La nuova mostra allestita a Galleria Borghese rappresenta la seconda tappa di “RUBENS! La nascita di una pittura europea”, un grande progetto realizzato in collaborazione con la Fondazione Palazzo Te e Palazzo Ducale di Mantova per raccontare i rapporti tra la cultura italiana e l’Europa attraverso gli occhi del Maestro della pittura barocca.

 

La mostra a Galleria Borghese

La mostra inoltre si inserisce in una più ampia ricerca della Galleria dedicata ai momenti in cui Roma è stata, all’inizio del Seicento, una città cosmopolita! Con oltre 50 opere provenienti dai più importanti musei al mondo, tra cui il British Museum, il Louvre e il Prado, la mostra “Il tocco di Pigmalione” vuole sottolineare il contributo straordinario che Rubens, alle soglie del Barocco, diede alla creazione di una nuova concezione dell’antico e dei concetti di naturale e di imitazione.

 

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Rubens e l’Italia

Nel Seicento, al momento del suo ingresso in Italia, dove soggiornerà per otto anni, Rubens è già un artista ‘dotto’, conosce il latino e il greco e forse ha letto anche le Vite di Vasari. Accolto a Mantova alla corte di Vincenzo I Gonzaga, non perde occasione per recarsi appena può a Venezia, Roma e Genova, imparando anche un bellissimo italiano, che utilizzerà per tutta la vita nelle sue lettere!

Dopo poco più di due anni trascorsi a Roma a compulsare l’arte antica e rinascimentale, l’aggravarsi della salute della madre lo costringe a rientrare ad Anversa. In una lettera del 28 ottobre 1608, appena concluso l’imponente altare della Chiesa Nuova, il pittore si congeda dall’Italia, senza sapere che non vi avrebbe più fatto ritorno.

L’esposizione di Galleria Borghese tiene conto quindi non solo delle opere italiane che documentano lo studio appassionato e libero dagli esempi antichi, ma anche della sua capacità di rileggere esempi rinascimentali e confrontarsi con i contemporanei, approfondendo aspetti e generi nuovi.

 

 

Rubens e l’antico

Nel corso dei Seicento Rubens veniva considerato dai contemporanei uno dei più grandi conoscitori di antichità romane: nulla sembra sfuggire infatti alla sua capacità di osservazione e al suo desiderio di interpretare gli antichi maestri, e i suoi disegni rendono vibranti le opere che studia, aggiungendo movimento e sentimento ai gesti e alle espressioni. La mostra evidenzia come il pittore fiammingo abbia contribuito alla vivificazione del soggetto, sia nel ritratto che nelle opere storiche. Il suo approccio innovativo al disegno anticipa le mosse di artisti che, nei decenni successivi al suo passaggio romano, verranno definiti barocchi.

 

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La presenza in città di pittori e scultori che si erano formati con lui ad Anversa, come Van Dyck e Georg Petel, o che erano entrati in contatto con le sue opere nel corso della formazione, come Duquesnoy e Sandrart, garantì di certo l’accessibilità dei suoi modelli a una generazione di artisti italiani ormai abituati a confrontarsi con l’antico alla luce dei contemporanei esempi pittorici e sulla base di un rinnovato studio della Natura.

 

Rubens e Bernini

Tra tutti, certamente Gian Lorenzo Bernini: i suoi gruppi borghesiani, realizzati negli anni Venti del Seicento, rileggono celebri statue antiche, come l’Apollo del Belvedere, per donare loro movimento e traducono in carne il marmo, come avviene nel Ratto di Proserpina.

La mostra vuole quindi anche illuminare il controverso rapporto fra i capolavori berniniani e il naturalismo rubensiano: la sfida tra i due linguaggi emerge attraverso l’analisi dei ritratti e delle sculture, rivelando una reciproca ispirazione che ha contribuito alla definizione stessa del Barocco.

 

Rubens e Bernini_lasinodoro

 

La stampa e il linguaggio del barocco

La mostra, infine, pone attenzione anche al ruolo delle stampe nella diffusione del linguaggio barocco. La tempestiva circolazione delle prove grafiche rubensiane accelera il dialogo per tutti gli anni Trenta del Seicento, sollecitando operazioni editoriali come la Galleria Giustiniana, dove le statue antiche prendono ormai definitivamente vita, secondo un effetto già definito Pigmalione dalla critica. Insomma una mostra assolutamente da non perdere: controlla nel programma mensile quando è prevista la prossima visita guidata!