Tra i luoghi simbolo del Rione Trastevere c’è sicuramente la Basilica dedicata alla Vergine, nota appunto come Santa Maria in Trastevere.
Santa Maria in Trastevere: le origini
Leggenda vuole che papa Callisto I abbia qui edificato nel III secolo d.C. un piccolo luogo di preghiera, in ricordo di un evento miracoloso avvenuto nel 38 a.C., quando dal terreno fuoriuscì uno zampillo di olio minerale, la cosiddetta fons olei. I cristiani lessero questo avvenimento come il segno premonitore della venuta di Cristo, l’Unto del Signore.
Del più antico antico edificio non rimane oggi praticamente nulla, perché fu completamente ricostruito da papa Innocenzo II nel XII secolo, utilizzando in parte i materiali di spoglio recuperati dalle Terme di Caracalla. Tra le opere più antiche e forse di maggior pregio artistico, meritano una particolare menzione i mosaici realizzati nel XIII secolo e ben visibili ancora oggi in facciata, dove si riconosce Maria in trono con il Bambin Gesù tra dieci donne che tengono in mano lampade: otto sono accese a simboleggiare la verginità, due invece sono spente e sono rette da donne velate, probabilmente a rappresentare delle vedove.
Lo straordinario portico d’accesso invece fu realizzato secoli dopo da Carlo Fontana per volere di papa Clemente XI: sulla balaustra furono apposte le statue di quattro pontefici, tra cui anche Callisto I. Nel portico, fino alla fine del 1800, si potevano vedere appesi alle pareti coltelli e armi di vario genere, perché era qui che quando un bullo decideva di cambiare vita, appendeva l’arma del mestiere, come auspicio di miglior vita. Oggi invece all’interno del portico sono conservate epigrafi cristiane, frammenti di fregi, sarcofagi, pietre tombali e resti di vario genere appartenenti all’antica basilica.
Le opere d’arte: da Pietro Cavallini al Domenichino
All’interno si può ammirare lo straordinario soffitto ligneo, progettato nel 1617 dal Domenichino che dipinse poi, nell’ottagono centrale, l’Assunzione della Vergine. Pietro Cavallini realizzò nel XIII secolo, il raffinato mosaico dell’abside che raffigura Cristo che incorona la Vergine tra santi, ornato nella parte inferiore da Storie della Vergine.
Le sepolture celebri in Basilica
Su uno dei gradini del presbiterio è poi indicato ancora oggi il punto esatto in cui si verificò il miracolo dell’olio. Ma la Basilica di Santa Maria in Trastevere continua a stupire per l’alto numero di monumenti funebri che accoglie al suo interno: quelli dei cardinali Pietro Stefaneschi, di Osio e d’Alençon (parente di Carlo V), degli Altemps di Gallese, dell’Armellini e ancora di papa Innocenzo II, che Pio IX fece trasferire qui dal Laterano. Degna di menzione è poi certamente la Cappella Avila progettata da Antonio Gherardi il quale verso la fine del 1600 realizzò una sorta di “teatrino sacro”, liberamente ispirato alle opere dei suoi maestri – Gian Lorenzo Bernini e Francesco Borromini – con al centro una sorta di piccola galleria prospettica che fa apparire ancora più grande la tela di San Girolamo da lui realizzata.
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