L’imponente mole di Palazzo Farnese domina l’omonima piazza, angolo elegante e raffinato del centro cittadino. Considerato una delle “quattro meraviglie di Roma”, è facile immaginare il motivo per cui sia stato soprannominato il “dado”!
La storia di Palazzo Farnese
La sua storia inizia nel 1517 quando il cardinale Alessandro Farnese (futuro papa Paolo III e fratello della celebre Giulia la Bella, amante di papa Alessandro VI Borgia) incaricò Antonio da Sangallo il Giovane di dare il via alla costruzione della propria residenza, impresa che verrà poi continuata da vari architetti tra cui Michelangelo, il Vignola che disegnò la facciata posteriore e Giacomo della Porta.
La storia del palazzo si fonde nel Settecento con quella dei Borbone, divenendo di proprietà del re Carlo VII di Napoli, figlio dell’ultima discendente della famiglia Farnese, Elisabetta, fino a quando nel 1874 Federico II di Napoli ne concesse in affitto una parte al governo francese, che vi trasferì la propria ambasciata, per poi acquistarlo nel 1911. Riacquistato dallo Stato Italiano nel 1936, fu nuovamente affittato per 99 anni alla Francia per una cifra simbolica, nell’ambito di un patto che prevedeva la concessione allo Stato Italiano, alle stesse condizioni, dell’Hotel de La Rochefoucauld-Doudeauville (o Hotel de Boisgelin), attuale sede dell’ambasciata d’Italia a Parigi. Ma è entrando al suo interno che la meraviglia si palesa al visitatore.
Le decorazioni interne
Una sequenza continua di stanze e saloni sfarzosamente decorati, tra i quali meritano particolare menzione il Salone Rosso, un tempo chiamato Salone dei filosofi poiché qui era esposta la collezione degli antichi busti di filosofi e poeti greci portati a Napoli dai Borboni (oggi al Museo Archeologico Nazionale). La Sala dei Fasti, che si apre sulla loggia di Michelangelo, in passato stanza di rappresentanza della famiglia, il cui soffitto è quello più antico del palazzo (realizzato dal Sangallo), è interamente ricoperta di affreschi che illustrano i fasti della famiglia, realizzati da Francesco Salviati e completati dai fratelli Zuccari (Taddeo e Federico). La Camera del Cardinale con gli affreschi di Daniele da Volterra ritraggono il tema dell’unicorno e il trionfo di Bacco, un doppio ciclo che celebra la gloria dei Farnese e della Chiesa.
La Galleria dei Carracci
La stanza però più celebre del palazzo è la Galleria affrescata dai fratelli Carracci (Annibale ed Agostino) e dal Domenichino, commissionata in vista del matrimonio tra Ranuccio Farnese e Margherita Aldobrandini, nipote di papa Clemente VIII. La volta rappresenta il tema degli Amori degli Dei, ispirata alle Metamorfosi d’Ovidio, mentre l’affresco centrale celebra l’unione degli sposi, rappresentati sotto le sembianze di Bacco e Arianna.
La complessità dell’impresa decorativa in una galleria stretta (lunga 20 metri e larga 7) è sapientemente superata dalla creazione di un’architettura in trompe-l’oeil, visibile dal balaustro presente agli angoli. Oltre ai giochi ottici e di prospettiva, i Carracci decisero di celebrare anche i due più grandi maestri del Rinascimento: Raffaello, con l’inserimento della storia di Galatea, e Michelangelo, attraverso gli “ignudi” che scandiscono la struttura della composizione.