Il centro storico di Roma è sicuramente una miniera di preziosità grazie alle sue piazzette nascoste e ai suoi vicoli senza tempo. Ma la nostra fantasia forse non arriva ad immaginare che una volta, molti dei palazzi che a noi oggi sembrano sì imponenti, ma anche molto anonimi, erano dei capolavori d’arte all’aperto, veri e propri palazzi che “parlano”.
Palazzi che parlano: di cosa si tratta?
Infatti, tra 1400 e 1500, molti furono i nobili in città che adottarono la moda di decorare le facciate dei propri palazzi con decorazioni che si rifacevano alle storie ed alle leggende del mondo classico greco e romano, rivelando così l’acuta sensibilità dei committenti.
Alcuni artisti si specializzarono esattamente in questo tipo di rappresentazioni, divenendo a tutti gli effetti i precursori dei contemporanei street artists. E tra questi meritano certamente una particolare menzione Maturino da Firenze e Polidoro da Caravaggio, che nel 1500 posero la propria “firma” su alcune delle facciate ancora oggi più curiose e affascinanti di tutta la città.
Per andare alla loro scoperta, attraverseremo parte del nostro centro storico per ammirare le facciate di alcuni palazzi comprendendo così pienamente l’importante significato delle loro raffigurazioni: non solo semplici decorazioni, ma importanti messaggi ben più profondi, connessi certamente al committente di turno, ma anche e soprattutto alla situazione sociale e politica attraversata dalla città negli anni in cui furono realizzate. Qualche esempio?
Palazzo Spada
Tra i palazzi che meglio rappresentano ciò di cui stiamo parlando vi è sicuramente Palazzo Spada. Al suo interno ospita una ricca collezione artistica e notissima è la portentosa Galleria Prospettica del Borromini, ma cioè che colpisce il visitatore, appena si giunge in piazza Capo di Ferro, è la sua facciata, senza dubbio una tra le più ricche di tutta Roma. Tra ricche decorazioni con festoni e ghirlande, sono disposte otto statue in stucco bianco che rappresentano altrettanti uomini illustri dell’antica Roma, con tanto di iscrizione riguardante le loro virtù e gesta; il tutto è ovviamente corredato dalla sequenza dello stemma familiare dei Capo di Ferro – i primi proprietari dell’edificio – e al centro di quello degli Spada, che acquisirono il palazzo nel Seicento. Non è dunque difficile capire quale messaggio questi uomini volessero tramandare, ricollegandosi idealmente ai personaggi che fecero grande la gloria di Roma.
Santa Maria in Monserrato e la Casa dei Pupazzi
Procedendo nella passeggiata, si raggiunge via di Monserrato, dove si trova la chiesa spagnola omonima, dedicata alla Vergine che in facciata reca un’immagine alquanto bizzarra: Maria, con in braccio il Bambinello, è rappresentata mentre con una sega da falegname è intenta a tagliare una roccia. La gioviale iconografia è in realtà la trasposizione in immagine del nome della chiesa dedicata appunto a Santa Maria di Monserrato, che in italiano vuol dire “monte segato”, facendo riferimento al famoso santuario spagnolo. Più avanti, su via dei Banchi Vecchi, sorge invece la cosiddetta “Casa dei Pupazzi“, proprietà cinquecentesca di un ricco orafo, il lombardo Pietro Crivelli, che la fece ornare come fosse un gioiello! Tra le numerose decorazioni, spiccano tre tondi con gli stemmi di altrettanti papi: un omaggio che il proprietario fece ai suoi superiori e a se stesso, dato che uno dei pontefici ritratti era forse suo antenato.
Il palazzetto dei “Re Magi”
Lungo via del Pellegrino, si incontra invece un palazzetto che presenta, dentro tre scudi, tre teste coronate, che gli hanno valso il nome di “palazzetto dei Re Magi” – che forse un tempo era una vera e propria locanda – con subito sopra la narrazione delle vicende di Paride e dei fatti che scatenarono la famosa guerra di Troia.
Palazzo Milesi
Attraversato Corso Vittorio Emanuele II, si giunge nella graziosa via della Maschera d’Oro, dove si incontra il palazzo di proprietà della famiglia Milesia decorato da scene legate alla mitologia greca, come la Storia di Niobe, da personaggi storici (tra cui Catone Uticense) e da leggende romane come il Ratto delle Sabine e le Leggi di Numa Pompilio.
Ora tocca a voi scoprire gli altri palazzi che “parlano” nascosti tra le strade della città oppure puoi controllare se è in programma una visita guidata con L’Asino d’Oro!
Se invece si ha voglia di scoprire la storia di altri edifici, ecco l’altro nostro articolo I palazzi che parlano (II parte)!