Nell’importante e antica Chiesa di San Francesco a Ripa a Trastevere, tra i molti capolavori esposti, vi è una delle opere più evocative ed emozionanti di Gian Lorenzo Bernini: l’Estasi della beata Ludovica Albertoni. Realizzata nel 1674, fu commissionata all’artista dagli Altieri per dedicare alla santa della famiglia una scultura da collocare nella cappella privata.
La storia della Beata Ludovica Albertoni
Ludovica Albertoni infatti fu beatificata qualche anno prima – nel 1671 – da papa Clemente X Altieri, anche per merito delle esperienze delle sue visioni mistiche, una dimensione di trascendenza rivalutata ed incentivata dalla chiesa romana proprio nel Seicento. La donna ebbe una vita difficile, ma particolarmente significativa. Rimasta vedova dopo il matrimonio all’età di 32 anni, dopo una lunga battaglia per vedersi riconosciuta la propria eredità, decise di rinunciare a tutti i suoi averi, entrando nel Terzo Ordine di San Francesco e passando il resto della sua vita ad assistere i bisognosi, soccorrendoli con cibo, vestiti e cure mediche. Ma viene venerata anche come mistica proprio perché avrebbe avuto numerose estasi ed episodi di levitazione.
Bernini e l’Estasi della Beata Ludovica Albertoni
Ed è così che Bernini sceglie di fissare nel marmo per l’eternità la sua figura. Ha però a disposizione uno spazio assai limitato perché la cappella è di piccole dimensioni, ma questo non fu certamente un ostacolo. Bernini infatti riuscì a creare un effetto scenografico molto potente, come già sperimentato nell’Estasi di santa Teresa d’Avila del 1652 per la Cappella Cornaro nella Chiesa di Santa Maria della Vittoria.
Qui, per prima cosa, Bernini si occupò della struttura architettonica della cappella, andando a realizzare due pareti molto inclinate alle spalle del sarcofago della beata ed arretrò la parete di fondo andando a nascondere le due piccole finestre verticali, per creare così un’illuminazione radente che rischiara la bianca statua rendendola più visibile nella penombra della cappella.
La santa è adagiata su un letto finemente ricamato nel marmo e poggiato su di un blocco di diaspro lavorato come fosse un drappeggio, posto in maniera non convenzionale sull’altare della cappella. Il suo corpo è disteso, la schiena è inarcata e il volto leggermente rivolto all’indietro in preda ad un coinvolgimento emotivo fortissimo. Bernini rappresenta esattamente il momento in cui la santa viene invasa dalla Luce Divina (simboleggiata realmente dalla luce che filtra dalla finestra), quasi in preda ad un “orgasmo con Dio”. Proprio questo fu uno dei motivi che spinse la critica del tempo a storcere il naso davanti ad una simile rappresentazione: la santa era troppo sensuale e poteva innescare nei fedeli pensieri “oscuri”! Ma per Bernini questo era il momento in cui l’estasi si univa alla morte, da intendersi come un salto verso Dio.
Un’opera dalle forme semplici e sobrie, in cui si esprime forse il più incisivo aspetto religioso delle ultime produzioni di Bernini che lavorò alla scultura quando era ormai più che settantenne.