E per la serie…forse non tutti sanno che… gli antichi romani ebbero anche una serie di imperatori “adottivi”! Di cosa si tratta? Scopriamolo insieme.
Domiziano e la fine della Dinastia Flavia
Tutto ebbe inizio alla fine del I secolo d.C. quando l’imperatore Domiziano, ultimo dei Flavi, perse il proprio consenso a causa del regime di terrore che aveva instaurato e che cessò con la congiura perfetta ordita da senatori, prefetti del pretorio e, forse, anche la prima moglie, Domizia Longina. Fu in quel momento che Roma decise di porre fine al sistema dinastico che prevedeva la scelta del nuovo imperatore all’interno della medesima famiglia in favore dell’adozione del proprio successore!
Fu così che si concluse l’epoca delle grandi casate al potere che dominarono il I secolo d.C. dalla famiglia Giulia alla Claudia fino appunto ai Flavi. Dopo la morte di Domiziano, ecco che ben cinque furono gli imperatori che adottarono i propri successori: Nerva, Traiano, Adriano, Antonino Pio e Marco Aurelio.
Con loro l’Impero raggiunse il massimo splendore, non solo perché fu raggiunta la massima estensione territoriale, ma anche perché si mantenne al suo interno una lunga e salda pace grazie alla quale fu possibile prosperare in tutto! L’idea dell’adozione vedeva infatti eliminare il problema delle gelosie e degli ostacoli sorti all’interno della famiglia imperiale proprio in vista della successione, un potere che faceva gola a tutti e che potrò la maggior parte degli imperatori vissuti nel I secolo d.C. a morire sotto i colpi di congiure. Questo ovviamente provocò anche molte lotte interne, più volte sfociate in feroci guerre civili: eliminando il problema alla radice, tramite appunto l’adozione, ci si concentrò su altro, lasciando gli imperatori liberi di scegliere e formare il proprio successore: fu così che il II secolo d.C. divenne il “secolo d’oro”.
Nerva (Marco Cocceio Nerva Cesare Augusto)
Assai stimato come senatore, Nerva era noto tra i contemporanei per essere un uomo mite e accorto e quando venne scelto come successore di Domiziano, accettò di buon grado l’incarico, anche se già anziano. Il suo regno non fu di certo lunghissimo, rimase infatti al potere solo due anni (dal 96 al 98), ma indicò la strada da seguire nella scelta del successore scegliendo un eminente personaggio militare, il giovane Traiano (98-117 d.C.).
A lui si deve inoltre l’inaugurazione del nuovo complesso architettonico fatto realizzare da Domiziano, accanto al Foro di Augusto, che prende appunto il nome di Foro di Nerva. Oggi di questa antica piazza restano visibili solo alcuni resti di quello che fu il Tempio di Minerva, un tratto del muro perimetrale e due delle colonne aggettanti con la loro trabeazione e relativo attico, note con il soprannome di “Colonnacce”.
TRAIANO (Marco Ulpio Nerva Traiano)
Con lui l’Impero raggiunse la massima estensione territoriale, ma molte furono anche le straordinarie opere pubbliche realizzate tra le quali meritano menzione il porto oggi a Fiumicino e l’ultimo imponente Foro costruito nel cuore della città, pieno di innovazioni architettoniche ideate dallo straordinario architetto Apollodoro di Damasco.
La sua guida fu talmente esemplare che per il resto della storia dell’Impero ogni nuovo imperatore veniva salutato dal Senato con l’augurio: “possa tu essere più fortunato di Augusto e migliore di Traiano” (Felicior Augusto, melior Traiano)!
ADRIANO (Publio Elio Traiano Adriano)
Traiano prese sotto la propria ala protettiva il giovane Adriano (117-138 d.C.): nato a Italica (vicino a Siviglia, in Spagna) e rimasto orfano in tenera età, venne cresciuto dall’imperatore e svolse tutto il cursus honorum richiesto prima di salire al potere.
Il suo regno, caratterizzato da una lunga e stabile pace, fu certamente caratterizzato dai viaggi con i quali percorse tutto l’Impero e che non amasse vivere nel cuore dell’Urbe, lo dimostra anche la costruzione della sontuosa e straordinaria Villa che fece costruire a Tivoli, ancora oggi tra le più stupefacenti del mondo antico!
Ma la “sua” Roma non fu dimenticata tanto che a lui si deve anche la ricostruzione del Pantheon, l’edificazione dell’imponente Tempio di Venere e Roma proprio di fronte al Colosseo e ovviamente il nuovo Mausoleo dinastico (oggi Castel Sant’Angelo).
ANTONINO PIO (Tito Aurelio Fulvo Boionio Arrio Antonino)
Adriano scelse come proprio successore Antonino Pio (138-161 d.C.), che saggiamente decise di portare avanti la vincente politica del predecessore, meritandosi appunto l’appellativo di “pius”.
Grazie al mantenimento della pace all’interno dei confini, l’Imperò continuò a prosperare anche in campo economico: Antonino Pio mantenne infatti sempre un atteggiamento deferente verso il senato, amministrò saggiamente l’impero evitando sperperi, fu attento alle tradizioni religiose senza però perseguitare i culti non ufficiali.
MARCO AURELIO (Marco Aurelio Antonino Augusto)
L’ultimo imperatore fu Marco Aurelio (161-180 d.C.), adottato dal suocero (e zio) già nel 138 d.C. condividendo però la carica con Lucio Vero (suo genero) fino al 177 d.C.
E’ considerato dalla storiografia tradizionale una sorta di sovrano illuminato, un imperatore filosofo, autore dei celebri Colloqui con sé stesso (Τὰ εἰς ἑαυτόν nell’originale in greco), ma il suo regno fu per la prima volta, dopo molti anni, funestato da gravi conflitti bellici: le guerre partiche e marcomanne.
Ammalatosi gravemente nel 180 d.C., lasciò l’Impero in mano al figlio Commodo, decisione che mise di fatto fine alla serie dei cosiddetti “imperatori adottivi” in favore del ripristino della linea dinastica.
Commodo non solo era estraneo alla politica e all’ambiente militare, ma fu inoltre descritto dai contemporanei, già in giovane età, come estremamente egoista, privo di rispetto per le regole sociali e i sentimenti altrui ed appassionato in maniera eccessiva di giochi gladiatorii (a cui lui stesso prendeva parte).
Marco Aurelio riteneva – forse a torto – che il figlio avrebbe abbandonato quel genere di vita così poco adatto a un princeps, assumendosi le necessarie responsabilità nel governare un Impero come quello romano. Ma così evidentemente non fu.