Siamo lungo Via della Magliana, sul lato opposto della Basilica di San Paolo fuori le Mura, in un’area defilata rispetto al centro cittadino ma che in realtà ha da sempre rappresentato un punto di passaggio assai frequentato. Qui infatti, proprio lungo il Tevere, sorse il complesso oggi noto come Chiesa di Santa Passera, la cui storia è articolata e composita.
La storia del complesso: da tomba pagana a sepoltura cristiana
Tutto ebbe inizio tra II e III secolo d.C. quando lungo l’antica via Campana (che collegava Roma al Mar Tirreno) venne edificata una tomba a tempietto ancora riconoscibile poiché rappresenta il corpo originario della chiesetta.
Il monumento funerario presentava inoltre, al piano inferiore, tre ambienti collegati fra loro destinati ad accogliere le sepolture (ne fu poi aggiunto un quarto forse per aumentare lo spazio per le deposizioni) e al piano superiore un’aula quadrangolare con volta a botte per lo svolgimento dei banchetti e dei riti funerari.
L’edificio cambiò poi destinazione di utilizzo a partire dal V secolo legando il proprio destino a quello dei santi Ciro e Giovanni, il primo un monaco medico e il secondo un soldato suo discepolo, che qui vennero sepolti. Si racconta infatti che nel 407 i monaci Grimoaldo e Arnolfo portarono a Roma le salme dei due martiri di Alessandria d’Egitto, per salvarle dalle incursioni dei Saraceni. Qui furono accolti dalla matrona Teodora che decise di seppellirli nell’oratorio da lei fatto costruire all’interno dei propri possedimenti (e in origine dedicato a Prassede) lungo il fiume Tevere, e cioè nell’antica tomba romana.
Sull’arco infatti di uno degli ambienti sotterranei fu poi affissa nel IX secolo un’iscrizione che così riporta: “Qui rifulgono i santi corpi di Ciro e Giovanni che un tempo la grande Alessandria diede a Roma“. Ad onor del vero, i corpi furono in seguito traslati prima nella Chiesa di Sant’Angelo in Pescheria al Ghetto verso il 1300 (a causa delle inondazioni del Tevere che minacciavano la chiesa) e poi nel 1600 circa a Napoli nella Chiesa del Gesù.
Gli affreschi della chiesa medioevale
Nel VII secolo l’oratorio divenne una vera e propria chiesa che durante i secoli fu impreziosita da interessanti affreschi, tra cui una teoria di santi orientali sulla parete meridionale realizzati tra VIII e IX secolo.
Più tardi invece gli affreschi realizzati nel XIII nella zona dell’abside. Qui si distinguono tre registri: in quello inferiore un velarium; in quello mediano una scena divisa in due sezioni dalla figura centrale di San Michele Arcangelo (protettore della Cristianità), con da un lato la Madonna in trono con Bambino verso cui incedono San Francesco e San Giacomo (con bastone da pellegrino e conchiglia) che introducono due personaggi di dimensioni minori ed inginocchiati da identificare come i committenti, e dall’altro lato Cristo in trono benedicente tra le figure di San Ciro (con barba lunga) e San Giovanni (dall’aspetto più giovanile).
Nel catino absidale si distingue invece la scena della Traditio Legis – ovvero la “Consegna della Legge” – con Cristo benedicente affiancato da San Paolo, San Pietro, San Giovanni Battista e San Giovanni Evangelista.
Infine, al centro dell’arco absidale, si nota un clipeo con l’Agnus Dei affiancato da due candelabri e dai simboli dei quattro Evangelisti (il vitello per Luca, l’Angelo per Matteo, l’Aquila per Giovanni e il Leone per Marco).
Più in basso sono riprodotti inoltre i santi patroni della chiesa, San Giovanni e San Ciro, mentre nei piedritti dell’arco, entro finte nicchie, sono dipinte le immagini di Santa Prassede e Santa Pudenziana.
Ma chi è Santa Passera?
Resta un mistero però da svelare: chi è la Santa Passera a cui oggi è dedicata la chiesa? Questa titolatura, attestata per la prima volta nel 1317, sembrerebbe riferirsi in realtà a una santa che non è mai esistita! Il nome Passera infatti, sembrerebbe derivare dalla corruzione di Abba Ciro (padre Ciro) in Abbaciro, Appaciro, Appacero, Pacero e quindi Passera. Figura femminile questa più tardi confusa e assimilata a Santa Prassede, raffigurata infatti anche negli affreschi all’interno della stessa chiesa!
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