Continuano i festeggiamenti per il cinquecentenario dalla morte di Raffaello Sanzio, questa volta con una piccola ma interessante mostra (purtroppo al momento non visitabile), ospitata nelle sale della prestigiosa Accademia di San Luca a Roma.
La Mostra
Da sempre l’Accademia ha posto come modello di formazione artistica e levatura sociale il maestro urbinate che, con la sua arte, ha ispirato intere generazioni di pittori. Il percorso museale, curato da Francesco Moschini, Valeria Rotili e Stefania Ventra, vuole proprio porre l’attenzione da un lato sulla figura dell’artista Raffaello grazie ad alcune sue opere – vere o attribuite – conservate proprio nell’Accademia; dall’altra rileggere gli insegnamenti raffaelleschi contenuti nelle opere degli accademici.
Il caso della Pala di San Luca
Partendo quindi proprio dal “San Luca” attribuito a Raffaello, è possibile attraverso varie sezioni, scoprire quanto sia stato forte durante i secoli il legame dell’Accademia con il Sanzio. La pala del San Luca ritratto mentre dipinge la Vergine con il Bambino apparsa in una visione alla presenza stessa di Raffaello, sottolinea come la tradizione abbia da subito riconosciuto all’Urbinate una superiorità artistica rispetto a tutti gli altri “colleghi”, sottolineata proprio da questo simbolico passaggio di consegne tra San Luca, patrono dei pittori e il Sanzio.
La pala si trovava in origine sull’altare principale della Chiesa dell’Accademia all’Esquilino e godette sempre di grandissima fortuna, tanto che nel 1623, a causa del precario stato di conservazione, Antiveduto Gramatica decise di effettuare una copia, per tramandarne il ricordo. Grazie a questa mostra, le due pale sono visibili una accanto all’altra, potendone così cogliere pienamente tutte le similitudini e le differenze.
Il Putto reggifestone
Altra importante opera di Raffaello esposta in mostra è il “Putto reggifestone”, entrato a far parte della collezione accademica nel 1834 e da subito oggetto di studi e ricerche. Sembra infatti molto simile ai putti presenti ai lati del profeta Isaia, affrescato nella Basilica di Sant’Agostino a Roma. Era di fondamentale importanza per gli allievi dell’Accademia potersi confrontare con quest’opera a fresco perché consentiva loro di studiare da vicino la tecnica pittorica del Sanzio per poterla poi riprodurre, cercando di imitare soprattutto la resa dei cangianti e dei chiaroscuri.
Le altre opere in mostra
Ecco dunque che la mostra prosegue con l’esposizione di alcuni lavori didattici realizzati dai giovani apprendisti ed artisti frequentatori dell’Accademia che si ispirarono in modo più o meno fedele alle diverse opere di Raffaello. Qualche esempio? Ovviamente sono state copiate, interpretate e riprodotte le opere più celebri del Sanzio a partire dalle pitture presenti in Vaticano (Stanze di Giulio II e Logge), passando per l’emozionante “Trionfo di Galatea” di Villa Farnesina, ripreso magistralmente da un giovane Pietro da Cortona, fino ad alcuni dei suoi quadri più famosi, come la “Velata” inserita con un inaspettato guizzo nel Ferrarese o “Autoritratto con gli antichi” di Achille Fauni, opera datata al 1962.
- Pietro da Cortona: Galatea
- Achille Fauni: La Velata
L’arte di Raffaello ha così attraversato secoli di storia giungendo immutata, in tutta la sua incantata bellezza, fino ai nostri giorni.