Abbiamo visto quante siano state le cortigiane e meretrici presenti nella Roma del passato e quante differenti “professioni” potevano esistere (se hai perso l’articolo eccolo qui: Le cortigiane di Roma – I parte).
Ma chi erano queste donne? Tra le più note vi è certamente Vannozza Cattanei e puoi leggere la sua storia qui. Proviamo però a conoscerne qualche altra!
Fiammetta Michaelis (Firenze 1465 – Roma 1512)
Soprannominata “damigella di singolare beltà”, fu tra le cortigiane più note di Roma. E le sue relazioni più celebri furono quella con il cardinale e umanista Iacopo Ammannati Piccolomini, che morendo le lasciò tutti i suoi beni; e con Cesare Borgia, figlio di papa Alessandro VI! Quando Fiammetta morì lasciò a suo “fratello” (che in realtà era il figlio) tutti i suoi possedimenti e fu seppellita – come molte altre cortigiane – nella Basilica di Sant’Agostino.
Imperia De Paris (Roma 1486 – Roma 1512)
Figlia di Paris de Grassis, cerimoniere pontificio, non fu da questi riconosciuta e prese per questo il cognome dalla madre, Diana Corgnati, anch’essa cortigiana. Colta e raffinata, suonava l’arpa e il liuto, componeva poesie e leggeva i classici; fu modella e forse amante di Raffaello che la ritrasse nel “Trionfo di Galatea” e in “Amore e Psiche” nella Villa Farnesina di Agostino Chigi, che ben presto divenne suo amante ufficiale. Ma lei amò moltissimo Angelo Del Bufalo che non potè mai sposare perché lui aveva già ovviamente una moglie. Questo le provocò un immenso dolore, fino al tragico epilogo: si suicidò assumendo del veleno perché messa in disparte da altre amanti o in seguito ad una furiosa lite; anche lei fu sepolta in Sant’Agostino.
Angela Greca (Lanciano fine 1400 – inizio 1500)
Ne parlò per primo Pietro Aretino, nel suo “Ragionamento del Zoppino: “Angela Greca venne a Roma al tempo di Leone, che era stata rubata da certi roffiani a Lanciano, e piena di rogna la menarono in Campo di Fiore a una taverna; poi prese una casetta in Calabraga, essendo alle mani d’un Spagnol de Alborensis; poi per esser lei una bella donna assai onesta, e avendo una bella venustà, se ne innamorò un cameriere di Leone, il quale la messe in favore”. Vediamo di ricostruire il tutto. Giunse a Roma da Lanciano all’inizio del 1500, all’epoca di Leone X e sembra si facesse chiamare Ortensia Greca. Andò ad abitare in Vicolo Cellini n. 31 (al secolo Vicolo Calabraga, un nome che è tutto un programma!) grazie ad un suo ricco amante spagnolo; divenne poi l’amante del poeta Francesco Beccuti, ma sposò insieme il conte Ercole Rangoni. Prima de Sacco di Roma del 1527 fuggì in Francia ma tornò a Roma nel 1536: si pentì della propria vita e decise di prendere i voti entrando nel Convento delle Convertite, oggi scomparso. Sembra che Tiziano l’abbia però scelta come modella per la sua “Danae”, opera commissionata probabilmente dal cardinale Alessandro Farnese, nipote di Paolo III, suo amante ovviamente! La tela fu poi ereditata da Carlo III Borbone ed è oggi esposta nel Museo Nazionale di Capodimonte a Napoli.
Giulia Campana e Tullia d’Aragona (Roma 1510 – Roma 1556)
Madre e figlia. Dalla relazione di Giulia con il cardinale Luigi d’Aragona (arcivescovo di Palermo e nipote del re Alfonso II di Napoli), nacque Tullia, fanciulla raffinata e colta che trasformò ben presto la propria alcova in un salotto letterario frequentato tra gli altri da Filippo Strozzi e dal cardinale Ippolito de’ Medici. Era alta e bionda e ci fu chi per una notte insieme a lei era disposto a spendere anche 100 scudi! Nel 1543 sposò Silvestro Guicciardini per meritarsi il titolo di “cortigiana onesta”; morì a 48 anni e venne sepolta, come la madre e la sorella Penelope, in Sant’Agostino.
Lucrezia Porzia
Figlia d’arte, anche la madre infatti esercitava la stessa professione. Da bambina vendeva mele cotte in strada e ballava nelle osterie. Intraprese il mestiere di cortigiana quando era molto piccola, a soli 12 anni di età e la madre ovviamente voleva che le sue prestazioni non andassero oltre un certo limite e venne per questo soprannominata “matrema non vole” (mia madre non vuole), frase con cui era solita liquidare i clienti che non le piacevano! Fece poi carriera tanto da riuscire ad andare ad abitare in una lussuosa casa vicino all’Osteria dell’Orso!
E chiudiamo la carrellata con le amanti e modelle che il Caravaggio decise di ritrarre nei suoi più grandi capolavori.
Fillide Melandroni (Siena 1581 – Roma 1618)
Iniziò giovanissima a prostituirsi e divenne in seguito l’amante di Ranuccio Tomassoni, l’uomo che Caravaggio uccise e per il quale dovette fuggire da Roma. Fu ritratta dall’artista varie volte: posò per il “Ritratto della cortigiana Fillide” commissionato dal banchiere Vincenzo Giustiniani, suo amante; in “Marta e Maria Maddalena” in cui posò insieme ad un’altra cortigiana, Anna Bianchini; in “Giuditta e Oloferne” commissionato dal banchiere Ottavio Costa; in “Natività con i Santi Lorenzo e Francesco” commissionata per l’Oratorio di San Lorenzo a Palermo. Intraprese poi una relazione con Giulio Strozzi, figlio di un banchiere veneziano, ma venne costretta dalla famiglia di lui e da papa Paolo V Borghese ad abbandonare Roma. Rientrata in città qualche tempo dopo, morì a 37 anni e venne sepolta al di fuori del sagrato della Chiesa di San Lorenzo in Lucina.
Anna Bianchini (Roma, 1579 – 1604)
Amica strettissima di Fillide, con lei visse in via dell’Armata, una traversa di via Giulia. Figlia di una cortigiana toscana, iniziò la propria “carriera” giovanissima, all’età di 12 anni. Era una prostituta curiale e frequentò per questo personaggi potenti, ma anche molti pittori. Aveva i capelli rossi e lunghi e la si può riconoscere nella “Maddalena Penitente” e nel “Riposo durante la fuga in Egitto” oggi a Galleria Doria Pamhilj; ma anche in “Marta e Maria Maddalena” insieme a Fillide e nella “Morte della Vergine” dipinta per la Chiesa di Santa Maria della Scala, opera che fu rifiutata dai committenti e venne prima acquistata dal Duca di Mantova e poi passò a Carlo I d’Inghilterra e poi ceduta a Luigi XIV, motivo per il quale è oggi esposta al Museo del Louvre. Morì a 25 anni nel 1604, anno in cui venne dipinta questa tela.
Maddalena Antognetti (Roma 1579 – 1607)
Nata in una famiglia agiata, era infatti figlia di un mercante, vide cambiare la propria sorte in seguito alla morte del padre. Rimasta orfana, fu costretta con la madre e la sorella maggiore, Amabilia, a trovar di che vivere e grazie alle conoscenze importanti intessute dal padre, la nostra Maddalena divenne una “cortigiana onesta”, nota a tutti come “Lena”. Celebre l’episodio in cui Caravaggio arrivò allo scontro con il notaio Marino Pasqualoni (in forza presso il Tribunale del Cardinal Vicario che aveva anche il compito di vegliare sulle immagini sacre e il loro decoro): si racconta infatti che un giorno lo abbia colpito in testa con una spada e, anche se di spalle, il notaio disse di non avere dubbi ed accusò il Merisi. Vendetta forse per le dure parole che il Pasqualoni gli rivolse proprio per la scelta di usare più volte come volto per le sue madonne quello della nostra Lena? Noi possiamo infatti ammirare la sua bellezza in celebri ritratti, quali la “Madonna di Loreto” in Sant’Agostino e la “Madonna dei Palafrenieri” a Galleria Borghese. Qui la nostra Lena venne chiamata dal Merisi a posare dopo un tragico evento: era stata infatti sfregiata in volto da uno dei sui amanti! Lena morì nel 1607 a soli 28 anni.