Sulla via Nomentana, fuori dalle Mura Aureliane, sorge un imponente complesso a carattere sacro dedicato alla giovane martire Agnese, morta secondo la tradizione agli inizi del IV secolo d.C. e sepolta all’interno delle catacombe.
Le Catacombe di Agnese
Qui infatti sorgeva già dal II secolo d.C. una necropoli romana, che con il tempo lasciò spazio alle sepolture cristiane, rese ancora più preziose grazie alla deposizione del corpo della santa. Pochi anni dopo il suo martirio, fu costruita all’epoca di Costantino una prima basilica di cui oggi restano visibili solo alcuni resti, fortemente voluta dalla figlia dell’imperatore, Costantina, che qui fece erigere anche il suo mausoleo, trasformato poi nel XIII secolo nella Chiesa di Santa Costanza.
Il Mausoleo di Costanza e la primitiva Basilica
Il mausoleo, annesso un tempo alla primitiva basilica con deambulatorio (di cui oggi restano visibili solo alcuni resti), si caratterizza per la pianta circolare coperta da una cupola e circondata da un ambulacro con volta a botte; un giro di colonne separa i due spazi e grandi finestre illuminano tutto l’ambiente.
La decorazione interna doveva essere particolarmente ricca, sebbene oggi si conservi (anche se pesantemente restaurata in epoca moderna), solo quella musiva della copertura dell’ambulacro, mentre è andata del tutto perduta quella della cupola. All’interno dell’edificio erano posti il grande sarcofago di porfido rosso, oggi ai Musei Vaticani, contenente le spoglie mortali di Costanza e quello perduto di Elena, sua sorella. Il sarcofago di Costanza, così come parte della decorazione a mosaico dell’ambulacro, presentano un’iconografia legata alla vendemmia, tema derivato dalla tradizione pagana.
La Basilica di Sant’Agnese fuori le Mura
Fu invece papa Onorio I nella prima metà del VII secolo a volere la ricostruzione totale dell’antica basilica costantiniana, ormai fatiscente. Per prima cosa, Onorio spostò l’edificio sacro edificandolo proprio sopra la tomba di Agnese, dove da subito dopo la sua sepoltura era stato costruito un piccolo sacello ad corpus. Questa scelta fece sì che la nuova basilica fosse semi ipogea e che il pavimento fosse alla stessa altezza della tomba, raggiungibile dal matroneo (dove era posto anche l’ingresso alla chiesa) attraverso una scala in discesa. Restauri eseguiti in epoca moderna, in particolare tra il XVII e il XIX secolo, hanno completamente stravolto questo particolare assetto, che andò quindi del tutto perduto.
Del tempo di Onorio resta però la splendida decorazione musiva del catino absidale in cui si riconoscono Sant’Agnese e i papi Simmaco ed Onorio, con le loro fattezze altamente simboliche e immateriali, su un abbagliante sfondo oro, tipico esempio dell’influenza bizantina presente a quell’epoca a Roma. Si possono inoltre ammirare le splendide colonne antiche che suddividono l’interno della basilica in tre navate e nella grande scalinata di ingresso i molti frammenti murati, provenienti dalle sottostanti catacombe, recanti iscrizioni e simboli collegati al primo Cristianesimo.
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