Dopo anni di chiusura, ha riaperto al pubblico nella primavera del 2016 la Chiesa di Santa Maria Antiqua al Foro Romano, uno dei monumenti più importanti al mondo per la storia dell’arte altomedievale e bizantina.

 

Santa Maria Antiqua: le origini

Fondata verso la metà del VI secolo alle pendici del Palatino, l’edificio rappresenta il più antico e il più importante monumento cristiano dell’intera area.

La chiesa, come è facile immaginare, ha una vicenda complessa e particolarissima: dopo la sua costruzione, venne abbandonata in seguito al grave terremoto dell’847 e fu così dimenticata, finendo per essere poi almeno in parte ricoperta dalla soprastante Chiesa di Santa Maria Liberatrice di epoca barocca. Almeno fino alla sua riscoperta avvenuta in epoca moderna grazie ai lavori di scavo del 1900 effettuati da Giacomo Boni che demolendo la chiesa seicentesca, riportò alla luce interamente l’antica Santa Maria Antiqua.

La sua particolarità la si riscontra già a livello architettonico perché la struttura principale dell’edificio cristiano appartiene in realtà al periodo pagano di epoca romana, divenendo quindi un ottimo esempio di adattamento e reimpiego. Ma lo stupore maggiore si ha nell’osservare i vivi e splendenti colori degli antichissimi affreschi che rivestono le pareti delle navate, dell’abside e delle due piccole cappelle laterali.

 

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Gli affreschi in Santa Maria Antiqua

Oggi non più integri certo, ma che in antico dovevano rivestire completamente e interamente ogni singolo muro della chiesa: una eccezionale raccolta di dipinti murali databili dal VI secolo (periodo di fondazione della chiesa quindi) fino all’VIII secolo.  Testimonianze uniche, a Roma e al mondo, per la conoscenza dello sviluppo dell’arte altomedievale e bizantina perché quasi la totalità del patrimonio pittorico di questo periodo, esistente nell’Impero Bizantino, andò distrutto durante l’Iconoclastia.

Tra le opere più straordinarie vi sono certamente il ciclo di pitture sulla parete della navata sinistra con Cristo in trono tra i santi greci e latini e i riquadri superiori con episodi dell’Antico Testamento; gli affreschi della cappella laterale voluta da Teodoto – un  alto funzionario della Chiesa all’epoca di papa Zaccaria (VIII secolo) – dedicati al martirio dei Santi Quirico e Giulitta, uno dei cicli più leggibili e completi della chiesa del Foro; ed ovviamente la celebre Parete Palinsesto a destra dell’abside, che presenta la stratigrafia più ricca di tutta la chiesa, in cui sono stati distinti durante il restauro ben sette strati sovrapposti, la maggior parte dei quali sono dipinti. 

 

 

 

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