Dopo aver scoperto tutta la storia del Pugilatore, ci dedichiamo al cosiddetto Principe Ellenistico, altro immenso capolavoro artistico custodito nella sede del Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo alle Terme.
IL PRINCIPE ELLENISTICO
Rinvenuto nel 1885 alle pendici del Quirinale insieme al Pugilatore, come l’altro bronzo venne realizzato con la tecnica della cera persa, ovvero realizzando la scultura vera e propria intagliando e modellando la cera, attorno alla quale venne costruito un calco in gesso, in cui venne poi colato il metallo che, fondendo la cera, la disperse (a cera persa appunto, un metodo usato ancora oggi in oreficeria). Le due sculture però, anche se molto probabilmente vennero seppellite insieme in antichità, non sembrano essere correlate tra loro, appartenendo inoltre a due periodi differenti di esecuzione.
MA CHI E’ “IL PRINCIPE”?
Ma chi rappresenta questo straordinario bronzo? Abbiamo a che fare con un personaggio maschile, vigoroso, robusto e solenne, ritratto in nudità eroica, stante ma appoggiato alla sua lunga lancia (sprovvista oggi della punta). La mano destra, con il palmo rivolto all’esterno, è poggiata sul gluteo, in posizione di riposo.
Il volto, con barba corta incisa a bulino, è reso con estrema dovizia: bocca piccola e semiaperta, occhi infossati (perduti e inseriti a parte), fronte corrugata e fossetta sul mento. La capigliatura è resa virtuosisticamente con corte ciocche arruffate, mentre il corpo tonico e muscoloso manifesta tutta la sua imponenza (è alto più di 2 metri!).
E’ proprio l’estremo virtuosismo riconoscibile nella resa del volto così realistico che ha portato gli studiosi a riconoscere nell’uomo il ritratto di un principe che più volte si è provato a identificare, senza però essere riusciti a giungere ad una soluzione definitiva: in assenza di un diadema regale, difficile è scegliere tra un principe pergameno o un importante personaggio romano.
CONFRONTI E ALTRE IDENTIFICAZIONI
In base alla tecnica di realizzazione di questo straordinario bronzo, si è soliti datare la scultura nella prima metà del II secolo a.C., andando quindi a riconoscervi influenze del lavoro tipico di Lisippo, soprattutto quando si guarda alle dimensioni della testa, più piccola rispetto al corpo, alla pettinatura e alla presenza della lancia, particolarmente adatta all’immagine di un vincitore.
In assenza di un’identificazione certa, alcuni dettagli del bronzo di Palazzo Massimo, secondo alcuni studiosi, sono assimilabili ad almeno due opere del grande artista greco: dell’Alessandro con lancia sembra condividere la posa e la barba leggera che non incide sulla fisionomia giovanile; dell’Ercole Farnese invece la posizione della mano destra. Questa aveva verosimilmente lo scopo di suggerire un parallelo tra il riposo del personaggio qui ritratto e quello dell’eroe alla fine delle sue fatiche.
In un certo senso è forse proprio la così poco marcata allusione ad Ercole rispetto a quanto era norma presso i sovrani ellenici, ciò che porta a ritenere che l’uomo ritratto nel Principe di Palazzo Massimo possa forse essere un generale romano, vista anche la scelta del “riposo”, posizione che potrebbe indicare la conclusione vittoriosa di una campagna militare, avvenuta forse proprio sotto la protezione di Ercole. Secondo altri invece vi si potrebbe riscontrare una somiglianza con i ritratti del re di Pergamo Attalo II, noti in vari esemplari e in questo caso si potrebbe trattare del futuro re rappresentato quando era ancora principe.
Chiunque sia il nostro Principe, ammirando la maestria di esecuzione, ciò che colpisce è la sua fierezza e potenza, innegabili, come anche la sua appartenenza a una sfera soprannaturale: ciò che traspare è infatti proprio l’idea che il personaggio, chiunque fosse, incarni un semidio a tutti gli effetti!
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