Il Museo della Forma Urbis

Roma ha un nuovo straordinario museo! Siamo sul Celio, nei locali dell’Ex Palestra della Gioventù Italiana del Littorio, di fronte al Palatino e a pochi metri di distanza dal Colosseo e dal Circo Massimo. Qui è stato allestito il nuovo museo dedicato alla Forma Urbis, a distanza di un secolo dall’ultima sistemazione complessiva degli originali nel Giardino del Palazzo dei Conservatori, tra il 1903 e il 1924.

Grazie al nuovo allestimento, viene così restituita al pubblico la pianta marmorea severiana con una piena fruizione tanto per la comunità scientifica quanto per i visitatori, con un progetto espositivo che mira a favorire la leggibilità di un documento che per ingombro e condizioni frammentarie poco si presta a una comprensione immediata.

 

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La pianta marmorea severiana

Sono infatti qui riuniti i frammenti superstiti di quella che fu una grande planimetria di Roma incisa su 150 lastre di marmo tra il 203 e il 211 d.C., vale a dire tra l’anno della costruzione del Septizodium – il ninfeo monumentale che troviamo rappresentato nella pianta sul Palatino – e quello della morte di Settimio Severo, che è menzionato su una delle lastre insieme al figlio maggiore, il futuro imperatore Caracalla.

In origine era esposta sulla parete di un’aula nel Tempio della Pace, che fu in seguito inglobata dal complesso dei Santi Cosma e Damiano nell’area del Foro Romano e la parete su cui la pianta era affissa, corrisponde oggi all’odierna facciata della Basilica.

 

 

Lo studio delle tracce presenti sulla parete ha consentito di ricostruire ingombro e dimensioni della Forma Urbis: la pianta era incisa su 150 lastre di marmo applicate alla parete con perni di ferro, occupava 18 x 13 m circa e venne realizzata quando le lastre erano già montate sulla parete!

Considerata la posizione, la difficile leggibilità e la generale assenza di dettagli, è probabile che la pianta marmorea avesse, più che una finalità pratica, una funzione di propaganda e di celebrazione del potere, fornendo all’osservatore una visione generale della città e dei suoi grandiosi monumenti, le cui sagome erano facilmente individuabili anche grazie all’uso del colore.

Dopo la scoperta nel 1562 e la lunga permanenza a Palazzo Farnese (fino al 1741), molti frammenti andarono perduti e dispersi: le lastre finirono in parte frantumate e usate come materiale da costruzione per i lavori farnesiani del Giardino sul Tevere. Ciò che rimase della pianta marmorea entrò a far parte delle collezioni dei Musei Capitolini: delle centinaia di frammenti, da piccole schegge a settori di lastra con interi quartieri, circa 200 sono stati identificati e idealmente collocati sulla topografia moderna.

 

La pianta del Nolli

Negli spazi interni dell’edificio museale infatti – che ospita anche una consistente scelta del materiale architettonico e decorativo dell’Antiquarium Comunale – sui pavimenti delle sue sale sono collocati i frammenti della Forma Urbis, sovrapposti, come base planimetrica, alla Pianta Grande di Giovanni Battista Nolli del 1748. I visitatori possono così effettuare un vero e proprio viaggio nella città antica, apprezzando i particolari delle planimetrie con una visione il più possibile ravvicinata e zenitale.

 

Il Parco Archeologico del Celio

Ma le sorprese non finiscono qui poiché il museo sorge in mezzo al Parco Archeologico del Celio, frutto di una serie di interventi e di passaggi di proprietà succedutisi nel tempo: dalla cinquecentesca Vigna Cornovaglia al terrapieno formatosi dalle colmate di terra provenienti dagli scavi napoleonici dell’area del Colosseo e del Foro poi sistemato a giardino e nota come Orto Botanico, una “passeggiata pubblica” inserita nell’ambito di un progetto affidato da papa Gregorio XVI all’architetto Gaspare Salvi che vide la creazione anche di una Casina a ridosso delle strutture del Tempio del Divo Claudio, che doveva servire da punto di ristoro.

Ed è in questo bellissimo giardino del parco che trovano posto molti materiali epigrafici ed architettonici provenienti dagli scavi di Roma di fine Ottocento. I  reperti, organizzati in nuclei tematici, conducono il visitatore ad approfondire aspetti chiave della vita quotidiana della Roma antica.

 

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Insomma, non resta che controllare il programma mensile per vedere quando è prevista la prossima visita guidata per andare insieme alla scoperta di questo nuovo straordinario angolo di Roma!