Con la velocità con cui nell’ultimo secolo il progresso ha compiuto passi in avanti, difficilmente ci si ferma a riflettere su come fino a nemmeno un centinaio di anni fa, i nostri antenati potessero svolgere alcune azioni quotidiane cadute ormai in disuso. Il volto delle città e dei paesi, così come i loro abitanti, si è talmente trasformato che alcune abitudini e modi di fare di una volta ormai risulterebbero del tutto fuori tempo e luogo! Con questa premessa è abbastanza immediato comprendere come si siano evoluti negli anni anche i mestieri: non solo sono cambiati quasi radicalmente i processi di produzione, ma alcuni lavori sono completamente scomparsi e difficilmente oggi potrebbero tornare in voga. Ma traccia della loro importanza è presente ancora in alcune parti del centro di Roma, dove strade e piazze mantengono ancora il nome di questi antichi mestieri. Scopriamoli insieme!

 

Gli antichi mestieri ricordati nelle vie

I Giubbonari erano coloro che cucivano e vendevano i giubboni o i gipponi (dal latino “jupponarii”), cioè dei corpetti che divennero poi delle giacche. Ancora oggi a Roma questo capo di indumento è chiamato comunemente “giubbotto”.

I Chiavari invece erano i fabbricanti di chiavi, noti spesso per il loro “doppio lavoro”: non era rado infatti che fossero coinvolti in furti e scassinamenti, essendo abili nell’aprire serrature e nel contraffare chiavi di ogni tipo!

 

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Vi erano poi i Pettinari che realizzavano e vendevano pettini per ogni necessità e di ogni materiale: da quelli per i capelli particolarmente preziosi in avorio o ebano a quelli in legno per lavorare lino e seta. La lavorazione di vasi e catini di rame era invece affidata ai Catinari e Calderari, così chiamati dall’antico nome latino di questi manufatti i “cacabera”.

E ancora vi erano i Baullari, i Balestrari, i Cappellari e i Funari rispettivamente lavoratori e venditori di bauli e valigie, balestre, cappelli e corde.

 

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Altro mestiere molto in voga a Roma era il Paternostraro – poi chiamato Coronario – artigiano che pazientemente costruiva i rosari, per ogni gusto e per ogni tasca.

 

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Gli “Acquaroli”

Curioso il mestiere degli Acquacetosari, sottogruppo dei più noti acquaioli (o “acquaroli” come si dice a Roma), che come questi ultimi avevano il compito di vendere acqua di porta in porta e nelle strade.

 

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Facchino

 

La loro particolarità sta nel fatto che l’acqua venduta dagli Acetari – come erano anche chiamati – era solamente quella della sorgente acetosa, che si trova nella zona nord di Roma, particolare per il retrogusto ferruginoso e toccasana – almeno così si riteneva al tempo – per moltissimi malanni!