Tra i monumenti più interessanti dell’Antica Roma vi sono sicuramente le colonne istoriate, che avevano principalmente uno scopo onorario, con cui gli imperatori presentavano al popolo la propria gloria. Rappresentano uno dei monumenti più originali dell’arte romana e non trovano precedenti né in Grecia né altrove. La prima colonna coclide innalzata a Roma fu quella voluta da Traiano nel suo nuovo foro nel 113 d.C.: la sua fama fu tale da essere imitata successivamente sia da Marco Aurelio, sempre a Roma, sia da Teodosio nel 386 d.C. e da Arcadio nel 410 d.C. a Costantinopoli.
La colonna di Traiano
La colonna di Traiano fu un monumento fortemente voluto dall’imperatore appositamente per celebrare la conquista della Dacia (area corrispondente all’attuale Romania) e venne innalzato nel Foro tra le biblioteche e la Basilica Ulpia.
Un lungo fregio spiraliforme si avvolge, dal basso verso l’alto, su tutto il fusto della colonna descrivendo le guerre in Dacia svoltesi tra il 101 e il 106 d.C.. I 200 metri del fregio istoriato continuo si arrotolano intorno al fusto per 23 volte, come se fosse un rotolo di papiro o di stoffa, e recano circa 150 scene animate da circa 2.500 figure. La narrazione è organizzata rigorosamente con intenti cronistici. Seguendo la tradizione della pittura trionfale, vengono rappresentate non solo le scene salienti delle battaglie, ma anche quelle secondarie, come per esempio le truppe in marcia e i loro trasferimenti e ancora quelle di costruzione degli accampamenti e delle infrastrutture. La colonna, cava all’interno, contiene una scala a chiocciola che conduce fino alla sommità, dove era posta in origine la statua dell’imperatore, sostituita poi nel 1587 da quella di San Pietro attualmente visibile. Qui vi è inoltre la cella in cui furono collocate le ceneri di Traiano e della consorte Plotina: fatto più unico che raro visto che gli antichi romani erano soliti seppellire i defunti al di fuori del confine cittadino!
- Colonna Traiana
- Base della Colonna Traiana
Altra eccezionalità era il rivestimento policromo grazie al quale era certamente più semplice seguire il lungo racconto per immagini presente sull’intero fusto.
La colonna di Marco Aurelio
La colonna di Marco Aurelio fu eretta invece tra il 176 e il 192 d.C. per celebrare, forse dopo la morte (e quindi voluta dal figlio Commodo), le vittorie dell’imperatore sui Marcomanni, i Sarmati e i Quadi, popolazioni stanziate a nord del medio corso del Danubio. Fu innalzata sull’esempio della colonna di Traiano ma qui le scene rappresentate non sono poste in ordine cronologico e i rilievi sono considerati a livello stilistico leggermente inferiori. Si trova ancora nella sua collocazione originaria: non lontano dalla via Lata (attuale via del Corso) e al centro di una grande piazza, oggi chiamata piazza Colonna.
Nel 1589 papa Sisto V fece restaurare la colonna da Domenico Fontana: i fregi posti sul basamento andarono distrutti e furono sostituiti con un’iscrizione che attribuisce erroneamente la colonna ad Antonino Pio. In questa occasione fu sistemata sulla sommità della colonna la statua in bronzo di san Paolo che andò a sostituire quella di Marco Aurelio.
L’ideologia della colonna coclide
La colonna coclide istoriata rappresenta dunque il punto d’approdo più avanzato, audace e arduo per la stessa ampiezza, di quella modalità del narrare gli eventi disponendoli in una serie continua di immagini, che raggiunse presso i Romani il massimo sviluppo. Per l’identità dei temi e l’analogia dei modi della presentazione, la colonna coclide istoriata può essere considerata come la pietrificazione di quelle tavole che accompagnavano il generale nella processione del trionfo e si appendevano poi in luoghi pubblici, destinate però – per la fragilità del supporto e per l’incalzare di nuove guerre e trionfi – a non durare a lungo. Le colonne invece si sono dimostrate “immortali”, proprio come le gesta imperiali che raccontano.