A 500 anni dalla morte di Raffaello, la città di Roma celebra il grande artista del Rinascimento italiano con una mostra che si annuncia straordinaria! Il tributo più importante collegato all’Urbinate si celebra proprio a Roma, la città che lo ha reso il Raffaello conosciuto oggi in tutto il mondo, città dove morì all’età di soli 37 anni.
Raffaello 1520-1483: la mostra evento delle celebrazioni del quinto centenario dalla morte
La mostra si presenta eccezionale poiché per la prima volta sono esposte più di 100 lavori autografi o comunque riconducibili alla sua sfera, a cui si sommano altre numerose opere utili per confronti. Notevoli i prestiti e le collaborazioni internazionali: grazie al lavoro di esperti mondiali è stato infatti possibile organizzare l’intera mostra, considerata l’evento di punta delle celebrazioni del quinto centenario dalla morte.
Il percorso espositivo
Fu a Roma che Raffaello riuscì a trovare la perfetta committenza, grazie ai papi, ai facoltosi nobili, agli umanisti e ai dotti letterati. Qui visse per ben 11 anni, dal 1509 al 1520 ed è qui che riuscì ad esprimere il suo talento in forme nuove e sperimentali che lo consacrarono, insieme a Michelangelo, come massimo artista del Rinascimento. Una mostra grazie alla quale sarà possibile conoscere tutta la sua opera pittorica romana, ma non solo.
Un percorso espositivo che esplora l’intera attività progettuale di Raffaello: dalle arti plastiche a quelle decorative, dall’antiquaria fino all’architettura e all’urbanistica: fu nel 1514 infatti che l’Urbinate divenne responsabile dell’importante Fabbrica di San Pietro. Non fu infatti solo artista: gli furono affidati compiti importantissimi come condurre scavi per riportare alla luce i capolavori dell’antichità; studiare e conservare le vestigia urbane; sovrintendere il cantiere della Basilica di San Pietro fino a perfezionare lo studio e il metodo della pittura.
Non stupisce quindi che la sua prematura scomparsa abbia gettato nello sconforto la maggior parte dei suoi contemporanei, soprattutto tra quella folta schiera di umanisti e mecenati che aveva così tanto ispirato e allietato con le proprie creazioni. E’ infatti lo stesso epitaffio in latino inciso sulla sua tomba all’interno del Pantheon a descrivere alla perfezione l’idea e lo stato d’animo di quel 6 Aprile 1520: “Qui sta quel Raffaello, mentre era vivo il quale, la Natura temette di essere vinta e, mentre moriva, di morire con lui”.
Particolarità assoluta della mostra, è il suo essere articolata a ritroso, in un travolgente flash back. Si parte proprio dalla fine di tutto, per ripercorrere poi, sala dopo sala, l’intera vita dell’Urbinate: da Roma a Firenze, da Firenze all’Umbria, fino alle radici urbinate.
I capolavori in mostra
Ma cosa ci aspetta? Potremo ammirare opere dal valore immenso come per esempio la Madonna del Granduca e la Velata dalle Gallerie degli Uffizi di Firenze; la Pala di Santa Cecilia dalla Pinacoteca di Bologna; opere mai tornate in Italia dopo la loro dipartita come per esempio la Madonna Alba dalla National Gallery di Washington; e ancora il Ritratto di Baldassare Castiglione e l’Autoritratto con amico dal Louvre. Bellissimo poi poter vedere, per la prima volta nella stessa esposizione, i due ritratti che Raffaello realizzò per i pontefici che lo consacrarono all’immortalità, Giulio II della Rovere e Leone X de’ Medici. Non mancano le opere più celebri, come la Fornarina o la Madonna della Rosa.