La celebre bevanda oggi tanto amata in tutto il mondo, fu scoperta quasi casualmente in Etiopia. Si racconta infatti che un giorno un pastore si accorse che le sue capre, dopo aver mangiato alcune foglie di una pianta di caffè, si misero a vagabondare con energia e vitalità, e decise per questo di abbrustolire i semi della pianta e macinarli per farne un’infusione, ottenendo così il caffè! L’esotica bevanda risulta già in uso in Siria, Egitto e Turchia nel XIV secolo, giungendo poi nella nostra penisola tramite Venezia, porta d’Oriente, la prima città italiana a fare uso del caffè a partire dal Cinquecento.
L’origine dei Caffè
Dal caffè trassero poi origine i locali dello stesso nome, la cui diffusione corrispose al mutamento culturale e sociale che si stava delineando in Europa durante il Seicento, soprattutto nelle città più fervide culturalmente e commercialmente. Lo sviluppo della classe borghese, attraverso la crescita della ricchezza e l’affermazione delle libere professioni, portarono alla creazione di rapporti sociali più intensi e quindi alla formazione di ambienti non soggetti alle corti, alla Chiesa e alle Università, in una piena autonomia di pensiero e di progetti.
Il caffè diviene quindi l’ambiente giusto per chi aveva ansia di libertà nella ricerca intellettuale tanto a Vienna quanto a Parigi, Londra e Roma. Qui vi fu un’affermazione più lenta dei caffè, che avvenne principalmente tra Seicento e Settecento e che rimase almeno inizialmente per buona parte collegata alla forte presenza “turistica” e quindi alle comunità straniere. Lo sviluppo pieno del caffè romano vi fu nell’Ottocento quando in città si contavano ormai più di 200 locali. Quali sono giunti fino a noi? Vediamo quelli nati nell’area compresa tra Piazza del Popolo e Piazza di Spagna.
Il Caffè Greco
Il più antico è certamente il Caffè Greco in via dei Condotti, menzionato per la prima volta già nel 1760, divenne ben presto uno degli ambienti internazionali più frequentati della città, tappa obbligatoria per quanti seguivano il Grand Tour. Nelle sue eleganti sale, oggi pieni di cimeli straordinari, amavano trascorrere il proprio tempo artisti ed intellettuali come Keats, Shelley, Wagner, Casanova, Gogol’, Stendhal, Goldoni, Goethe, Liszt fino a Goldoni, Guttuso e De Chirico. Più recenti, ma ancora attivi, sono i due locali a piazza del Popolo.
Il Caffè Rosati e il Caffè Canova
Da un lato il Caffè Rosati fondato nel 1922 da due fratelli che seppero ben presto riempire il loro locale di artisti e scrittori tra cui Trilussa e che fornivano pasticceria fresca alla casa reale; dall’altro il Caffè Canova noto nel secondo dopoguerra e frequentato da impiegati, redattori collaboratori della direzione RAI che in quegli anni si avvaleva dell’ospitalità di Palazzo Vaselli, ma assai amato anche da Fellini.
I Caffè perduti
Tra gli scomparsi in questo lato della città meritano certamente una particolare menzione due a Piazza di Spagna: il Caffè degli Inglesi, aperto forse dopo la metà del Settecento e raffinatamente decorato – si racconta – con pitture alle pareti del Piranesi; e il Caffè del Buongusto, coevo, citato perfino nel “Piacere” di D’Annunzio, primo caffè romano a servire pasti e colazioni alla forchetta, oltre ai sandwich!
…e una sala da tè
Chiude la rassegna Babingtons, la sala da tè e di lettura aperta da due giovani ragazze inglesi, Isabel Cargill e Anna Maria Babington nel 1893: una sfida doppia, non solo perché due donne si misero in affari in epoche storiche non particolarmente propense, ma anche perché decisero di puntare tutto su una bevanda che all’epoca in Italia veniva venduta solo in farmacia! Ma avevano visto giusto dato che oggi è gestita ormai dalla quarta generazione!
Non resta quindi che controllare il programma mensile per vedere quando è prevista la prossima passeggiata sui Caffè Storici di Roma e per scoprire molte altre curiose storie sui caffè.