Tra le importanti e antiche chiese di Trastevere, una delle più insolite ed interessanti è certamente Santa Maria dell’Orto.
L’origine del nome e l’immagine miracolosa della Vergine
Il curioso nome deriva dal fatto che, secondo tradizione, dove oggi sorge la chiesa, ci fossero sul finire del Quattrocento vigne e orti e che proprio all’interno di uno di questi, fosse conservata su un vecchio muro, un’immagine della Vergine miracolosa: avrebbe infatti guarito una persona con grave infermità, in cambio del voto di tenere accesa una lampada perpetua davanti all’immagine stessa! La notizia della guarigione si diffuse molto velocemente e così sul luogo stesso, grazie ai proventi di più benefattori, sorse una chiesa con lo scopo di custodire la sacra icona. I numerosi fedeli inoltre si riunirono ben presto in una confraternita, approvata nel 1492 da papa Alessandro VI ed elevata poi da Sisto V, nel 1588, al rango di Arciconfraternita, con diversi privilegi.
L’Ospedale, la Spezieria e le Università
In questi stessi anni sorsero anche il piccolo ospedale, la Spezieria e ben tredici Università (corporazioni di mestieri) che si unirono al pio sodalizio, gareggiando per abbellire e decorare la chiesa, che ancora oggi presenta i segni di tutti questi interventi.
I mestieri più noti erano quelli legati alle attività connesse al vicino Tevere: Molinari e Garzoni; Mercanti e Sensali di Ripa e Ripetta; Ortolani e Garzoni; Barilari di Ripa; Marinari del Regno e ancora Scarpinelli, Pollaroli, Pizzicagnoli, Fruttaroli e molti altri. Tra il Cinquecento e il Seicento l’Arciconfraternita raggiunse il periodo di massimo splendore a cui corrisposero importanti interventi di restauro e nuove decorazioni all’interno della chiesa, oltre all’ampliamento dei locali annessi al complesso.
La storia della Chiesa in epoca moderna
Alla fine del Settecento ci fu invece una battuta di arresto e la cessazione dell’attività ospedaliera e di spezieria, portata avanti per quasi quattro secoli.
Dopo l’Unità d’Italia, molti dei beni della Confraternita vennero confiscati: nonostante questo il sodalizio continuò a vivere, giungendo fino ai nostri giorni e custodendo ancora la chiesa, con le sue inestimabili opere d’arte.
Architetti e artisti: trionfo di marmi e stucchi
Costruita nella sua forma attuale dall’architetto Guidetti, con interventi del Vignola e del Volterra, fu completata nella seconda metà del Cinquecento. All’interno è possibile ammirare una profusione di marmi policromi e stucchi bianchi e dorati che la rendono particolarmente preziosa. Una leggenda vuole che in tali sontuosi ornamenti fosse mescolato il primo oro venuto dall’America con Cristoforo Colombo.
Successivi abbellimenti e restauri si ebbero anche nel Settecento e nell’Ottocento, nonostante le difficoltà anche economiche incontrate dall’Arciconfraternita. Molti gli artisti che vi lavorarono, tra cui ricordiamo Giacomo della Porta, i fratelli Zuccari, Giovanni Baglione, Camillo Rusconi e molti altri.
La Macchina delle Quarant’Ore
Ed è proprio in questa chiesa che la sera del Giovedì Santo viene allestita la monumentale Macchina delle Quarant’Ore, struttura ottocentesca (su disegno però seicentesco, a motivi floreali) di legno intagliato e dorato sulla quale vengono collocate 213 candele che illuminano tutta l’abside e che sono da base per il Santissimo Sacramento. È probabilmente l’ultima del genere che ancora venga allestita in Italia! L’archivista Nino Becchetti scrive “… Superbo ed artistico lavoro di intaglio in legno dovuto allo scalpello di maestro Luigi Clementi che lo costruì nell’anno 1848 tanto nell’intaglio quanto nel disegno” e che “comportò all’Arciconfraternita [di Maria ss. Dell’Orto] la spesa di ‘500 scudi più altri 50 per l’indoratura in oro zecchino”.
Un viaggio tra tradizione, devozione e arte assolutamente da non perdere: scopri nel programma mensile quando poter visitare insieme a noi la Chiesa di Santa Maria dell’Orto!