Celato oggi sotto una collinetta di alberi di olivo nel parco pubblico di Piazza dei Tribuni, non lontano dalla Via Tuscolana e all’interno del Quadraro, si trova uno dei mausolei più imponenti di Roma, terzo per grandezza dopo la Mole Adriana e il Mausoleo di Augusto.

 

 

 

La storia del mausoleo

Conosciuto sin dal Medioevo con il nome di Monte del Grano per la sua forma di moggio di grano rovesciato, è stato a lungo identificato con il mausoleo di Settimio Severo, morto assassinato in Gallia nel 235 d.C., a cui sappiamo venne dedicato un cenotafio nel luogo della sua morte e un grandioso sepolcro a Roma. Come mai?

Perché da questo sepolcro, secondo l’umanista Flaminio Vacca, nel 1500 venne estratto il sarcofago di marmo (ora ai Musei Capitolini), che sul coperchio a forma di letto raffigura due personaggi semidistesi identificati con l’imperatore Alessandro Severo e la madre Giulia Mamea.

 

mausoleo monte del grano_sarcofago_lasinodoro

 

 

Così descrive infatti il ritrovamento Flaminio Vacca nelle sue Memorie di varie antichità trovate in diversi luoghi di Roma del 1594:

Mi ricordo, fuori di Porta S. Gio[vanni] un miglio passati l’Acquedotti, dove si dice il Monte del Grano, vi era un gran massiccio antico fatto di scaglia; bastò l’animo ad un Cavatore di romperlo, ed entratovi dentro, calò giù tanto, che trovò un gran Pilo storiato con il Ratto delle Sabine, e sopra il coperchio vi erano due figure distinte con il Ritratto di Alessandro Severo, e Giulia Mammea sua madre, dentro del quale vi erano delle ceneri; ed ora si trova nel Campidoglio in mezzo al Cortile del Palazzo de’ Conservatori.”

 

Il caso del Vaso Portland

Secondo alcuni studiosi, inoltre, all’interno del nostro mausoleo si doveva trovare inoltre il celebre Vaso Portland di epoca augustea (oggi al British Museum di Londra), il più famoso esempio di vetro a cammeo dell’antichità ed utilizzato da Alessandro Severo per accogliere le proprie ceneri!

 

 

Anche se è stata dimostrata l’inconsistenza di questa identificazione, la grandezza e ricchezza del sarcofago e la monumentalità del mausoleo sembrano confermare l’alto rango del defunto e fanno ritenere probabile la sua appartenenza ad un membro della famiglia imperiale. Il rinvenimento di bolli laterizi nelle murature della cella e del corridoio fanno però anticipare alla metà del II secolo d.C. la costruzione del sepolcro.

 

La struttura del mausoleo

Il monumento presenta un portale marmoreo – non pertinente però all’ingresso originario – che immette in un corridoio rivestito di mattoni, lungo ben 21 metri e coperto da una volta a botte, che conduce alla camera sepolcrale interna a pianta circolare (di 10 metri di diametro) con copertura a cupola, divisa in due piani da una volta, ora crollata.

 

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Spaccato del Sepolcro di Alessandro Severo in un disegno del Piranesi

 

 

Al piano superiore, nel punto in cui il corridoio di accesso si immetteva nella camera sepolcrale, era ricavata una piccola stanza.

 

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Grandi blocchi di travertino alla base dei muri perimetrali indicano invece il livello dell’antico pavimento, mentre due lucernari obliqui assicuravano l’aerazione e l’illuminazione sia del corridoio che della cella.

Non è chiaro quale fosse l’aspetto esterno del sepolcro, ma doveva essere sicuramente delimitato da un tamburo circolare costituito da blocchi di travertino, di cui un filare è stato messo in luce durante gli scavi per la sistemazione del parco. Il tamburo probabilmente sosteneva un tumulo troncoconico, ricoperto forse da vegetazione, secondo una consuetudine di derivazione ellenistica, il cui esempio più noto a Roma è certamente il Mausoleo di Augusto.

 

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La storia del mausoleo dopo l’epoca romana

Nel Medioevo il mausoleo si ritrovò compreso all’interno della vasta tenuta del Casale delle Forme, così chiamato per la vicinanza agli acquedotti (le “formae” erano una parte della struttura degli acquedotti) ed è in questo periodo che assunse appunto la denominazione popolare di “Monte del Grano”, che sembra derivare dalla corruzione dell’antico nome modius grani (moggio di grano), dovuto all’aspetto della collinetta dopo l’asportazione dei blocchi di travertino avvenuta nel 1387 per ricavarne calce.

 

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L’Area del mausoleo in una pianta di Eufrosino della Volpaia (metà 1500)

 

 

La leggenda popolare – ad onor del vero non troppo verificabile – vuole invece che fosse un monte di grano trasformato per punizione divina in terra, perché raccolto di domenica, giorno dedicato al riposo. Tradizione che sembra legarsi ad una caratteristica tipica del Quadraro, la cui toponomastica è spesso dedicata, in un modo o nell’altro, a personaggi (divinità o famiglie) legati al mondo agricolo.

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