Il complesso delle Terme di Diocleziano è il più grande mai realizzato in antichità e ancora oggi occupa un intero isolato nel cuore di Roma, proprio ad un passo da Termini, da cui la stazione ha preso il nome! Nei secoli il monumento ha subito numerose trasformazioni che cercheremo brevemente di ricostruire.
Epoca Romana: le terme
Diocleziano portò a compimento la costruzione delle terme tra il 298 e il 306 d.C. su una superficie di 13 ettari, in un quartiere allora molto popolato. Come tutte le terme imperiali, si sviluppa su una pianta canonica con al centro gli spazi riservati al ciclo idroterapico vero e proprio, disposti longitudinalmente e conclusi dalla natatio (la piscina scoperta) mentre ai lati, in maniera assolutamente simmetrica, si aprono gli ambienti accessori, come spogliatoi, palestre, saune, ecc.
Tutto intorno completa la costruzione il grande recinto che presenta su uno dei lati maggiori una terminazione ad esedra (attuale piazza della Repubblica, già piazza Esedra appunto) atta ad ospitare verosimilmente una serie di giochi e spettacoli.
Il tutto era ovviamente funzionante tramite una complessa rete idrica, composta da castelli d’acqua e chilometri di tubature; fognature e un’efficiente rete di riscaldamento, tra cui forni e magazzini per lo stoccaggio del legname. Le Terme di Diocleziano, come le altre terme della città, rimasero in uso fino alle metà del VI secolo d.C., quando il taglio degli acquedotti portò al decadimento di tali strutture e al loro lento ma inesorabile abbandono.
Epoca Medievale: cava di materiale
Come la gran parte dei monumenti dell’antica Roma, anche le Terme di Diocleziano dopo il loro abbandono subirono profonde manomissioni, dovute in larga parte alle spoliazioni per il recupero del materiale edilizio, in particolare i preziosi marmi policromi che dovevano trovarsi copiosi all’interno del complesso. La zona intorno inoltre subì un importante spopolamento, essendo particolarmente periferica rispetto al nuovo centro della città che si stava delineando in questi secoli e cioè l’ansa del Tevere (zona di Campo Marzio) e San Pietro, che piano piano divenne il nuovo centre non solo religioso ma anche politico.
Dal ‘500 al ‘700: la basilica e il convento
Dal XVI secolo in poi, la zona iniziò una nuova fase di sviluppo, complice l’interessamento di alcuni pontefici. Fu così che sui resti di una parte delle terme sorse la Basilica dedicata a Santa Maria degli Angeli e dei Martiri e l’adiacente Convento dei Certosini. Il progetto fu affidato a Michelangelo ormai molto anziano e portato avanti poi dai suoi collaboratori. Ancora oggi è possibile ammirare parte della certosa e in particolare i due bellissimi chiostri, quello maggiore opera mirabile del maestro e quello minore compiuto da Jacopo del Duca.
Alla metà del Settecento poi Luigi Vanvitelli si occupò dell’ammodernamento della basilica, che affaccia su piazza della Repubblica e conserva all’interno la famosa meridiana di papa Clemente XI, gioiello di arte e astronomia!
XIX e XX secolo: il nuovo quartiere e il Museo Nazionale
Con l’avvento del XIX secolo, la zona cominciò ad ammodernarsi, non solo grazie alla costruzione di una delle prima stazioni ferroviarie italiane, ma anche con la realizzazione di una serie di nuove strade che sconvolsero in parte ciò che restava delle antiche strutture termali. Con l’Unità d’Italia inoltre, il quartiere circostante fu scelto per ospitare alcuni degli edifici pubblici più importanti del nuovo Stato, ma anche alberghi di lusso e il Teatro dell’Opera.
Confiscata la Certosa, si decise di riusare i vecchi locali per ospitare la prima sede del Museo Nazionale Romano, che avrebbe dovuto conservare i più importanti ritrovamenti archeologici emergenti dai nuovi scavi in città e non solo. Un luogo che potesse per importanza e valore, rivaleggiare con i più antichi musei della città!
Il complesso oggi
Oggi, entrando all’interno del Museo Nazionale Romano delle Terme di Diocleziano, è possibile ammirare uno dei musei più interessanti di Roma. Una visita che permette di spaziare nelle grandi aule ancora conservate delle Terme, ma anche di godere della pace e della tranquillità dei due meravigliosi chiostri certosini e infine di immergersi nel percorso epigrafico allestito in un nuovo contesto, dove antico e contemporaneo si fondono in modo eccelso.
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