di Gregorio VII (XI secolo).
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