Nella Roma della seconda metà del I secolo a.C. tra gli uomini più potenti ed influenti di tutta la città vi era certamente Gaio Cilnio Mecenate.
Chi era Mecenate
Nato ad Arezzo nel 68 a.C. apparteneva ad una nobile ed antica famiglia etrusca, almeno secondo quanto racconta Orazio che nel primo libro delle Odi lo definisce appunto “discendente da regali antenati”. Non ricoprì mai – a livello ufficiale – cariche pubbliche né fu mai eletto senatore, ma il suo peso nella vita politica romana fu sicuramente decisivo per via dello stretto legame che lo univa ad Ottaviano Augusto.
L’amicizia con Ottaviano
Da lui sostenuto fin dal principio, subito dopo l’uccisione di Giulio Cesare, Mecenate divenne uno dei suoi più fidati e stretti collaboratori. Fu più volte incaricato di importanti missioni diplomatiche: combinò per Ottaviano il matrimonio con Scribonia (poi naufragato) imparentata con Sesto Pompeo – figlio di Pompeo Magno – per legarsi politicamente ad una delle più importanti famiglie romane e qualche anno dopo fu inviato a Taranto per siglare un accordo con Antonio che sanciva il rinnovo del triumvirato. Mentre l’amico era lontano dall’Urbe, Mecenate rimaneva a Roma come suo rappresentante senza ricoprire alcuna carica ufficiale, ma con poteri quasi illimitati! Ma non fu solo un uomo di politica, anzi.
Le grandi passioni di Mecenate
In città amava infatti dedicarsi anche – e soprattutto – alle sue più grandi passioni tanto da essere pesantemente criticato dai contemporanei per il suo stile di vita, considerato a volte perfino troppo raffinato.
“Insonne nella vigilanza e nelle emergenze, lungimirante nell’agire, ma nei momenti di ritiro dagli affari più lussuoso ed effeminato di una donna”, così lo descrive lo storico latino Gaio Velleio Patercolo e lo stesso Augusto si prendeva bonariamente gioco dell’amico. In un’epistola lo chiama “avorio d’Etruria, silfio d’Arezzo, diamante dell’Adriatico, perla del Tevere, smeraldo dei Cilni, diaspro dei vasai, berillo di Porsenna“, alludendo alla passione di Mecenate per le pietre preziose.
Gli Horti sull’Esquilino
E tra le raffinate mura dei sontuosi giardini degli Horti che Mecenate si fece costruire sull’Esquilino, amò circondarsi dei più grandi scrittori e intellettuali dell’epoca, tutti di diversa provenienza sociale e geografica, ma accomunati dall’impegno letterario e dal sostegno assicurato all’operato di Augusto. A loro fu assegnato il delicato incarico di promuovere l’ideologia del principato augusteo, attraverso l’esaltazione delle imprese di Roma e dei suoi fondatori. E tra le opere più importanti vi fu certamente l’Eneide di Virgilio, una celebrazione indiretta ma molto efficace di Augusto e della sua stirpe, a cui si attribuiva un’origine divina: la gens Iulia veniva fatta discendere da Ascanio/Iulo, figlio di Enea, e dalla dea Venere, madre di Enea, che divenne la progenitrice dell’intera dinastia.
Grazie ai privilegi di cui Virgilio, Orazio e molti altri protetti beneficiavano in quanto membri della sua ristretta cerchia, artisti e poeti poterono dedicarsi interamente alle loro opere, liberi da ogni preoccupazione economica. Ed è per questo che ancora oggi, per tutti noi, il termine “mecenate” indica proprio “munifico protettore di studiosi e di artisti”!
Non resta quindi che partecipare alla nostra visita guidata agli Horti di Mecenate per conoscere il resto della storia: controlla nel programma mensile quando è previsto il prossimo appuntamento!