Tra il quartiere Appio Claudio, via delle Capannelle e la linea ferroviaria Roma-Cassino-Napoli, si estende una straordinaria area verde di circa 240 ettari che rappresenta un tratto della celebre Campagna Romana che originariamente si estendeva senza interruzioni fino ai Colli Albani. L’area è oggi chiamata Parco degli Acquedotti poiché al suo interno svettano imponenti i resti di ben sei degli undici acquedotti che resero celebre la città di Roma, a cui si deve aggiungere l’Acquedotto Felice, che fu costruito in epoca rinascimentale da papa Sisto V Peretti, ancora oggi impiegato per l’irrigazione.
Acquedotto Anio Vetus
Fu il secondo acquedotto in ordine di tempo ad essere costruito per l’approvvigionamento idrico della città (dopo l’acquedotto Appio). Per la sua realizzazione, si usarono i fondi del bottino derivato dalla guerra vittoriosa combattuta da Roma contro Taranto e Pirro tra il 272 e il 269 a.C. dal censore Manio Curio Dentato. Raccoglieva le acque dal fiume Aniene (Anio) nei pressi di Tivoli, in un’area però imprecisata; era sotterraneo e venne detto Vetus (vecchio), quando tre secoli dopo fu realizzato un altro “acquedotto Anio”, detto appunto Novus (nuovo).
Acqua Marcia
Terzo acquedotto di Roma, fu costruito nel 144 a.C. dal pretore Quinto Marcio Re. Lungo circa 90 km (in parte sotterraneo e in parte su arcate), raccoglieva l’acqua dell’alto bacino dell’Aniene attingendo direttamente da una delle sue sorgenti; era caratterizzato da un’acqua di ottima qualità e purezza, tanto da essere considerata la migliore tra quelle che arrivavano a Roma! Dell’acquedotto sono oggi visibili le basse arcate presso il Casale di Roma Vecchia (ma anche in altri punti in città); nel XVI secolo le sue arcate furono distrutte e i suoi piloni usati come fondazione per l’Acquedotto Felice voluto da papa Sisto V Peretti.
Acqua Tepula
Ultimo acquedotto di età repubblicana, fu costruito dai censori Gneo Servilio Cepione e Lucio Cassio Longino nel 125 a.C. principalmente in sotterraneo. Il suo nome era dovuto alla temperatura “tiepida” dell’acqua che si aggirava intorno ai 16-17 gradi. Le sue sorgenti erano situate nella zona vulcanica dei Colli Albani, tra le città odierne di Grottaferrata e Marino.
Acqua Iulia
Quinto acquedotto di Roma, fu costruito nel 33 a.C. da Marco Vipsanio Agrippa, amico e leale collaboratore di Ottaviano (futuro imperatore Augusto e membro della gens Iulia) a cui l’opera fu infatti dedicata. Raccoglieva l’acqua da sorgenti nel territorio tuscolano, identificate presso l’attuale Ponte degli “Squarciarelli” di Grottaferrata. Data la vicinanza con le sorgenti dell’acqua Tepula, i due condotti viaggiavano insieme, in sotterranea, salvo poi separarsi in superficie. L’arrivo a Roma dell’acqua (che poi si disperde) avviene con un canale noto come Marrana Mariana, costruito da papa Callisto II nel 1122 e all’epoca usato principalmente per i mulini e per l’irrigazione dei campi.
Acqua Claudia
Ottavo in ordine di costruzione, è stato uno dei più importanti della città, sia per le tecnologie d’avanguardia utilizzate nella sua costruzione, sia per il notevole impegno di mano d’opera e per l’entità delle spese sostenute per realizzarlo. Iniziato nel 38 d.C. dall’imperatore Caligola, fu terminato sotto il principato di Claudio nel 52 d.C. L’acquedotto raccoglieva l’acqua dai piccoli laghi formati da due sorgenti, denominate Curzia e Cerulea caratterizzate da acque molto limpide, situate nell’alta valle dell’Aniene, tra gli odierni comuni di Arsoli e Marano Equo. Lungo quasi 70 km, presentava ben 16 km in superficie, di cui 11 km su arcuazioni e 5 km su ponti e all’interno del parco, vi è la parte meglio conservata dell’intero percorso!
Acquedotto Felice
Tra il 1585 e il 1587, dopo oltre tredici secoli dalla realizzazione dell’ultimo acquedotto, papa Sisto V (al secolo Felice Peretti) fece progettare e realizzare l’Acquedotto Felice da Matteo Bortolani e da Giovanni Fontana, riutilizzando le sorgenti dell’Aqua Alexandrina e altre delle zone limitrofe. Era destinato all’approvvigionamento idrico delle zone dei colli Viminale e Quirinale, ma verosimilmente l’intenzione primaria era di rifornire d’acqua la villa papale che si estendeva su entrambi i colli, terminando il suo percorso alla Fontana del Mosè di Domenico Fontana. La sua costruzione causò in alcuni tratti la distruzione dei più antichi acquedotti Marcio, Tepula e Iulia.
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