Tra i teatri di epoca romana edificati nel cuore di Roma, l’unico ad essere giunto fino ai nostri giorni è il Teatro di Marcello. 

 

Da Giulio Cesare ad Augusto

La sua costruzione iniziò con Giulio Cesare e fu probabilmente completato già nel 17 a.C. da Ottaviano Augusto, che decise di dedicarlo alla memoria di Marcello, suo amato nipote (tanto da essere stato inizialmente destinato alla successione), morto però a Baia nel 27 a.C. La sua realizzazione sollevò fin dall’inizio numerose polemiche perché Giulio Cesare, per la edificazione, espropriò per un largo tratto tutta la zona, demolendo gli edifici esistenti tra cui il Tempio della Pietà, motivo per il quale venne ampiamente criticato. Restaurato prima da Vespasiano e poi da Alessandro Severo, il Teatro di Marcello rimase probabilmente in funzione fino al IV secolo d.C.

 

Il Teatro in epoca romana

All’esterno il teatro presenta una facciata ricurva in travertino a triplice ordine, di cui oggi ben si conservano i due inferiori ad arcate su pilastri con semicolonne doriche e ioniche, mentre il superiore sappiamo essere stato a parete piena con paraste corinzie. Le chiavi d’arco dei due piani inferiori erano decorate da maschere colossali marmoree in riferimento alla tragedia, alla commedia e al dramma satiresco.

 

Teatro di Marcello_ricostruzione_lasinodoro

 

La cavea di forma semicircolare era su sostruzioni: muri semianulari e radiali in blocchi di tufo, in opera reticolata e in laterizio, formavano l’intelaiatura sulla quale si appoggiavano le gradinate in marmo bianco. La cavea era suddivisa radialmente in sei zone ed orizzontalmente in tre, oltre la proedria (e cioè la prima fila) in basso, il che garantiva una capienza di 15.000 posti, 20.000 in caso di necessità. L’ambiente d’asse della sottocavea aveva la volta ricoperta di stucchi bianchi a tondi e ottagoni arricchiti da figurine.

La scena, di modesta profondità e con prospetto probabilmente rettilineo, decorata da colonne e statue di marmi bianchi e colorati, era fiancheggiata dalle due aule (o parasceni) a triplice navata e completata alle spalle da una grande abside eretta contro le eventuali inondazioni del Tevere. Sappiamo inoltre che il teatro era coperto con velario e che furono utilizzati 36 vasi bronzei per facilitare l’acustica!

 

Il teatro dal Medioevo all’epoca moderna

In epoca medioevale venne man mano occupato da piccole costruzioni e data la posizione elevata nei pressi del fiume, in un punto in cui era facile il guado, fu trasformato fino a divenire una vera e propria fortezza di proprietà dei Pierleoni, dei Fabii e dalla seconda metà del XIV secolo dei Savelli. Furono loro a richiedere a Baldassarre Peruzzi di occuparsi della ristrutturazione dell’edificio che divenne così un elegante palazzo rinascimentale. L’intervento comportò però la demolizione di cospicue parti dell’antico teatro e la ricostruzione del terzo ordine, mentre al posto della cavea fu installato il giardino. Il palazzo visse il suo massimo splendore con il cardinale Giulio Savelli il quale, a metà del Cinquecento, vi raccolse una ricca collezione di sculture antiche e vi istituì un cenacolo letterario.

 

Teatro di Marcello_palazzo Savelli_lasinodoro

 

Nel 1729 il palazzo fu acquistato, per 29.000 scudi, da Ferdinando Bernualdo Filippo Orsini d’Aragona dei duchi di Gravina che papa Benedetto XIII, della stessa famiglia, aveva legittimato alla successione al ramo romano degli Orsini di Bracciano, anche nella carica di Principe assistente al Soglio Pontificio. I nuovi proprietari provvidero ad intervenire ulteriormente sul complesso, apportando profonde modifiche nelle strutture più antiche ed ampliandone con altri tre corpi di fabbrica il lato nord-ovest.

L’edificio rimase di proprietà degli Orsini fino ai primi decenni del XX secolo quando, anche a causa di una istanza di esproprio da parte della Cassa di Risparmio di Roma iniziata alla fine del secolo XIX, venne ceduto in gran parte a Leone Caetani, il quale, da poco succeduto al padre nel titolo di duca di Sermoneta, qui venne a vivere nel 1919, assieme alla consorte Vittoria Colonna, assegnandogli la denominazione di Palazzo Sermoneta.

Successivamente, anche a causa della separazione dalla moglie e della successiva emigrazione dall’Italia, cedette il palazzo frazionando la proprietà. La parte inferiore, corrispondente alle strutture romane, fu acquisita negli anni ‘30 dal Comune di Roma: iniziarono così i lunghi lavori di liberazione e demolizione con i quali furono eliminate le numerose botteghe e abitazioni che occupavano le arcate e lo spazio circostante, mettendo inoltre ben in luce i fornici, allora interrati per circa 4 m di altezza!

 

Teatro di Marcello_botteghe_lasinodoro

 

In seguito, un’intera ala del palazzo, di ben quattro piani, entrò in possesso di Valeria Rossi di Montelera Litta Modignani che ne fece una meravigliosa residenza che, in seguito alla scomparsa prematura del figlio Eugenio, nel 1994 venne lasciata all’Ordine di Malta, motivo per il quale oggi, Casa Litta-Palazzo Orsini, ospita l’Ambasciata del Sovrano Ordine di Malta presso la Santa Sede proprio nei suoi saloni.

 

Teatro di Marcello_Casa Litta_lasinodoro

 

Nel 2012 invece il Principe Domenico Orsini, Duca di Gravina, riuscì a ricomprare parte dell’antico Palazzo Orsini-Savelli (sembra spendendo oltre 30 milioni di euro!) per farne di nuovo la propria sede familiare.

Controlla nel programma mensile quando è prevista la prossima visita guidata per andare alla scoperta della straordinaria area archeologica del Teatro di Marcello!