Roma è la città che possiede il maggior numero di obelischi al mondo, persino più dell’Egitto, l’antica terra dei faraoni, dove questi monoliti iniziarono a diffondersi divenendo, insieme alle piramidi, il simbolo di questa gloriosa civiltà. Da loro chiamati “tekenu”, raggi di sole pietrificati, furono poi chiamati dai Greci “obeliskos”, diminutivo che significa “asta” o “ago”, nome poi adottato anche dai Romani. Dopo la Battaglia di Azio del 31 a.C., che vide il trionfo di Ottaviano su Marco Antonio e Cleopatra, l’Egitto divenne provincia romana, i rapporti con Roma si intensificarono insieme alle tracce lasciate dagli Egizi, tra cui appunto anche i celebri obelischi. Ve ne sono oggi molti ancora ben visibili in tutto il centro cittadino, ma non tutti sono proprio originali o così antichi. Scopriamo insieme le differenze…

Obelischi di epoca faraonica (con o senza geroglifici) trasportati dall’Egitto a Roma

Obelisco Lateranense. Con i suoi 32,18 metri, è il più alto al mondo! Di granito rosso, fu innalzato a Tebe ed è datato al 1450 a.C. circa: si trovava a Karnak quando Ottaviano lo vide, ma a portarlo a Roma fu il figlio dell’imperatore Costantino, Costanzo, che lo inaugurò nel 357 d.C., facendolo innalzare nel Circo Massimo.

Obelisco Vaticano. Secondo per altezza (m. 27,37), fu innalzato ad Eliopoli e giunse a Roma con Caligola nel 37 d.C. per essere innalzato nel Circo posto accanto all’attuale Basilica di San Pietro. 

Obelisco Flaminio. Terzo per altezza (m. 23,20), è il più antico dopo quello Lateranense. Sorgeva a Eliopoli e probabilmente fu il primo obelisco a giungere a Roma al tempo di Augusto per celebrare appositamente la vittoria sull’Egitto. 

Obelisco di Montecitorio. Quarto per altezza (m. 22), giunse a Roma da Eliopoli e fu utilizzato da Ottaviano Augusto come gnomone nella grande meridiana del Campo Marzio.

 

 

Obelisco Sallustiano. Giunto a Roma probabilmente all’epoca di Augusto (ma non tutti gli studiosi sono concordi), presenta geroglifici copiati dall’obelisco Flaminio, spesso però in maniera errata! Fu eretto nel Circo di Sallustio, posto tra Porta Salaria e Porta Pinciana, nell’area in cui poi sorse la chiesa luterana di via Sicilia.

Obelisco Esquilino e Obelisco del Quirinale. L’obelisco Esquilino è di ignota provenienza e si ritiene sia stato trasportato a Roma all’epoca dell’imperatore Claudio; quello del Quirinale invece arrivò per volere di Domiziano. I due obelischi, privi di geroglifici, ornavano l’ingresso del Mausoleo di Augusto. 

Obelisco della Minerva. Eretto dal faraone Apries nel VI secolo a.C., è tra i piccoli della città, misurando appena m. 5,47! Trasportato a Roma in epoca incerta, fu innalzato nell’Iseo Campense, santuario dedicato alla dea egizia Iside, nei pressi del Pantheon.

 

 

Obelisco della Rotonda e Obelisco di Villa Celimontana. Eretto probabilmente nella città di Eliopoli davanti al tempio del Sole, il primo era dedicato a Ramses II e concepito in coppia con quello oggi a Villa Celimontana. I due obelischi furono trasferiti poi a Roma (non si sa sotto quale imperatore) per essere poi innalzati nell’Iseo Campense.

Obelisco delle Terme di Diocleziano. Eretto a Eliopoli da Ramses II insieme all’obelisco oggi a Firenze (nel Giardino di Boboli), fu trasportato a Roma, dopo la conquista dell’Egitto, per ornare l’Iseo Campense.

 

 

Obelischi eretti dagli imperatori a Roma (con o senza geroglifici)

Obelisco di piazza Navona. In granito rosso e alto m. 16,54, risale all’epoca di Domiziano: nella parte superiore infatti sono incisi il nome e la figura dell’imperatore romano, riprodotto in costume egizio. Innalzato nell’Iseo Campense, fu poi fatto trasportare da Massenzio nel suo Circo sull’Appia Antica nel IV secolo a.C. 

Obelisco del Pincio. Eretto da Adriano davanti al monumento funerario di Antinoo nella villa di Tivoli, è l’unico obelisco che reca in geroglifico la trascrizione del nome di “Roma”, essendo la realizzazione appunto di fattura romana!

 

 

Cosa succede agli obelischi dopo la caduta dell’Impero Romano?

Con la caduta dell’impero romano, gli obelischi iniziarono a crollare e a rompersi in più parti, finendo quasi sempre per essere ricoperti da metri e metri di terra. Iniziarono poi ad essere riscoperti solo nel Cinquecento quando i pontefici, a partire da Sisto V, decisero di restaurarli per innalzarli nuovamente in città. Rappresentavano infatti ottimi punti di arrivo e di convergenza visiva nel nuovo assetto urbanistico dato alla città, diventando una caratteristica propria di Roma: posizionati nelle mappe cittadine, davano la possibilità a pellegrini e viaggiatori di raggiungere con estrema facilità le piazze e i luoghi più importanti. Non è un caso quindi che, ponendosi al centro dell’incrocio tra via del Quirinale e via delle Quattro Fontane, sia possibile vedere contemporaneamente tre obelischi: Quirinale, Sallustiano ed Esquilino!

 

Obelischi di epoca moderna

Obelischi di Villa Borghese. Desiderando ingrandire Villa Pinciana, il principe Camillo Borghese (sposato con la celebre Paolina Bonaparte), incaricò Luigi Canina di porre una porta di colore rossastro in stile egizio, fiancheggiata da due stele, che mettesse in comunicazione la parte antica della villa con la nuova.

Obelischi di Villa Torlonia. Il principe Alessandro Torlonia fece innalzare nei giardini della propria residenza due obelischi in granito rosa con geroglifici incisi su tutti i lati, dedicandoli alla memoria degli amati genitori. 

Obelisco Marconi. All’Eur, proprio al centro di piazza Guglielmo Marconi, svetta in tutta la sua imponenza l’obelisco realizzato da Arturo Dazzi, inaugurato nel 1959 e dedicato al celebre fisico italiano. I 92 pannelli che compongono il rivestimento raffigurano danze, canti, preghiere e animali: una sorta di ringraziamento dell’uomo e della natura per le straordinarie scoperte di Gugliemo Marconi. 

 

 

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