Già il titolo è tutto un programma! Sono Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, dal nome della piccola città di cui sono originario, anche se sono nato a Milano, nel 1571. Non ho ovviamente mai conosciuto di persona né Raffaello Sanzio né l’altro Michelangelo, il Buonarroti, ma ovviamente ne ho sentito parlare e spesso nei miei disegni mi sono in parte ispirato a loro.
Ma nonostante questo io penso di essere nettamente superiore, io amici miei ho rivoluzionato l’arte! Dopo di me nulla è stato più come prima… Ma sì, ditemi anche che sono superbo, non mi interessa di niente e di nessuno. Sapete quante me ne hanno dette sin da quando ero molto giovane e lavoravo come ragazzo di bottega a Milano? “Caravaggio sei pazzo, sei un attaccabrighe, finirai con fare danni seri, ecc.” Ma io non ho mai ascoltato nessuno se non me stesso e la voglia di diventare importante, di arricchirmi e di essere come i potenti nobili.
A Roma nella bottega del Cavalier d’Arpino
Capii subito che per fare successo vero con la mia arte dovevo andare a Roma, la città dei papi, dove sicuramente qualche signorotto avrebbe fatto di tutto per avere qualche mio quadro. Così, poco più che ventenne, arrivai in città e mi misi a lavorare nella bottega di un certo Cavalier d’Arpino, al tempo molto famoso e richiesto. Non ho mai capito come uno stupido come lui potesse avere tanto successo! I suoi disegni li avrei potuti fare ad occhi chiusi e con una sola mano, così come i disegni di molti altri artisti da strapazzo che popolavano Roma ai miei tempi.
La mia arte è sempre stata diversa: io non metto i “belletti e i fiocchetti” ai protagonisti delle mie tele. I miei Santi, le mie Madonne sono vere, sono piene di umanità, di quella umanità povera e dimenticata, di straccioni, di ubriaconi, di popolani e di prostitute! Queste ultime poi sono la mia passione: mi piace la loro sboccata compagnia – in particolare quella di Maddalena, Lena per gli amici, la più bella di tutte e una delle mie modelle preferite, volto di mie tante Sante e Madonne – e mi piace passare le giornate e le nottate a bighellonare in giro con un gruppo di delinquenti da strapazzo, passando da una locanda all’altra, sfidando tutto e tutti. Qualcuno ci provasse a dirmi qualcosa, gli faccio “assaggiare” la mia spada!
La mia “luce” è unica!
Poi la mia “luce“è unica al mondo. Come faccio? Beh, prima di tutto le mie tele sono sempre molto scure, nere, a volte senza sfondo delineato, cosicché io possa far risaltare al meglio i colori, dopodiché inserisco con vari strati di pittura a olio l’effetto luminoso: la mia luce rappresenta la Grazia di Dio che inonda tutti, oggetti, persone, animali.
Spesso, guardando le mie opere, vi sembrerà di stare a teatro: il sipario si è appena alzato e sul palcoscenico si accendono le luci e i personaggi cominciano a rappresentare lo spettacolo della vita! I miei modelli sono di solito gente di strada, comune, miei amici e conoscenti che per qualche spiccio vengono a casa mia, nel mio laboratorio, per posare anche ore, giorni, finché sulla mia tela non prende vita ciò che davvero desidero. Una volta ho anche dovuto abbattere a picconate un muro della mia casa in affitto per poter avere la giusta illuminazione per una mia opera! Non vi dico le proteste della mia proprietaria…
La mia arte…scandalosa…
Certo la mia arte così spudorata e vera, così come il mio carattere ribelle e impulsivo non è sempre stata ben vista da tutti. Molti sono i lavori che mi sono visto rifiutare: “Scandaloooo!!!” urlavano. “Non possiamo esporre questo scempio nella nostra chiesaaaa!!!”, proseguivano. Per fortuna ho anche avuto molti estimatori come nobili, cardinali e grandi dame che hanno fatto follie pur di avere un mio quadro. A questi miei amici devo anche la possibilità di essere sempre uscito di prigione senza grosse conseguenze, dopo qualche rissa o qualche bravata fatta con i miei compari. Sempre, a parte quella volta…
La partita a pallacorda e l’omicidio
Quella volta in cui non riuscii a trattenere quella rabbia che abita sempre nel mio cuore e che mi distrugge da dentro. Mentre ero a giocare una partita di pallacorda (un antenato del tennis, molto famoso al tempo), il clima con l’avversario, un certo Ranuccio Tommasoni, cominciò a farsi sempre più teso, sfociando in una vera e propria rissa. Fu in quel momento che la mia mano, quasi come fosse animata da uno spirito malvagio invisibile, fuori da ogni mio controllo, sferrò una pugnalata allo sventurato, uccidendolo all’istante. Oh vita sventurata, cosa ho mai fatto per meritare tale sciagura?
Verso Malta per diventare Cavaliere…
Decisi di scappare da Roma, dove le guardie papali mi cercavano senza sosta per portarmi alla forca. Raggiunsi Napoli e da lì Malta, dove venni accolto con tutti gli onori dai Cavalieri di Rodi (o Malta), un ordine cavalleresco religioso, che mi avrebbe garantito l’immunità e la vita salva. Ma di nuovo la mia rabbia, il mio odio per le regole, emerse in tutta la sua forza e quasi uccisi un cavaliere che mi aveva offeso: di nuovo dovetti fuggire per provare a tornare a Roma, dove il nuovo papa aveva deciso di concedermi la grazia, in cambio di alcune mie opere.
Il viaggio di rientro a Roma… e la mia morte…
Ma durante il viaggio di ritorno, qualcosa andò storto: la nave che doveva condurmi a Roma ebbe dei problemi e fio mi ritrovai in una località conosciuta come Porto Ercole, stanco, amareggiato, solo e malato. Morì così il 18 Luglio del 1610, non avendo ancora 39 anni.
Forse in fondo lo sapevo che la mia vita non sarebbe stata lunga e forse un po’ me la sono cercata. Ma so per certo che i miei quadri, le mie tele raccontano ancora molto di me, delle mie passioni, delle mie inquietudini e di ciò in cui ho sempre creduto. I miei Santi (come San Francesco, Santa Maria Maddalena, San Giovanni Battista, la Vergine Maria, San Matteo, ecc.), i miei personaggi biblici (David e Golia, Giuditta e Oloferne, ecc.), i miei ritratti e le mie nature morte oggi sono esposti nei musei di tutto il mondo così come nelle chiese: in fondo un posto nel Paradiso degli artisti sono riuscito a guadagnarmelo anche io!