Andiamo insieme alla scoperta di un gioiello nascosto di Trastevere: chiesa e chiostro di San Giovanni dei Genovesi.
San Giovanni Battista dei Genovesi: il primo Chiostro del ‘400 di Roma
La lunga storia del primo chiostro quattrocentesco di Roma inizia alla morte del ricco nobile genovese Meliaduce Cicala, che nel suo testamento decise di donare i propri averi alla Camera Apostolica con la promessa di realizzare un ospedale per i marinai malati o bisognosi di assistenza, nei pressi del Porto di Ripa Grande sul Tevere. I lavori di costruzione dell’ospedale, a cui venne poi annessa la Chiesa dedicata a San Giovanni Battista, iniziarono nel 1482 e si protrassero fino alla fine del secolo.
I Genovesi a Roma: la nascita della Confraternita e dell’Ospedale
Nonostante le buone intenzioni , per i primi decenni l’ospedale non navigò in acque tranquille: fu così che dopo un breve periodo di chiusura papa Giulio III nel 1553 decise di fondare la Confraternita di San Giovanni Battista de’ Genovesi in Roma, con il compito di amministrare le rendite dell’Istituto. Ecco che sotto l’ala protettiva della Chiesa e della Repubblica di Genova, l’ospedale e la confraternita conobbero lunghi anni di prosperità: tra il XVI e il XVII secolo la struttura era dotata di ben 160 posti letto, riservati per lo più ai genovesi!
Oggi la chiesa e l’annesso complesso, ormai privo della sua prima funzione ospedaliera, risultano molto restaurati a causa anche di un rovinoso incendio divampato nel XIX secolo. Esternamente è già possibile notare le due differenti strutture: la facciata ottocentesca della chiesa e il lungo corpo dell’ospedale, che mantiene ancora un aspetto quattrocentesco, su cui si apre un portale che conduce direttamente al prezioso chiostro.
La Chiesa di San Giovanni Battista dei Genovesi
La facciata della chiesa è divisa in due piani scanditi da paraste doriche e sopra il portale si legge l’iscrizione che ricorda come l’edificio sia stato costruito verso la fine del secolo XV da Meliaduce Cicala, con subito al di sopra una lunetta che include lo stemma di Genova. L’interno è a navata unica con volta a botte, abside e tre altari laterali; è presente inoltre una sola cappella dedicata a Santa Caterina Fieschi Adorno, nobildonna genovese vissuta a cavallo tra Quattrocento e Cinquecento, che dopo la conversione rivolse il proprio impegno alla cura degli ammalati, operando nella Compagnia delle Dame della Misericordia. Nella chiesa è inoltre presente il monumento funebre di Meliaduce Cicala, fondatore dell’Ospedale e deceduto nel 1481. L’opera, attribuibile alla bottega di Andrea Bregno, è la più importante della Chiesa; originariamente collocata in fondo alla parete sinistra, fu sistemata nella sede attuale nel secolo scorso.
Il Chiostro del complesso
Secondo il Vasari, il chiostro è da considerarsi un’opera di Baccio Pontelli e si presenta a doppio ordine di colonne ottagone in travertino: ad archi nel primo ordine, architravate nel secondo. Il cortile, originariamente lastricato, venne trasformato in un intimo e raccolto giardino di melangoli (aranci amari) nel Settecento, al centro del quale, tra siepi di mirto e piante di acanto, si trova il pozzo quattrocentesco in pietra. Nel chiostro inoltre, come è consuetudine, si trovano elementi architettonici dell’antica chiesa oltre a due interessanti epigrafi: una ricorda che qui, nel 1588, venne piantata la prima palma della città; la seconda ricorda invece la demolizione nel 1785 del controrecinto che fungeva da camposanto.
L’Oratorio di San Giovanni Battista dei Genovesi
Oltre alla chiesa e al chiostro nel complesso è presente anche l’Oratorio in cui i Confratelli si riunivano. L’edificio sembra risalire al XVI secolo ed i restauri del 1975 hanno riportato in luce le sue decorazioni seicentesche, tra le quali meritano una particolare menzione le storie della vita della Vergine e del Battista, santo patrono dei Genovesi.
Il rione Trastevere nasconde dunque un altro interessante gioiello d’architettura e di arte, testimone della lunga storia della città e dei suoi molteplici abitanti, che da varie parti d’Italia – e non solo – giungevano qui per pochi giorni, qualche anno o per tutta una vita!
Sarà meta della prossima visita a Roma