Lungo l’elegante via Giulia, tra l’arco Farnese e Palazzo Falconieri, impossibile è non notare la piccola ma curiosa Chiesa di Santa Maria dell’Orazione e Morte, che colpisce tutti certamente già dal nome.

 

La storia del sodalizio

La sua storia coincide con quella dell’omonima confraternita istituita nel 1522 da papa Giulio III Del Monte con lo scopo di seppellire i cadaveri trovati in campagna o annegati nel Tevere, senza identità o comunque che non potevano ricevere degne esequie.

Fu inoltre il papa a volere che il sodalizio aggiungesse anche il titolo dell’Orazione, perché oltre a seppellire i cadaveri, vi era l’uso di pregare per la loro anima e di esporre il Sacramento sotto forma di Quarant’Ore ogni terza Domenica del mese.

Il nuovo sodalizio, che nei primi anni di vita si spostò in molte chiese, fu eretto ad Arciconfraternita nel 1560 da papa Pio IV Medici di Marignano con l’apposita bolla Divina Providente Clementia. I suoi membri erano conosciuti come i “fratelli della morte”, avevano un grande zelo nel prodigarsi con grande carità nel recupero delle salme abbandonate, anche nei luoghi più lontani e malsani e in qualunque stagione, di giorno e di notte.

Ci voleva certamente coraggio e una grande devozione per trasportare sulle spalle, anche per diversi chilometri, un cadavere rimasto insepolto per vari giorni, soprattutto in estate! La missione del sodalizio durò fino alla fine del XIX secolo, quando, in seguito all’Unità d’Italia, furono le istituzioni pubbliche ad assumersi l’incarico della sepoltura dei defunti. Da allora – e ancora oggi – l’Arciconfraternita finì per occuparsi del solo compito di suffragare le anime dei defunti.

 

La storia della chiesa e del cimitero

Il desiderio dei confratelli di possedere una sede definitiva cominciò a realizzarsi nel 1572 quando acquistarono, nella zona di via Giulia, un terreno e alcune case dando così il via alla costruzione della loro chiesa nel 1575, consacrata poi l’anno successivo. Nel tempo fu necessario ampliare il luogo sacro che nel 1700 subì il restauro che le diede l’aspetto con il quale si presenta oggi.

Oltre alla chiesa, vennero costruiti anche un oratorio e un vasto cimitero (dove furono deposte più di 8.000 salme!), in parte sotterraneo ed in parte sulle rive del Tevere, andato però quasi completamente distrutto nel 1886 con la costruzione dei muraglioni del Tevere. Del cimitero però resta ancora memoria scendendo nella cripta dove vi è un ambiente adibito ad ossario dove tutto, decorazioni, sculture e perfino lampadari, è fatto con ossa e scheletri che nell’Ottocento serviva da scenografia per le sacre rappresentazioni che si avvalevano di statue di cera a grandezza naturale. Curiosa è inoltre l’usanza di indicare sui teschi, e precisamente sulla fronte, l’anno di morte, la causa del decesso e il luogo del ritrovamento.

 

 

Già dell’esterno la destinazione d’uso della chiesa è chiarissima: la facciata è infatti decorata con teschi alati posti sui pilastri e clessidra sopra il portale d’accesso, chiari simboli legati alla morte.

 

 

Non passano poi di certo inosservati i due scheletri graffiti alla base dei pilastri che invitano a fare l’elemosina nell’apposita fessura l’uno con tanto di esortazione “Oggi a me, domani a te” (Hodie mihi, cras tibi), l’altro con la Morte seduta in meditazione, con clessidra in mano, davanti ad un cadavere.

 

I capolavori artistici

L’interno della chiesa, a pianta ovale, presenta diverse opere d’arte notevoli e di gran pregio, con frequenti e ovvi rimandi alla morte e alla vita post mortem e all’aldilà.

 

Santa_Maria_dell'Orazione_e_Morte_interno_generale_lasinodoro

 

Tra questi meritano particolare menzione la Crocifissione dipinta da Ciro Ferri verso la metà del Seicento sull’altare maggiore, gli affreschi distaccati di Giovanni Lanfranco di Sant’Antonio Abate, San Paolo di Tebe e San Simeone Stilita o ancora una copia – realizzata nel 1750 – del celebre San Michele Arcangelo di Guido Reni, qui rappresentato mentre fende la sua spada contro il demonio incatenato a cui schiaccia la testa: San Michele è infatti il protettore degli agonizzanti dagli assalti del demonio. Spetta invece alla Vergine con il Bambino, dell’effige donata alla chiesa dal duca Cesare Glorieri nel 1577, rassicurare il visitatore ricordando che dopo la morte avrà inizio la Vita Eterna. 

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