Passeggiando lungo la Regina Viarum, numerose sono le sepolture di epoca romana che ancora oggi è possibile ammirare.
Sepolcro degli Scipioni
Lungo il percorso della Via Appia, il primo monumento significativo è certamente il Sepolcro degli Scipioni, una grande tomba a camera, scavata nel tufo, che conobbe due importanti fasi edilizie: la prima connessa a Lucio Cornelio Barbato, console nel 298 a.C., la seconda a Scipione l’Emiliano, distruttore di Cartagine, e quindi databile alla seconda metà del II secolo a.C. A questa fase è da riferire anche il rifacimento della facciata della tomba che in passato dovette assumere un aspetto scenografico, oggi purtroppo quasi del tutto perduto.
Mausoleo di Priscilla
Raggiungendo il bivio con la Via Ardeatina, è possibile ammirare i resti del cosiddetto mausoleo di Priscilla, moglie di Tito Flavio Abascanto, potente liberto dell’imperatore Domiziano e quindi databile alla metà del I secolo d.C. Si tratta di una grande tomba cilindrica posta al di sopra di un basamento a dado, con nicchie destinate ad accogliere sculture (tra cui molte statue che raffiguravano la donna sotto l’aspetto di varie divinità) e una camera funeraria cruciforme con nicchioni per sarcofagi alle pareti. Sappiamo inoltre che il sepolcro un tempo era coperto da una cupola poi sostituita dalla torre fortificata dei conti di Tuscolo nell’XI secolo e poi dei Caetani nel XIII secolo, eretta con materiale di recupero.
Mausoleo di Romolo
Superate le catacombe di San Callisto e San Sebastiano, si giunge al glorioso complesso della Villa di Massenzio e il primo edificio che si incontra è proprio il mausoleo detto di Romolo, dal nome del figlio dell’imperatore annegato nel Tevere in giovane età e subito divinizzato, ma in realtà destinato a tutta la famiglia. Racchiuso all’interno da un quadriportico, il sepolcro circolare è preceduto da un avancorpo con una gradinata di accesso oggi in parte inglobata nel casale moderno. In quanto mausoleo di famiglia, era certamente il monumento più adatto a sottolineare la continuità dinastica del potere imperiale, motivo per il quale costituiva un’importante appendice del vicino complesso incentrato sul palazzo e sul circo.
Mausoleo di Cecilia Metella
Oltrepassando il complesso di Massenzio, si impone alla vista per la sua mole inconfondibile il mausoleo di Cecilia Metella databile all’ultimo quarto del I secolo a.C. Su un basamento quadrato si innalza un cilindro rivestito ancora oggi dagli originari blocchi in travertino; sulla sommità corre un fregio marmoreo decorato a “bucrani” (motivo per il quale la zona è soprannominata Capo di Bove) e ghirlande, interrotto da un altorilievo con trofeo e prigioniero. Utilissima la tabella in cui è possibile leggere il nome del titolare del sepolcro, ovvero Cecilia Metella, figlia di Quinto Cecilio Metello e moglie di un Crasso, probabilmente figlio del potente contemporaneo di Cesare e Pompeo.
Il Sepolcro dei Rabiri
Proseguendo nella passeggiata e superando il complesso di Capo di Bove, interessante è il sepolcro ad ara dei Rabiri dove è possibile riconoscere, grazie ai ritratti e alle iscrizioni, i tre personaggi qui sepolti: Gaio Rabirio Ermodoro, Rabiria Demaride e Usia Prima, sacerdotessa di Iside, riconoscibile perché accompagnata dagli strumenti del sacerdozio ( sistro e pàtera), deposta nella tomba in un secondo momento. La sua provenienza ha fatto ipotizzare la provenienza dall’Egitto di questi liberti del cavaliere Gaio Rabirio Postumo.
Mausoleo di Casal Rotondo
A conclusione di questa ideale passeggiata, superata la Villa dei Quintili e subito prima del VI miliario, è possibile incontrare il mausoleo di Casal Rotondo, il più grande della Via Appia! L’imponente tomba circolare della fine del I secolo a.C., costituisce un affascinante esempio di riuso attraverso i secoli di un mausoleo romano: in epoca medievale, fu qui costruita una torretta d’avvistamento in blocchetti di peperino, poi inglobata da un casale ora trasformato in villa. Il ritrovamento nei pressi dell’edificio un’iscrizione con il nome “Cotta” fece ritenere che il mausoleo fosse appartenuto a Marco Valerio Messalino Cotta, figlio del famoso Messalla Corvino, console nel 31 a.C. Recenti analisi, però, hanno dimostrato che i frammenti recuperati sono in realtà relativi ad un altro sepolcro, e la proprietà della tomba monumentale rimane pertanto ancora ignota!
Controlla nel programma mensile per vedere quando è prevista la visita a uno di questi grandi sepolcri dell’Appia Antica!