Esattamente al di sotto di una delle piazze più scenografiche di Roma, piazza Navona, si trovano i possenti resti dell’antico Stadio di Domiziano fatto edificare dall’imperatore all’interno del Campo Marzio, non lontano dal Pantheon, nell’86 d.C.
Stadio di Domiziano: un po’ di storia
Primo stadio dell’Urbe ad essere stato realizzato interamente in muratura, venne destinato dallo stesso Domiziano alla celebrazione del Certamen Capitolino Iovi, una serie di gare musicali e ginniche da disputare alla maniera delle olimpiadi greche, organizzate in onore del dio più importante di tutti, Giove. L’imperatore decise quindi di dotare la città di uno spazio apposito in cui effettuare le gare di corsa, lotta, pugilato e soprattutto di pentathlon, costituito da cinque prove che gli atleti dovevano affrontare come il lancio del disco e del giavellotto, il salto in lungo, la gara di lotta e la corsa.
- Discobolo
- Apoxyomenos
- Mosaici atleti
Le Olimpiadi e le altre gare
Le competizioni, esattamente alla maniera greca, iniziarono ad essere organizzate ogni quattro anni a scadenza regolare e continuarono ad essere praticate anche in seguito alla morte dell’imperatore: la dedica a Giove imponeva di fatto il loro svolgimento, anche se non incontrarono mai un grande favore popolare. Se Domiziano amava l’atletica, lo stesso non poteva dirsi in generale per i Romani che non erano particolarmente attratti da gruppi di uomini che gareggiavano completamente nudi in prove ginniche alternate a recitazione di canti e poesie! Preferivano di gran lunga la violenza, la forza, la brutalità e il sangue che certamente i gladiatori e le corse con le bighe potevano offrire.
Le competizioni intellettuali
Anche i grandi intellettuali del tempo erano molto avversi a queste pratiche: Tacito scriveva preoccupato che le “raffinatezze” (così chiamava le gare olimpiche) potevano minare gli antichi valori romani e si chiedeva cosa potesse mancare ai giovani se non mostrarsi nudi e gareggiare in quelle prove, invece che pensare al servizio militare; Cicerone invece sosteneva che lo scandalo più grande per gli atleti fosse esattamente spogliare il proprio corpo di fronte ai cittadini! Nonostante le avversità, Domiziano costruì uno stadio immenso che era in grado di ospitare fino a 30.000 spettatori e che deve il proprio nome alla parola greca stadion, l’unità di misura equivalente a 600 piedi romani (180 metri circa), lunghezza esatta della pista su cui si svolgevano le competizioni sportive.
La riscoperta dello Stadio e gli scavi
L’area sotterranea venne scoperta nel 1936 durante i lavori di edificazione del palazzo che oggi lo sovrasta e i resti vennero fin da subito conservati, anche se l’intervento di musealizzazione dell’area archeologica è ben più moderno. Visitare lo Stadio di Domiziano varrà davvero la pena! Sarà possibile infatti passeggiare all’interno di alcuni ambienti sotterranei, ammirando le salette adibite a botteghe e locande, le grandi arcate di ingresso e le scale che conducevano gli spettatori all’interno dell’arena, scoprendo contemporaneamente tutti i segreti dello sport e dei divertimenti in uso ai tempi dell’antica Roma.
Curiosità
La particolare forma di piazza Navona, così come il suo nome, si devono proprio alla presenza proprio dello stadio. La piazza infatti ricalca esattamente la forma dell’edifico sotterraneo: l’area della pista in cui gli atleti gareggiavano, è quella in cui oggi si trovano le tre fontane, mentre i palazzi che la circondano sono stati edificati esattamente al di sopra degli spalti. Inoltre, le gare che si svolgevano nello Stadio erano dette agones e il nome della piazza non è altro che il mutamento di questa parola nei secoli: da agone divenne in agone, poi navone e infine Navona!