Parlare di Artemisia Gentileschi vuol dire ricordare una delle pittrici più celebri e apprezzate del Seicento.
“L’unica donna in Italia che abbia mai saputo che cosa sia pittura, e colore, e impasto, e simili essenzialità”.
Così, nel suo saggio del 1916, lo storico dell’arte Roberto Longhi definisce la nostra Artemisia, riconoscendole senza mezzi termini lo status di Artista a pieno titolo, a tre secoli di distanza dall’epoca che l’aveva vista protagonista e interprete attivissima nella vita – portando avanti con coraggio la propria rivendicazione di donna violata nel corpo, ma di certo non piegata nella mente – così come nell’arte del suo tempo.
La Madonna col Bambino
Figlia d’arte, si avvicinò alla pittura fin da piccola, rivelando ben presto al padre – il pittore Orazio – una straordinaria abilità esecutiva, ben maggiore di quella dei tre fratelli minori. E tra le più riuscite opere giovanili, merita una particolare menzione la Madonna col Bambino oggi alla Galleria Spada di Roma.
Il più classico dei soggetti devozionali viene qui sapientemente trasformato in un’originale scena intima in cui un biondo bambin Gesù sembra voler risvegliare, con una leggera e tenera carezza sul volto, la madre che si era leggermente assopita mentre lo allattava. E’ un’Artemisia che vuole sottolineare il profondo legame tra madre e figlio, fatto di sguardi e di tenere emozioni, un’opera che parla di incondizionato amore. Il capo della Vergine leggermente reclinato, gli occhi socchiusi e la mano abbandonata sulle gambe infondono dolcezza, ma parlano anche della fatica della maternità: una nuova visione dell’arte che si ispira certamente al vero, senza tuttavia perdere minimamente i suoi densi riferimenti spirituali, dando vita ad una poetica del tutto femminile.
I due protagonisti sono illuminati da una luce intensa che fa emergere le due figure dall’ombra, ma i colori caldi delle vesti e i loro raffinati panneggi giocano un forte contrasto, donando contemporaneamente un’atmosfera particolarmente familiare all’intera scena.
Il confronto con il padre Orazio
Artemisia dimostra quindi di aver appreso l’importante lezione del padre Orazio, ben visibile nell’estremo preziosismo del colore, brillante e sfumato in una serie di trapassi di rosa perla luminosi e cangianti. Impossibile non pensare, per esempio, alla Madonna col Bambino che il padre realizzò qualche anno prima (oggi alla Galleria Corsini di Roma) con cui la tela di Artemisia certamente condivide molto. Anche qui, infatti, né la Vergine né il bambin Gesù guardano verso l’osservatore, tutto rimane trattenuto all’interno dell’opera, la cui essenza è giocata sul reciproco scambio di sguardi e contatti tra madre e figlio.
Ma nella tela della figlia, ciò che è certamente più potente, è la perfetta resa di quell’amore materno, sentito ed intimo, tipico del sentire femminile, dolce, eterno, immenso.
Non è un caso che nella bottega di famiglia Artemisia non si sia dedicata solo ad apprendere le lezioni paterne sulla resa di un morbido incarnato e di panneggi convincenti, ma abbia sviluppato anche un’abilità notevole nel ritrarre la figura umana, che fu in sostanza il motivo principale per cui guadagnò fama e ammirazione.
Imprescindibile per la sua formazione, fu inoltre certamente l’esperienza diretta di un’arte contemporanea che nella Roma di inizio Seicento andava dal pacato manierismo di artisti quali Cristoforo Roncalli detto il Pomarancio, Cesare Nebbia e Scipione Pulzone al naturalismo impressionante dei capolavori di Caravaggio.
Le altre opere giovanili
Una tela giovanile dicevamo, probabilmente realizzata tra 1610 e 1611, quando Artemisia aveva circa 17-18 anni, coeva quindi alle bellissime tele di Santa Cecilia e di Susanna e i Vecchioni, opera questa che segnò di fatto il suo esordio nel mondo dell’arte romano.
E se da un lato nella Vergine col Bambino stupisce la straordinaria cura con cui sono dipinti i volti dei protagonisti, vi sono alcuni dettagli nell’esecuzione del disegno che mostrano alcune piccole incertezze della giovane artista, come la postura un po’ goffa della Madonna, il braccio sinistro in posizione incongrua o le dita della mano piuttosto tozze.
Ma di certo le immense potenzialità espresse di questo innovativo pennello lasciano intendere lo straordinario futuro pittorico di una pittrice che di lì a breve avrebbe fatto esplodere tutta la sua passione creativa.