Fare una selezione delle opere principali esposte nei Musei Vaticani è impresa assai difficile perché parliamo di un insieme di collezioni che si sono formate lungo i secoli, in grado di raccontare l’intera storia dell’umanità. Proviamo però a selezionare alcune opere che, per ciascun secolo, sono state in grado di rappresentare il massimo livello artistico raggiunto.

 

Statua di Osiri/Antinoo (Museo Gregoriano Egizio)

musei-vaticani_statua di osiri-antinoo_lasinodoroLa statua rappresenta il giovane fanciullo favorito di Adriano, Antinoo divinizzato dall’imperatore dopo la tragica morte nelle acque del Nilo. Il suo culto come Osiri-Antinoo si diffuse rapidamente in tutte le province dell’Impero, soprattutto tra il 133 e il 138 d.C. e moltissime furono le immagini del giovane che iniziarono ad essere prodotte, classificate in differenti tipologie. Il modello iconografico del nostro esemplare è proprio quello dell’Osiri-Antino con cui si voleva esprimere la natura regale e divina del giovanotto. La statua, rinvenuta nel 1740 a Villa Adriana (Tivoli), fu donata a papa Benedetto XIV e nel 1742 fu collocata nei Musei Capitolini; fu poi Gregorio XVI a farla trasferire in Vaticano nel 1838 per esporla nel nuovo Museo Egizio.

 

Anfora Attica a figure nere (Museo Gregoriano Egizio)

musei-vaticani_anfora attica firmata da Exekias_lasinodoroLa celebre anfora attica firmata da Exekias, vasaio e pittore, è capolavoro artistico per la straordinaria capacità nella resa di dettagli e ornamenti, una minuziosa opera di incisione effettuata dopo la cottura. Achille e Aiace sono seduti e intenti a giocare esclamando i punti realizzati, rispettivamente quattro  e tre, come indicano le iscrizioni che escono dalle loro bocche, come un fumetto. Sull’altro lato sono invece raffigurati i Dioscuri: Castore tiene per le briglie il cavallo Kyllaros e si rivolge verso Leda che gli offre un fiore, mentre Polluce gioca con un cane e Tindareo accarezza il muso del destriero.

 

Il Laocoonte (Museo Pio Clementino – Cortile Ottagono)

Il gruppo statuario (datato tra 40 e 30 a.C.) venne ritrovato nel 1506 sull’Esquilino e subito fu identificato con il Laocoonte descritto da Plinio come il capolavoro degli scultori di Rodi Agesandros, Athanodoros e Polydoros. Papa Giulio II della Rovere la acquistò immediatamente per esporlo nel suo nuovo Cortile delle Statue, facendone il fulcro ideologico del programma decorativo. L’opera ritrae infatti il Laocoonte, sacerdote troiano del dio Apollo, che durante la Guerra di Troia, si era opposto all’ingresso del celebre cavallo di legno. Atena e Poseidone, favorevoli ai Greci, inviarono dal mare due mostruosi serpenti che avvolsero con le loro spire l’uomo insieme ai suoi due figli. Dal punto di vista romano, l’opera era particolarmente significativa poiché spiegava la fuga di Enea e quindi la stessa fondazione di Roma!

 

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Il Perseo Trionfante del Canova (Museo Pio Clementino – Cortile Ottagono)

L’opera, scolpita da Antonio Canova nel giro di pochi mesi, tra 1800 e 1801, rappresenta il dio Perseo trionfante dopo aver tagliato la testa di Medusa, una delle tre Gorgoni. Ceduta alla Repubblica Cisalpina per il nuovo Foro Bonaparte di Milano, la statua fu acquistata da Pio VII e posta nel museo in sostituzione dell’Apollo del Belvedere trasportato in Francia a seguito del Trattato di Tolentino stipulato con Napoleone. Il Perseo si trova accanto ad altri due capolavori di Canova, i Pugilatori. Ma questa è tutta un’altra storia!

 

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Augusto di Prima Porta (Museo Chiaramonti – Braccio Nuovo)

La statua, databile agli inizi del I secolo d.C., fu rinvenuta nella Villa di Livia, moglie dell’imperatore, presso Prima Porta (lungo la via Flaminia). L’imperatore è ritratto mentre parla ai suoi soldati, vestito di tutto punto, con mantello e corazza sui cui è inciso a rilievo il re dei Parti mentre restituisce a un generale romano le insegne strappate a Crasso nel 53 a.C. durante la rovinosa battaglia di Carre. Curiosità. L’impostazione generale della figura si ispira al Doriforo, capolavoro dello scultore greco Policleto, di cui è visibile una replica proprio nel Braccio Nuovo!

 

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Sala delle Nozze Aldobrandine

La piccola sala passa spesso inosservata, ma consigliamo un affaccio per poter poter ammirare da vicino lo straordinario affresco, di età augustea, rinvenuto nel 1601 presso la scomparsa Chiesa di San Giuliano l’Ospitaliero a piazza Vittorio Emanuele II. L’opera, presente nella collezione del Cardinale Pietro Aldobrandini, fu acquistata da Pio VII nel 1818 e qui posta nel 1838. Raffigura, come suggerisce il nome, una scena nuziale: al centro, una divinità (forse Afrodite) consola la sposa, colta da una sorta di inquietudine virginale, prima dell’arrivo del marito nella camera nuziale. Subito accanto, una dea (forse Peitho, dea greca della persuasione), appoggiata a un pilastrino versa essenze in una conchiglia; il dio Imeneo (oppure lo sposo) è invece sulla soglia. A destra, una scena di sacrificio e a sinistra, forse, una scena rituale.

 

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Pinacoteca Vaticana: Giotto, Raffello, Leonardo, Tiziano e Caravaggio

Il 27 ottobre 1932 veniva inaugurata la nuova Pinacoteca Vaticana nell’edificio espressamente costruito dall’architetto Luca Beltrami per volere di papa Pio XI.  La raccolta annovera alcuni capolavori dei maggiori artisti della storia della pittura italiana e tra questi i sommi capolavori sono sicuramente il Trittico Stefaneschi di Giotto, le tre opere di Raffaello (Pala degli Oddi o Baglioni, Madonna di Foligno e Trasfigurazione), il San Girolamo di Leonardo da Vinci, la Madonna col Bambino e Santi di Tiziano e ovviamente La Deposizione di Caravaggio. Per una descrizione più dettagliata, consigliamo la lettura del nostro articolo sulla Pinacoteca!

 

Appartamenti papali: Borgia e Della Rovere. Pinturicchio vs Raffaello

Rientrano nel circuito di visita anche alcune sezioni degli antichi appartamenti papali e tra questi i due più significati (imperdibili quindi!) sono certamente le stanze affrescate dal Pinturicchio per Alessandro VII Borgia, uno dei pontefici più “goderecci” dalla storia chiesa e quelli fortemente voluti dal suo successore, Giulio II della Rovere, in cui lavorò un giovane e divino Raffaello. La visita è fortemente consigliata perché rappresenta una straordinaria occasione: comprendere pienamente il cambiamento che l’arte pittorica attraversò tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento, semplicemente passeggiando tra queste sontuose stanze cariche di storia e ammirando la bellezza di queste potenti immagini.

 

 

Cappella Sistina: Botticelli, Perugino e Michelangelo

La cappella prende il nome da papa Sisto IV della Rovere che, tra 1477 e il 1480, si occupò della ristrutturazione dell’antica Cappella Magna dando il via alla realizzazione della straordinaria serie di affreschi con le Storie di Mosè e di Cristo disposte lungo le pareti eseguite dai migliori artisti dell’epoca: Pietro Perugino, Sandro Botticelli, Domenico Ghirlandaio e Cosimo Rosselli. Giulio II della Rovere, nipote di Sisto IV, decise di far modificare la decorazione della volta (un semplice cielo blu con stelle dorate) affidando il lavoro a Michelangelo Buonarroti che – ad onor del vero con non troppo entusiasmo – qui si dedicò quasi in via sperimentale all’arte pittorica. Lavorò velocissimo, dal 1508 al 1512, realizzando nei nove riquadri centrali della volta le Storie della Genesi, dalla Creazione alla Caduta dell’uomo, dal Diluvio al successivo rinascere dell’umanità con la famiglia di Noè. Fu poi nel 1533 che un altro pontefice, Clemente VII de’ Medici, convocò nuovamente Michelangelo per la realizzazione di un nuovo intervento: lo straordinario Giudizio Universale sulla parete d’altare. In questo affresco Michelangelo volle rappresentare il ritorno glorioso di Cristo alla luce dei testi del Nuovo Testamento, ma sicuramente furono utilizzati anche altri testi come fonti di ispirazioni, come per esempio la Divina Commedia di Dante. Questa volta i lavori durarono molto più a lungo, venendo completati solo nel 1541 durante il pontificato di Paolo III Farnese, ma l’attesa ha sicuramente ripagato gli occhi dei contemporanei!

 

 

Arte Moderna: Van Gogh, Chagall, Matisse, Dali’ e De Chirico

Non tutti forse sanno che all’interno della sezione museale dedicata all’arte moderna e contemporanea, nata dal desiderio di Paolo VI Montini di ripristinare il dialogo tra Chiesa e cultura contemporanea, si possono trovare inattesi capolavori del variegato panorama artistico del Novecento! Inaugurata il 23 giugno del 1973, la sezione museale raccoglie opere di pittura, scultura e grafica donate nel corso degli anni da artisti, collezionisti, enti privati e pubblici e ad oggi vanta ben 8.000 pezzi! Tra le opere più importanti spiccano la Pietà di Vincent van Gogh, Le Christ et le peintre di Marc Chagall, L’Annuncio e il Crocifisso di Salvador Dalì, le nature morte di Giorgio Morandi, i Manichini di Giorgio de Chirico o ancora Francis Bacon con lo studio della sua originale versione del Ritratto di Innocenzo X di Velazquéz.

 

 

A Matisse inoltre è dedicata un’intera sala, inaugurata nel 2011, che ospita il preziosissimo nucleo di opere, relative alla genesi della Cappella di Vence, donate del figlio dell’artista Pierre Matisse.

 

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