Tra le più suggestive Dimore Storiche del Lazio, merita una particolare menzione Palazzo Doria Pamphilj a Valmontone non solo per la sua bellezza artistica, ma anche per l’interessante storia.
La storia del palazzo e il progetto della “Città Panfilia”
Tutto ebbe inizio nel 1651 quando il principe Camillo Francesco Maria (nipote di papa Innocenzo X e figlio della chiacchierata Olimpia Maidalchini), acquistò dai Barberini le terre di Valmontone – insieme a quelle di Lugnano e Montelanico – ed eleggendo il feudo a propria residenza extraurbana.
E subito furono avviati i lavori di rinnovamento, secondo un’idea particolarmente ambiziosa: nel punto più alto del borgo, fu costruito un palazzo di notevoli dimensioni inserito in un complesso urbano provvisto di foresteria, armeria, stalle, granaio, carceri, piazza del mercato e botteghe. Un progetto che nelle cronache dell’epoca fu indicato come “Città Panfilia”, uno cioè degli ultimi esempi e riflessi della teoria rinascimentale di “città ideale”.
Nel 1652 si diede avvio alla quasi totale demolizione dell’antico castello Sforza e tra 1654 e 1670 si completò la costruzione del nuovo palazzo il cui progetto originario fu affidato all’architetto gesuita Benedetto Molli e completato da Antonio Del Grande. Nasceva così il luogo perfetto in cui il principe Camillo poteva ritirarsi dalle tensioni cittadine vivendo a contatto diretto con i suoi sudditi, uno spazio completamente alternativo ai grandi centri, immerso però nella bellezza.
Gli affreschi del piano nobile
Straordinaria è infatti ancora oggi la sequenza delle undici sale affrescate del piano nobile decorate nelle volte col tema dei Quattro Elementi (Fuoco, Aria, Acqua e Terra) e dei Quattro Continenti (Americhe, Europa, Asia e Africa). L’intero ciclo fu eseguito da Pier Francesco Mola, ma altri importanti nomi parteciparono all’impresa: Francesco Cozza per la volta del Fuoco; Mattia Preti per quella dell’Aria; Guglielmo Cortese per l’Acqua e Giambattista Tassi per la Terra.
L’iconografia è incentrata sulle allegorie dei quattro Elementi e dei quattro Continenti, programma che, per la elaborata ricchezza di riferimenti, fa supporre l’influenza e l’intervento diretto di un colto committente, quale appunto il nostro principe. Gli stessi temi si ritroviamo infatti diffusamente rappresentati in tutto il Seicento nelle residenze urbane e soprattutto nelle dimore di campagna e possono essere interpretati come una emanazione dell’idea di “natura” all’epoca assai corrente.
Immancabile in una palazzo nobiliare è poi la sontuosa sala di rappresentanza, il cosiddetto Salone del Principe, dipinto a trompe l’oeil da Gaspard Dughet e Guillaume Courtois; e completano la visita le due cappelle private con le raffigurazioni di Sant’Agnese e Dio Padre. Una vera e propria meraviglia per gli occhi: il ciclo di affreschi di Valmontone rappresenta infatti uno degli esempi più importanti di impresa decorativa della metà del Seicento, non solo per l’alta qualità delle pitture ma anche per il rilievo dei nomi degli artisti che le eseguirono, ma d’altronde la committenza era quella di un principe!
Il Museo Archeologico
Ma le sorprese non finiscono qui. Perché dal 2003 Palazzo Doria Pamphilj ospita a piano terra l’interessante museo archeologico che espone gli importanti reperti rinvenuti in differenti siti circostanti insieme ad interessanti e utili plastici ricostruttivi. Pezzi di assoluto rilievo esposti nel museo sono il sarcofago di Colle Vallerano, rinvenuto nel 1936, in marmo bianco a grana fine e con sulla fronte l’imago clipeata del defunto; e il cosiddetto pettorale della fanciulla di Valmontone, ornamento in cuoio traforato decorato con lamine d’oro e rame.
Ed è proprio per il suo significativo valore storico e artistico, che il Palazzo Doria Pamphilj di Valmontone è stato inserito nella rete delle Dimore Storiche del Lazio: non resta quindi che venire a visitarlo insieme a noi!