Abbiamo conosciuto nel precedente articolo le due figlie di papa Alessandro VI Borgia (se lo hai perso, puoi leggerlo qui). Ora invece scopriremo altre “figlie dei Pontefici”, meno note forse di Lucrezia, ma non per questo meno importanti!
Felice della Rovere
Figlia illegittima del cardinale Giuliano, divenuto poi papa Giulio II, nacque nel 1483 da una relazione del padre con la nobile romana Lucrezia Normanni e crebbe verosimilmente a Savona, giungendo a Roma solo nel 1504, pochi mesi dopo l’elezione di Giuliano al soglio di Pietro.
Forse contrasse un primo matrimonio all’età di quattordici anni, rimanendo presto vedova e, falliti diversi progetti matrimoniali, fu data in sposa nel 1506 a Gian Giordano Orsini di Bracciano, già vedovo di Maria Cecilia d’Aragona (figlia naturale del re Ferdinando di Napoli) e quindi più anziano, tanto che aveva ben vent’anni più di lei! Il matrimonio fu celebrato nel castello di famiglia senza troppi clamori: Giulio II infatti non amava sbandierare la propria prole come aveva invece fatto il suo predecessore! Il matrimonio durò undici anni e la coppia ebbe ben cinque figli, di cui uno perso però in tenera età. Alla morte del marito, le fu concesso il ruolo di tutrice e curatrice dei figli a patto di mantenere lo stato vedovile.
Iniziò così un lungo conflitto contro Napoleone, il figlio che Gian Giordano ebbe dal precedente matrimonio, conflitto che terminò solo con l’uccisione di Napoleone da parte del fratellastro Girolamo, che divenne così signore di Bracciano. La nostra Felice rimase accanto al figlio durante tutta la sua vita, combinando per questi un vantaggioso matrimonio con Francesca Sforza di Santa Fiore, nipote del futuro papa Paolo III Farnese. Inoltre, anche dopo la morte del padre, riuscì a mantenere prolifici rapporti con i successivi pontefici, riuscendo così a garantirsi un posto di primo piano nella politica internazionale del tempo!
Fu anche accorta castellana, occupandosi del restauro della dimora di famiglia ed acquisendo nuovi possedimenti a Palo, che servirono come base imprenditoriale e produttiva. La sua fama è legata anche alla passione per le lettere e le arti: chiedeva insistentemente copie di libri latini e volgari; fu celebrata nei versi di alcuni poeti contemporanei; commissionò importanti cicli di affreschi nelle sue proprietà e fu probabilmente ritratta anche da Raffaello nelle stanze Vaticane (nella Messa di Bolsena), commissionate proprio da suo padre.
Morì probabilmente intorno al 1536, poco più che cinquantenne, lasciando così ai suoi discendenti ricchezza e potere per intere generazioni.
Costanza Farnese
Altra importante protagonista del tempo fu Costanza Farnese, figlia dell’allora cardinale Alessandro, salito poi al soglio pontificio con il nome di Paolo III. Nata nel 1500 dalla lunga relazione del Farnese con la romana Silvia Ruffini, detta Lola, fu la prima dei quattro figli della coppia, unica femmina e l’unica – sembra – a non essere stata legittimata! Questo però non le impedì di essere in realtà la favorita del padre, il quale decise di farla sposare a soli diciassette anni con Bosio II Sforza, conte di Santa Fiora: il matrimonio fu assai prolifico, visto che Costanza diede alla luce ben dieci figli!
Visse per alcuni anni a Roma, presso il palazzo che il padre si stava facendo costruire proprio in quegli anni, mentre i suoi figli furono allevati insieme ai cugini fuori città. Dopo l’elezione di Paolo III, Costanza decise di spostarsi in un palazzo lungo via Giulia: è qui che tenne la sua fiorente corte ed è sempre qui che iniziò a tessere la propria rete politica, forte dell’appoggio incondizionato del padre ormai pontefice.
Ottenne numerosi possedimenti e governi, tra cui quello di Bolsena e una rendita di 300 scudi d’oro al mese; riuscì ad ottenere per i suoi figli e fratellastri l’ambita porpora cardinalizia e per le sue figlie vantaggiosi matrimoni. Sembra che nessuno potesse ottenere favori dal papa se prima non si fosse a lei rivolto e si dice perfino che lo stesso Sant’Ignazio di Loyola abbia più volte ricorso alla sua interessata intercessione!
Tanto potere e spregiudicatezza alimentarono ben presto le male lingue, che finirono per dipingere Costanza come fredda calcolatrice e arrivista, attribuendole perfino rapporti incestuosi con il padre (nulla di nuovo nelle cronache del tempo!). Ma solo la morte prematura di Costanza poté fermare la sua scalata al potere: morì infatti nel 1545 a soli quarantacinque anni, lasciando i suoi genitori in un profondo stato di sconforto e profondo lutto. Anche Costanza, come prima di lei avevano già fatto Lucrezia e Felice, riuscì a garantire ai propri figli e all’intera discendenza ricchezza, sicurezza e prosperità, mantenendo così sempre vivo il suo indelebile ricordo.