In piazza Vittorio Emanuele II, comunemente nota tra i romani come piazza Vittorio, cuore dell’Esquilino, si cela in un angolo una chiesa antichissima, nonostante il suo attuale aspetto rispecchi i numerosi restauri avvenuti in secoli più recenti.
La storia della Chiesa
Salvata dalle distruzioni che interessarono l’intera zona a partire dalla fine del XIX secolo, quando vennero demolite preziose ville seicentesche per la creazione del nuovo rione sabaudo, la chiesa racconta tutta la storia di questo angolo di Roma, a partire dai primi secoli di fondazione della città, fino ai giorni nostri.
Il titolo (cioè il primitivo luogo di culto cristiano) fu fondato tra il IV e il V secolo d.C. su una preesistente insula romana (palazzo di abitazione in affitto a più piani) di II secolo d.C., a sua volta impiantata sull’antica necropoli e sulle ancor più antiche cave di pozzolana.
Tutta l’area infatti in epoca arcaica fu interessata da aperture per l’estrazione di materiale da costruzione e in epoca repubblicana qui si estese una vasto sepolcreto, fino a quando, tra la fine del I sec. a.C. e l’inizio del I sec. d.C., l’area non venne bonificata per volere di alcuni illustri personaggi del tempo, come Mecenate e Lamia, che occuparono la zona con i loro sontuosi horti, passati poi al demanio imperiale. A partire poi dal IV-V secolo, il colle si andò via via spopolando e sulle antiche rovine sorsero alcuni luoghi di culto.
Sant’Eusebio: chi era?
Secondo la tradizione infatti, la chiesa sorse proprio sul luogo dove visse e morì il martire Eusebio, prendendone il nome: Eusebio fu presbitero romano, vissuto sotto l’imperatore Costanzo II, che lo condannò alla reclusione e alla morte di stenti nella propria casa, per aver contraddetto la sua decisione di compromesso nei confronti dell’eresia ariana, in quei tempi particolarmente diffusa in tutto l’impero e in contrasto con il credo ufficiale, detto niceno.
Purtroppo le prove archeologiche non consentono di stabilire con precisione il luogo di abitazione e il successivo titolo di Eusebio, nonostante abbiano messo in luce informazioni interessanti sulla continuità di vita del luogo nel corso dei secoli. La chiesa fu comunque riedificata e restaurata più volte e fu officiata da diversi ordini tra cui i Celestini, i Gesuiti e infine il Clero Romano.
I capolavori artistici
L’aspetto attuale è quello settecentesco – con rimaneggiamenti più recenti – voluto dal cardinale Enrico Enriquez: all’interno è possibile ammirare, tra le altre opere, uno dei massimi capolavori di Anton Raphael Mengs La gloria di Sant’Eusebio, splendido affresco nella volta centrale della chiesa, prima opera pubblica dell’artista boemo a Roma. Il capolavoro di arte neoclassica incarna i primi dettami dall’estetica sancita da Winckelmann, con cui Mengs intrattenne stretti rapporti. Tra le altre particolarità, spicca il mirabile coro ligneo seicentesco, formato da stalli e leggio in noce intarsiato, uno dei più belli conservati in città! Altre opere degne di nota sono La Madonna col Bambino presso altare maggiore, attribuita a Pompeo Batoni e alcune tele del Solimena, che conferiscono una straordinaria eleganza e maestosità a tutto il complesso.
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