Tra i luoghi di culto più antichi di Roma, vi è certamente da menzionare la straordinaria basilica a Trastevere, dedicata a San Crisogono di Aquileia, la cui prima edificazione sembra risalire al IV secolo d.C., all’epoca di papa Silvestro I.

 

Chi era Crisogono?

Gli Atti della vita del santo sono compresi in un ciclo agiografico diviso in quattro parti comprendenti anche le passioni delle Sante Anastasia, Agape, Chionia, Irene e Teodota. Ciò che sappiamo è che Crisogono, dopo aver predicato a Roma e convertito al Cristianesimo numerose persone, tra cui Anastasia e Rufo, venne fatto arrestare per ordine di Diocleziano e fatto condannare a morte mediante decollazione il 23 novembre del 304 o 305 d.C. ad Aquileia, nel luogo detto Ad Aquas Gradatas.

Il corpo del martire fu raccolto e sepolto dal prete Zoiolo, il quale dopo essere stato scoperto, venne ucciso insieme ad Agape, Chionia e Irene, lo stesso giorno del Natale di Crisogono. Le reliquie del santo, dopo le scorrerie delle popolazioni barbariche, nell’VIII secolo furono trasferite a Zara dall’arcivescovo Massimino, dove furono sottratte dai Veneziani nel 1202, poi riportate in città nel 1240 e solo tra XV e XVI secolo trasferite a Roma, nella chiesa di Trastevere a lui dedicata.

 

La basilica e i suoi capolavori

La basilica oggi si presenta come il risultato di una lunga serie di interventi effettuati durante il corso dei secoli e già dall’esterno, manifesta chiaramente una delle sue fasi più significative, quella Seicentesca, quando Giovanni Battista Soria diede all’edificio un bel tocco barocco come richiesto dal cardinale Scipione Borghese, i cui emblemi araldici (l’aquila e il drago alato) si ripetono ovunque!

Bellissimo il campanile romanico del XII secolo, sormontato da una cuspide piramidale a pianta quadrata e con paramento murario in mattoni, diviso in più ordini da cornicioni che si apre sull’esterno con monofore e bifore. Ma è entrando nella basilica che le sue meraviglie artistiche conquistano il visitatore.

 

 

Impossibile non rimanere incantati davanti al sofisticato soffitto ligneo a lacunari variamente sagomati con la Gloria di san Crisogono del Guercino (una copia; l’originale fu trafugato nel 1808 e si trova oggi a Londra alla Lancaster House, sede del London Museum); al pavimento musivo cosmatesco, tra i più maestosi di Roma; alla sofisticata tela della Beata Vergine col Bambino nel transetto, opera del Cavalier d’Arpino; o ancora alla Cappella del Sacramento – a destra dell’abside – brillantemente ristrutturata da Gian Lorenzo Bernini ed impreziosita con l’affresco nella volta con la Trinità con una coro di angeli, della scuola di Pietro da Cortona.

 

La Vergine del Carmelo

Ed è proprio nella Cappella del Sacramento che fu posta in venerazione la statua della Vergine del Carmelo salvata, secondo quanto racconta la tradizione, da alcuni marinai al largo di Fiumicino e portata a Roma per essere consegnata ai Carmelitani che la sistemarono a San Crisogono. Statua che divenne poi la protagonista della celebre Festa de’ Noantri.

 

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I sotterranei della Basilica

Ma la sorpresa più grande della visita è tutta nei sotterranei, dove a partire dal 1907 circa furono condotti alcuni scavi che riportarono alla luce i resti della complesso basilicale paleocristiano eretto nel V secolo, quella chiesa ricordata in occasione del Concilio indetto da papa Simmaco nel 499 d.C. e abbandonata poi nel XII secolo quando il cardinale Giovanni da Crema decise di costruirne una nuova, l’attuale, ad un livello superiore (più larga e più lunga, con tre navate, abside semicircolare e portico).

 

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Nei sotterranei è possibile quindi camminare all’interno della basilica più antica, ben riconoscendo il percorso absidale da cui si accede al corridoio rettilineo che conduce alla finestrella confessionis, attraverso la quale i fedeli venivano a contatto con le reliquie del santo e dove si conservano ancora le pitture dell’VIII secolo con i Santi Crisogono, Rufino e Anastasia.

 

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Coevi sono inoltre i notevoli affreschi voluti da papa Gregorio III e conservati lungo la parete superiore dell’abside con decorazione a dischi e losanghe intrecciate, a richiamare il finto marmo.

Dalla pianta, è possibile notare che l’abside si trovava tra due ambienti: un secretarium, e cioè la sacrestia, con pavimento in tessere marmoree con disegno a fioroni ed un vano battesimale in cui è ancora conservata la vasca.

 

 

Sul lato sinistro della basilica, infine, si incontrano altri magnifici affreschi – datati al X secolo – con scene relative alla vita e ai miracoli di San Benedetto, in cui è possibile riconoscere per esempio la guarigione del lebbroso ed il salvataggio di San Placido.

 

 

 

Per visitare questo straordinario complesso, non resta che controllare il programma mensile: ti aspettiamo!