Sede del Museo Nazionale dal 1916 (oggi VIVE), Palazzo Venezia è uno degli edifici più imponenti di Roma. La sua realizzazione risale al 1455 e si deve al cardinale Pietro Barbo, appena nominato titolare della vicina Basilica di San Marco Evangelista.
Qualche anno il cardinale fu eletto pontefice con il nome di Paolo II, dando il via a una serie di lavori di ampliamento dell’edificio: furono così realizzati i tre saloni monumentali (Sala Regia, Sala del Concistoro poi divenuta delle Battaglie e Sala del Mappamondo) e soprattutto il Viridarium, un giardino porticato situato all’angolo tra le attuali piazza San Marco e piazza Venezia. Alla fine del Quattrocento, al nucleo originario del palazzo fu aggiunto l’Appartamento Cybo – così chiamato dal nome del suo primo abitante, Lorenzo Cybo, nipote di papa Innocenzo VIII – affacciato sulla via Papale, oggi via del Plebiscito.
Da residenza papale ad ambasciata
Il palazzo rimase di proprietà pontificia fino al 1564, anno in cui venne ceduto da Pio IV de’ Medici alla Repubblica di Venezia, che vi stabilì la propria ambasciata ed è per questo che ancora oggi è chiamato Palazzo Venezia. L’edificio passò poi all’Austria in seguito alla caduta della Serenissima, mentre nel 1910 circa l’ala del palazzo con il Viridarium di Paolo II, detta Palazzetto, fu abbattuta e poi ricostruita in posizione arretrata – dove la vediamo oggi – per consentire i lavori di ampliamento della piazza e la visione diretta del Vittoriano.
Le sale principali di Palazzo Venezia
Nel 1916 il Regno d’Italia rivendicò il palazzo all’Austria per destinarlo a sede di un grande Museo Nazionale di Arte Medievale e Rinascimentale. Il ruolo però fortemente simbolico e nazionalistico assunto dall’edificio dopo la restituzione spinse, nel 1922, Benito Mussolini a sceglierlo come sede del governo fascista, destinando ad ufficio personale la Sala del Mappamondo in cui si apre il celebre balcone, da cui già i pontefici si divertivano a vedere l’arrivo dei “barberi” nella celebre gara della corsa dei cavalli lungo via Lata (attuale via del Corso).
E’ questa sicuramente una delle sale più suggestive del palazzo ed insieme alla Sala del Pappagallo – che prende il nome dall’animale che Paolo II qui teneva – danno inizio all’ala di rappresentanza dell’edificio, di cui facevano parte anche la Sala dei Paramenti, così chiamata per i paramenti sacri del pontefice, e la Sala delle Fatiche d’Ercole in cui si può ammirare l’elegante decorazione del fregio che corre sotto la copertura lignea con le celebri fatiche dell’eroe greco.
I capolavori esposti: Bernini, Algardi, Giorgione e…
Tra i capolavori esposti nel museo, meritano invece una particolare menzione il busto in marmo di Innocenzo X realizzato dall’Algardi, l’Angelo con cartiglio e Memoria a suor Maria Raggi di Gian Lorenzo Bernini, il Doppio Ritratto di Giorgione, il San Pietro Piangente del Guercino e la Cleopatra di Carlo Maratta.
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