Ospedali e ricoveri nella Roma che Fu: quali furono e quale sarà la loro interessante storia? Un viaggio per scoprire gli ospedali più antichi di Roma come l’Ospedale di Santo Spirito che nell’Urbe sorse nel 727 d.C.
La medicina in epoca romana
Una vera e propria formazione nell’arte della medicina non esisteva ai tempi dell’antica Roma. Chiunque poteva dichiararsi medico e senza nessuna cognizione teorica o esperienza pratica aprire un ambulatorio. Tuttavia sappiamo che uno dei medici più noti dell’Urbe fu certamente Galeno, vissuto nel II secolo d.C., anche se il medico nell’antica Roma era di solito un professionista “generico” che non aveva una precisa specializzazione (se non in rari casi).
La medicina dal Medioevo in poi
Nel Medioevo la conoscenza medica si basò principalmente sui testi greci e romani sopravvissuti e preservati nei monasteri. I primi ospedali si formarono di fatto fornendo assistenza e rifugio agli anziani, agli invalidi, ai non abbienti e ai pellegrini itineranti: non a caso erano infatti detti xenodochia, dal greco xenos, ospite straniero, e dokeion, ospizio. Con il diffondersi del Cristianesimo, la cura fisica divenne subordinata a quella spirituale, abbinando spesso preghiere di supporto da rivolgere anche ai santi patroni, come per esempio Cosma e Damiano o San Rocco. L’assistenza ai malati veniva quindi considerata come un vero atto di carità cristiana e spesso gli ospedali vennero allestiti nelle chiese o comunque in edifici annessi ai luoghi di culto. E Roma non fece eccezione.
Il più antico ospedale di Roma: Santo Spirito in Sassia
Nell’Urbe sorse nel 727 il più antico edificio ospedaliero di tutta Europa: l’Ospedale del Santo Spirito in Sassia. Nato come alloggio, luogo di cura e assistenza per i pellegrini che giungevano a Roma, divenne nel 1198, per volere di papa Innocenzo III, un vero e proprio presidio medico. Rifatto e ampliato nel 1475 da papa Sisto IV della Rovere, è alla storia di questo edificio che si devono due colorite espressioni romanesche: “li mortacci tua e de tu nonno in cariola”, ad indicare la morte in sovrannumero, perché quando i ricoverati diventavano particolarmente numerosi (come per esempio durante le epidemie), si aggiungevano nelle corsie ulteriori letti, posti al centro e chiamati “carriole”; ma anche “figlio di una mignotta” poiché l’ospedale era dotato di una ruota per gli esposti, bambini abbandonati che venivano poi registrati come “filius m. ignotae” (ovvero “figlio di madre ignota”), dove m. stava per “matris” ma, dato che il punto non era mai considerato, la lettura divenne “filius mignotae”!
Gli ospedali del 1300: S. Giovanni, S. Giacomo e il Santissimo Salvatore
Altro antico presidio medico fu il trecentesco Ospedale di San Giovanni in Laterano o del Salvatore, perché in origine affidato alla Compagnia del Salvatore. Ampliato nel 1400, arrivò nel 1592 a poter accogliere ben 230 infermi, venendo poi nuovamente ampliato nel secolo successivo: accanto, l’edificio a forma di chiesa ospitava invece l’Ospedale delle Donne, ovvero il Reparto Maternità.
Lungo la centralissima via del Corso, accanto alla Chiesa di San Giacomo in Augusta, venne realizzato nel 1339 l’Ospedale di San Giacomo degli Incurabili, la cui posizione era strategica perché vicinissima a Porta del Popolo. Nel 1451 l’ospedale, affidato alla Compagnia del Divino Amore, venne riservato ai malati di sifilide, morbo diffuso a Roma dall’esercito di Carlo VIII e ritenuto all’epoca incurabile, motivo per il quale la Compagnia mutò nome in Confraternita di San Giacomo degli Incurabili! Qui si dedicarono alle cure degli incurabili San Filippo Neri, San Gaetano da Thiene, San Camillo de Lellis, oltre ovviamente a numerosi ma anonimi frati e suore.
In posizione più defilata e all’interno della popolosa Trastevere, nel 1391, Santa Francesca Romana fece realizzare accanto alla Chiesa di Santa Maria in Cappella l’Ospedale del Santissimo Salvatore, del quale si occupava lei stessa. Curioso è che la proprietà, passata poi ai Pamphilj, nel 1800 tornò a funzionare come ospedale divenendo poi una casa di riposo tuttora funzionante, gestita dalla Fondazione di Santa Francesca Romana.
Gli ospedali nel 1500: Consolazione e Cento Preti
Alle spalle della Chiesa di Santa Maria della Consolazione (su Vico Jugario) e ad essa annesso, sorse nel 1506 l’Ospedale della Consolazione in cui molte nobildonne romane prestavano assistenza ai ricoverati, motivo per il quale furono soprannominate dal popolo “spidocchiare”. Una lapide sulla facciata ricorda che qui nel 1591, all’età di soli 23 anni, morì San Luigi Gonzaga, assistendo i malati di colera.
Su Lungotevere Vallati, si affacciava direttamente sul fiume, l’Ospizio dei Cento Preti costruito da Domenico Fontana nel 1578, come luogo di accoglienza per i mendicanti e dedicato a San Francesco. Quando nel 1715 la Congregazione che gestiva l’ospedale si trasferì nel Complesso del San Michele a Ripa Grande, l’edificio fu convertito in ospedale ecclesiastico, destinando però una parte all’accoglienza delle fanciulle orfane e mendicanti (il Conservatorio dei Santi Clemente e Crescentino), ancora oggi affacciata su via delle Zoccolette. Il curioso nome della strada si collega appunto alle povere orfane qui ospitate che erano solite indossare come calzari, proprio degli zoccoli!
San Filippo Neri e l’Ospizio dei Convalescenti e Pellegrini
Alla Chiesa della Santissima Trinità dei Pellegrini, in cui operava l’omonima confraternita sorta per volere di San Filippo Neri, fu annesso nel 1625 il grande Ospizio dei Convalescenti e Pellegrini costruito per l’assistenza ai pellegrini durante il Giubileo di quell’anno. Una targa ricorda inoltre che qui Goffredo Mameli e molti altri valorosi uomini morirono a causa delle ferite subite durante la difesa di Roma, perché durante gli scontri l’ospizio fu trasformato in ospedale militare.
L’Isola Tiberina e il Fatebenefratelli
Chiudiamo la rassegna con l’ospedale storico forse più famoso di tutta Roma! Sull’Isola Tiberina, votata alla medicina già dall’epoca romana, sembra fosse presente sin dall’anno 1000, un santuario-ricovero in cui in seguito prestarono servizio di cura e assistenza ai poveri e agli infermi le monache Benedettine, dette le Santucce. Nella seconda metà del Cinquecento, la struttura venne trasformata in “fabbrica della salute”, un edificio in cui operavano medici, chirurghi ed infermieri. Nel 1585, fra Pietro Soriano fondò una confraternita di soccorso ai malati secondo la regola di San Giovanni di Dio, popolarmente chiamati Fatebenefratelli, introducendo innovazioni sanitarie particolarmente rivoluzionarie per l’epoca, come per esempio la suddivisione dei malati in relativi reparti specializzati a seconda della patologia.
Ma come si rifornivano di medicinali tutti questi ospedali? Tramite le celebri spezierie cittadine, come per esempio quella di Santa Maria alla Scala a Trastevere o il Collegio degli Speziali nella Chiesa di San Lorenzo in Miranda al Foro Romano!
Controlla il programma mensile per vedere quando è prevista una nostra visita guidata a questi luoghi straordinari!
Come sempre molto chiare e concise brave
Grazie mille Elide!
Buona sono uno studente dell^accademia delle belle arti di Roma, vorrei chiedervi per un esame le fonti sugli ospedali storici di Roma ovviamente con le cappelle annesse, in modo dettagliato chiedo di poter approfondire la chiesa di Santa Maria Portae Paradisi.
Gentile Sandro, per quanto riguarda un manuale generico (datato ma valido) consigliamo “Degl’istituti di pubblica carità ed istruzione primaria e delle prigioni in Roma” di Carlo Luigi Morichini (in tutti i suoi volumi). Per quanto riguarda invece Santa Maria Porta Paradisi, gli articoli di Paola Raffaella David, “Interventi di conservazione nella chiesa di Santa Maria in Porta Paradisi a Roma” in Bollettino d’Arte, 112 (2000) e quello di Francesca Romana Stabile, “L’ospedale di S. Giacomo in Augusta, dall’assistenza alla cura” in Ricerche di storia dell’arte, vol. 41, n. 3, Carocci, settembre 2018.