Visitare i Musei Vaticani vuol dire immergersi nella più straordinaria collezione di opere d’arte al mondo…e non mancano di certo le sorprese!

 

La creazione della Pinacoteca

La storia dei Musei Vaticani è infinita poiché è cresciuta durante i secoli grazie al continuo e instancabile impegno dei pontefici per arricchire le proprie collezioni. Tra le ultime realizzate vi è proprio la celebre Pinacoteca inaugurata il 27 Ottobre del 1932 ed allestita nell’edificio espressamente costruito dall’architetto Luca Beltrami per volere di papa Pio XI Ratti, in una parte dell’ottocentesco Giardino Quadrato, isolato e circondato completamente da viali. Fu questo ad essere ritenuto un luogo particolarmente adatto ad assicurare le migliori condizioni di luce in rapporto sia alla corretta conservazione delle opere sia alla loro ottimale valorizzazione estetica. Veniva così risolta l’annosa questione dell’esposizione delle pitture, spostate di continuo nell’ambito dei Palazzi Apostolici in mancanza di una sede adeguata alla sua importanza.

 

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La raccolta dei dipinti

Una prima raccolta di 118 pregevoli dipinti fu creata da papa Pio VI intorno al 1790 ma ebbe vita breve, poiché con l’arrivo dei francesi molte furono le opere che Napoleone portò a Parigi in seguito al Trattato di Tolentino del 1797 (un accordo diplomatico sottoscritto a seguito delle vittorie militari della Francia che vedeva appunto la dipartita di molte opere d’arte). Fortunatamente molti di questi capolavori (tra i quali vi erano per esempio il Laocoonte, l’Apollo del Belvedere, la Trasfigurazione di Raffaello e la Pala Decemviri di Perugino) furono recuperati verso il 1815 grazie allo straordinario intervento diplomatico di Antonio Canova. Papa Pio VII, per questa sua grande opere in difesa dell’arte italiana, gli conferì il titolo di Marchese d’Ischia, con un vitalizio di 3.000 scudi che egli volle elargire a sostegno delle accademie d’arte. La collezione continuò ad essere ingrandita, arrivando a contare circa 460 dipinti, disposti oggi nelle sale della Pinacoteca in base a criteri di cronologia e scuola.

 

I capolavori della Pinacoteca tra Trecento e Quattrocento

Tra le opere più antiche vi è il celebre Trittico Stefaneschi, eseguito da Giotto tra il 1315 e il 1320 per la Basilica di San Pietro: una tavola a tre scomparti dipinta su entrambi i lati poiché doveva essere vista sia dai presbiteri, sia dai fedeli. Importanti le opere esposte del Beato Angelico come le Storie di San Nicola di Bari, scomparti della predella di un grande trittico eseguito nel 1437 circa per la Cappella di San Niccolò nella Chiesa di San Domenico di Perugia (e oggi custodito in buona parte presso la Galleria Nazionale dell’Umbria). Incantano per delicatezza e raffinatezza gli affreschi di Melozzo da Forlì con la serie di angeli musicanti realizzata per la Basilica dei Santi Apostoli a cui si aggiunge l’affresco di papa Sisto IV ritratto insieme ai nipoti (è presente anche Giuliano della Rovere, futuro Giulio II) mentre nomina Bartolomeo Platina Prefetto della Biblioteca Vaticana.

 

 

La sala dedicata a Raffaello

Vi è poi la sala dedicata a Raffaello Sanzio, dove sono esposte le opere dell’Urbinate: dalla celebre Pala Oddi con l’incoronazione della Vergine, alla raffinata Madonna di Foligno fino alla Trasfigurazione, ultima opera realizzata dall’artista prima di morire. Le pareti della sala presentano invece la serie di arazzi realizzata dalla bottega di Pieter van Aelst a Bruxelles su cartoni di Raffaello, appositamente per la Cappella Sistina, con le Storie dei santi Pietro e Paolo, tratti dai Vangeli e dagli Atti degli Apostoli.

 

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I capolavori tra Cinquecento e Seicento

Proseguendo nella visita, si possono poi ammirare il San Girolamo di Leonardo da Vinci, opera  tra le più enigmatiche del pittore, scultore, architetto, ingegnere e filosofo toscano e ancora la grande pala della Madonna col Bambino e Santi dipinta da Tiziano fra il 1533 e il 1535, capolavoro della piena maturità dell’artista veneto.

 

 

Per il Seicento quattro i grandi artisti da menzionare: Domenico Zampieri, detto il Domenichino, con il dipinto della Comunione di San Girolamo; Guido Reni con la Crocifissione di San Pietro; Pietro da Cortona con la Visione di San Francesco replica, di dimensioni leggermente inferiori, della pala d’altare dipinta nel 1640-1641 per la Cappella Montauto nella Chiesa dell’Annunziata ad Arezzo; Caravaggio con la Deposizione commissionata da Girolamo Vittrice per la cappella di famiglia nella Chiesa Nuova, considerata uno dei massimi capolavori del Merisi.

 

 

Ultime opere assolutamente da ammirare sono i dipinti di Wenzel Peter, pittore austriaco noto per la minuzia negli studi anatomici e che si fece notare soprattutto come “animalista”, un genere molto singolare, che lo portò a riprodurre con straordinario naturalismo animali delle specie più diverse, immortalati nei loro atteggiamenti di stasi o di lotta. Straordinario in questo senso il suo Adamo ed Eva nel Paradiso Terrestre, prova del suo più alto virtuosismo. Qui infatti l’artista ha radunato intorno alle figure di Adamo ed Eva quelle di oltre 200 animali di tutto il mondo, riprodotti non solo con abilità pittorica, ma anche con approfondita conoscenza e precisione scientifica.

 

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Visitare la Pinacoteca Vaticana vuol dire poter ammirare dal vivo questi immensi capolavori d’arte: controlla qui quando è in programma la nostra visita guidata!